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Parrocchia Mater Dei.
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Nella foto: Fraterna Domus, Sacrofano, Catechisti della Parrocchia Mater Dei, 23 marzo 2019.

Una giornata ritirati dai luoghi e dalle occupazioni quotidiane per andare alle sorgenti della vita.

Un appuntamento atteso, ben vissuto e goduto. Sono stati 18 i Catechisti/e che si sono ritrovati con il parroco Don Flavio per un ritiro spirituale alla Fraterna Domus di Sacrofano (Roma). Nel bel verde del parco e con un cielo azzurro e terso, è stata una giornata dedicata alla preghiera, alla meditazione, allo scambio di esperienze di vita tra di noi, con uno sguardo anche alla programmazione dell’anno di catechismo che si sta concludendo.

La meditazione è stata tutta incentrata nel ravvivare la coscienza che siamo creature… in creazione.
Siamo figli "a immagine e somiglianza di Dio, Colui che era, che è e che sarà". Per la resurrezione che sta davanti a noi, siamo in un continuo sviluppo e non in un inarrestabile decadimento.

La vita non è un bene già tutto dato… è “in creazione”, da sviluppare.
La vita non è un bene di consumo…, ma è un bene di sviluppo.
La vita non è un “bene di proprietà” (“io sono mio”), è un “bene in grazia”, in comunione… in condivisione. “Noi siamo tuoi” (Salmo 89).

Per la Pasqua, sapendo che la vita va verso la Vita, il cristiano non viaggia col freno tirato, come chi pensa di andare verso la morte.

Se la vita va verso il fine, e non verso la fine; se la vita va verso un compimento e non verso il decadimento... la vita è sempre interessante nei suoi sviluppi spirituali in qualunque fase biologica e cronologica si trovi: chissà chi sarò?. Questo è essere creature, “figli di Dio”.

 

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PER LA MEDITAZIONE

Filip. 3,12 – 21 : 12  Io non sono ancora arrivato al traguardo, non sono ancora perfetto ( o compiuto, fatto!) 16  Dal punto in cui siamo giunti, continuiamo ad andare avanti come abbiamo fatto finora.

Col. 3,5 – 11 : 10  Ormai siete uomini nuovi, e Dio vi rinnova continuamente per portarvi alla perfetta conoscenza e farvi essere simili a Lui che vi ha creati.

Rom. 12, 2: Non conformatevi (essere “secondo forma” – immagine) alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto.

2 Cor. 3, 18: Dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio (immagine e somiglianza) la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore.

Efes. 4, 13 ss “Vita nuova e vita vecchia”: “vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso Lui, che è il capo, Cristo”.

1 Pt. 1, 13 – 25  Le esigenze della vita nuova.

 

Siamo in creazione

Dietrich Bonhoeffer

“Chi preferisce il proprio sogno o i propri incubi alla realtà, diviene un sabotatore della comunità, anche se le intenzioni erano, secondo lui, nobili e sincere. Dio odia il sogno pio, perché ci rende duri e pretenziosi. Ci fa esigere l’impossibile dagli altri e da noi stessi”.

Teilhard de Chardin

“L’attesa di una fine del mondo… è la caratteristica più peculiare della nostra religione.  Ma si tratta di una attesa operativa che comporta la suprema funzione cristiana di preparare entusiasticamente il mondo per il suo futuro compimento presso Dio”

  • L’attendere è un ad – tendere.
  • La fine è il fine, il compimento.

Karl Rahner

“Potrebbe il mio piccolo nido, l’angusto mondo delle mie cose famigliari, questa vita terrena, con le sue grandi gioie e i grandi dolori, potrebbe essermi patria se non riposasse tutto nell’abbraccio della tua lontana infinità? Mi sarebbe mai patria la terra se non le si stendesse sopra il tuo cielo lontano?”

Joseph Ratzinger

Chi davvero crede, sa che si marcia sempre ‘in avanti’, non in un circolo vizioso. Chi crede, sa che la storia non assomiglia affatto alla tela di Penelope, continuamente ritessuta per poi venir continuamente disfatta. Potranno magari piombare anche sul cristiano gli incubi angosciosi e terrificanti dell’inutilità di tutto, dai quali il mondo precristiano (e postcristiano, n.p.) è stato portato ad escogitare le sconcertanti immagini dell’angoscia causata dalla sterilità d’ogni agire umano.
«Fatevi coraggio, io ho vinto il mondo» (Gv 16, 33). Il mondo nuovo esiste ed è già in atto una redenzione del mondo: ecco la ferma fiducia che sostiene il cristiano, galvanizzandolo con la convinzione che val davvero la pena anche oggi esser cristiani.

 

 

 

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