Il valore, le norme e le modalitą della richiesta di celebrare la Messa secondo una intenzione personale particolare, per i defunti o per altre intenzioni.
LE INTENZIONI E L’OFFERTA PER LA CELEBRAZIONE DELLA MESSA
Don Flavio Peloso
LE NORME DELLA CHIESA
Nella Parte I del Codice di Diritto Canonico, si tratta della Santissima Eucarestia al Titolo III. Vi sono alcuni canoni che riguardano L'offerta data per la celebrazione della Messa.
Can. 945 - §1. “Secondo l'uso approvato della Chiesa, è lecito ad ogni sacerdote che celebra la Messa, ricevere l'offerta data affinché applichi la Messa secondo una determinata intenzione”.
§2. “È vivamente raccomandato ai sacerdoti di celebrare la Messa per le intenzioni dei fedeli, soprattutto dei più poveri, anche senza ricevere alcuna offerta”.
Can. 946 – “I fedeli che danno l'offerta perché la Messa venga celebrata secondo la loro intenzione, contribuiscono al bene della Chiesa, e mediante tale offerta partecipano della sua sollecitudine per il sostentamento dei ministri e delle opere”.
Can. 947 – “Dall'offerta delle Messe deve essere assolutamente tenuta lontana anche l'apparenza di contrattazione o di commercio”.
Can. 948 – “Devono essere applicate Messe distinte secondo le intenzioni di coloro per i quali singolarmente l'offerta, anche se esigua, è stata data e accettata”.
Seguono altre disposizioni particolari.
Al can. 952 §1, è detto che “Spetta al concilio provinciale o alla riunione dei Vescovi della provincia definire per tutta la provincia, mediante decreto, quale sia l'offerta da dare per la celebrazione e l'applicazione della Messa”.
Al can. 955 §4, viene ricordato che “Qualsiasi sacerdote deve annotare accuratamente le Messe che ha ricevuto da celebrare e quelle cui ha soddisfatto”. Poi, al can. 958 §1, è stabilito che “Il parroco come pure il rettore di una chiesa o di un altro luogo pio ove si è soliti ricevere offerte di Messe, abbiano un registro speciale, nel quale annotino accuratamente il numero delle Messe da celebrare, l'intenzione, l'offerta data e l'avvenuta celebrazione”.
Queste sono le norme della Chiesa circa l’antica e bella consuetudine dei fedeli di chiedere ai sacerdote di celebrare la Santa Messa secondo le proprie intenzioni, normalmente per uno o più fedeli defunti, facendo una offerta.
Nella città di Roma, il Vicariato suggerisce di fare una offerta di almeno 10 euro, anche se i sacerdoti sono sempre disponibili a celebrarla anche senza offerta quando la richiedono persone con poche possibilità economiche. Evidentemente, l’offerta non è per pagare la Messa, che ha un valore infinito, ma per aiutare il sostentamento dei sacerdoti e della parrocchia.
Normalmente, nella Parrocchia Mater Dei, io, parroco, celebro la Messa domenicale delle ore 10.30 con l'intenzione pro populo, cioè per il bene di tutta la comunità parrocchiale.
Tutte le altre Messe, festive e feriali, possono essere prenotate dai fedeli. Per farlo conviene recarsi in sacrestia, dove c'è il registro delle Messe, oppure nell’ufficio parrocchiale o anche telefonicamente.
Solitamente le Messe prenotate sono celebrate dal parroco Don Flavio, o da Don Cristiano o da Don Giuseppe o dal sacerdote che, eventualmente, celebra nell’orario della Messa prenotata.
In queste Messe, come previsto dalle norme liturgiche, il nome del defunto viene detto all'inizio della celebrazione, oppure nella preghiera dei fedeli. Questo viene fatto come concessione “affettiva”, ma non significa "appropriarsi" della Messa che è di tutta la Chiesa ed a beneficio di tutta la Chiesa. L'importante non è che venga detto il nome, ma che il sacerdote offra il Santo Sacrificio secondo l'intenzione richiesta.
Quando l'orario desiderato della Messa è già impegnato con un’altra intenzione, conviene comunque ricordare il defunto e far dire la Messa in altro orario, anche se il richiedente non può essere presente.
LA MESSA PUÒ ESSERE APPLICATA PER INTENZIONI DIVERSE DA QUELLA DEL SUFFRAGIO PER I DEFUNTI?
Ma certo! I sacerdoti possono celebrare la Messa per intenzioni che non siano il suffragio dei defunti. Cerchiamo di meglio conoscere.
Ogni volta che viene celebrata una Messa, ne derivano tre benefici: quello generale (per la Chiesa intera), quello particolare o ministeriale (per l’intenzione del sacerdote come ministro *), e quello personale (per ogni fedele che vi partecipa, ciascuno a seconda della propria disposizione).
L’intenzione per cui il sacerdote accetta un’offerta non costituisce la propria intenzione personale ma la sua intenzione come sacerdote, cioè come ministro del sacrificio.
Quando un sacerdote accetta un’offerta per una Messa egli si impegna a celebrare quella Messa secondo le intenzioni della persona che fa l’offerta.
In quella Messa, egli unisce la propria intenzione a quella della persona che ha fatto l’offerta della Messa.
Nella maggior parte dei casi, questa intenzione consiste nel raccomandare a Dio l’anima di una Persona defunta. Ma può anche essere per le intenzioni personali in favore dei vivi. In pratica qualsiasi giusta e pia richiesta può diventare oggetto di un’intenzione di Messa.
Nel Messale Romano, la Chiesa stessa fornisce alcuni esempi di possibili intenzioni oltre a quelle per i defunti.
Il fatto che il Messale offre una selezione molto amplia di formule possibili costituisce la prova che la gamma di intenzioni per una Messa è davvero innumerevole. Cioè, possiamo chiedere praticamente qualsiasi cosa buona, sensata, giusta.
* Io ci penso spesso a questo beneficio: io ogni volta che celebro un Sacramento ricevo una percentuale di grazia, non di denaro (quello va per la parrocchia e la comunità!). Mi spiego così, ma è vero.