Il fenomeno mariano è degno di attenzione e rispetto. Ma senza travisare il giudizio dottrinale.
Testo integrale del documento conosciuto come "Dichiarazione di Zara" emanato dai Vescovi della Conferenza episcopale dell'ex Jugoslavia nel 1991.
"Durante la seduta ordinaria della conferenza episcopale dell'ex Jugoslavia svoltasi a Zara dal 9 all'11 aprile 1991 è stata adottata la seguente dichiarazione:
I vescovi sin dall'inizio seguono le apparizioni di Medjugorje tramite il vescovo della diocesi, la commissione episcopale e la commissione della conferenza episcopale jugoslava per Medjugorje.
Sulla base delle ricerche sin qui compiute non è possibile affermare che si tratta di apparizioni e fenomeni soprannaturali.
Tuttavia, i numerosi credenti che arrivano a Medjugorje provenienti da vari luoghi e spinti da motivi religiosi e di altro genere hanno bisogno dell'attenzione e della cura pastorale innanzitutto del vescovo della diocesi e poi anche di altri vescovi così che a Medjugorje e con Medjugorje si possa promuovere una sana devozione verso la Beata Vergine Maria, in armonia con l'insegnamento della Chiesa.
A tal fine i vescovi forniranno adeguate indicazioni liturgico-pastorali e tramite la commissione continueranno a seguire e a far luce sugli avvenimenti di Medjugorje.
Zara, 10 aprile 1991 - I vescovi jugoslavi".
I vari siti e mass-media legati ai fenomeni di Medjugorje interpretano la "Dichiarazione di Zara" del 1991, come una sospensione del giudizio e non come una affermazione che “non constat de supernaturalitate” per quanto sia “sulla base delle ricerche sin qui compiute”.
Il sito Medjugorje-News scrive:
"Il fenomeno legato a Medjugorje non ha ancora ricevuto né l’approvazione (che potrà avvenire, qualora il caso lo necessiti, soltanto a conclusione di tale fenomeno) né una condanna ufficiale da parte della Chiesa. La Dichiarazione di Zara del 1991, afferma soltanto che “sulla base delle ricerche finora compiute non si può affermare che si tratti di apparizioni o fenomeni soprannaturali” (non constat de supernaturalitate), ma neppure smentisce tale ipotesi (1). Per la valutazione delle apparizioni e dei messaggi, come dice la teologia romana, esistono tre formulazioni classiche:
Mons. Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, in una intervista pubblicata da Avvenire il 9 luglio 2008 a pag. 15 sotto il titolo Tempi e criteri per “giudicare” le apparizioni, ha detto:
Quali possono essere le prese di posizione dell’autorità?
Ci può essere l’approvazione, il constat de supernaturalitate, come ha fatto di recente il vescovo di Gapper per apparizioni di Laus. Oppure la disapprovazione, il non constat de supernaturalitate, come ad esempio di non poche manifestazioni pseudomistiche.
Ma il «non constat de supernaturalitate» può essere considerato un giudizio attendista, rispetto a quello negativo che sarebbe il «constat de non supernaturalitate»?
Nelle Norme di cui stiamo parlando si parla solo di constat de e non constat de. Non si fa cenno al constat de non.
NOTE________________________________
1. Smentire le ipotesi non è un “atto dovuto” per cui, in sua mancanza, sarebbe affermata la loro legittimità.
2. Questo tipo di pronunciamento non è previsto nelle Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni emanate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1978.