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Parrocchia Mater Dei.
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Come Don Orione parlava del santo martire Lorenzo.

SAN LORENZO, DIACONO E MARTIRE

 

Don Orione ebbe grande venerazione e culto verso i martiri, eroici testimoni della fede e della carità della Chiesa primitiva. Ebbe una particolare devozione verso san Lorenzo martire accresciuta per il fatto che si dedicò al servizio dei poveri.
 

Don Orione ricordava San Lorenzo

Citò innumerevoli volte l’espressione con cui il diacono Lorenzo presentò all’Imperatore i poveri di Roma dicendo: Questi sono i tesori della Chiesa” e il fatto del martirio. “Era il 10 agosto del 258. Fu sepolto a campo Verano; venuta la pace della Chiesa, sotto il regno di Costantino il Grande, la pietà dei romani innalzò una sontuosa basilica sulla tomba del diacono e martire illustre, la cui intrepidezza è una delle pagine più splendide della storia della Chiesa”.

Durante una visita del 1916 a Villa Moffa, Don Orione, nella notte tra il 15 e il 16 agosto, ebbe un sogno che poi raccontò in una lunga lettera. Ho sognato San Sisto II, Papa e martire, la cui statua dai tempi del primo oratorio teniamo con noi. E ho capito due cose: che egli conforta me e voi, Figli della Divina Provvidenza, come ha confortato San Lorenzo tre giorni prima del suo martirio, e che particolarmente ci assiste. E penso che si debba rimettere in onore nella nostra casa di Tortona quella statua che sta dimenticata in un angolo d’una camera chiusa e ritenerlo come protettore del nostro piccolo istituto”.

Don Orione preparò e diffuse un opuscoletto a stampa con gli Atti del martirio di Papa Sisto II e del diacono Lorenzo, che dedicò ai suoi confratelli: Ai miei cari figliuoli in Cristo, a ricordo dei loro esercizi spirituali, a Villa Moffa di Bra, nell’Agosto 1920”.

Spesso ricordava che due chiese a lui tanto care, la cattedrale di Tortona e quella di Genova, sono dedicate a San Lorenzo martire.

Volle che il contratto di acquisto del Paverano, sede del Piccolo Cottolengo Genovese, fosse stipulato nel giorno di San Lorenzo martire, il 10 agosto 1933.

“Gent.mo Sig. Commendatore [Gardini], Le sarei tanto grato, se la Signoria vostra volesse disporre che l’atto di “Paverano” avesse a farsi il 10 corrente, magari nel pomeriggio… per ragioni mie religiose e ideali. Il 10 è San Lorenzo, il Patrono di Genova, onde da Lui prende nome il vostro bel San Lorenzo.
Come già ebbi a dirle, desidero che, a Genova, tutto, tutto da noi si compia con spirito e fede genovese. Di più, San Lorenzo non fu solo il grande Diacono e Martire della Chiesa, ma anche il Santo dei poveri. Suo ufficio era di dare fede, pane e conforto a circa cinquemila poveri, mantenuti dalla carità dei primi fedeli. Ond’è che, quando il tiranno volle che gli venissero consegnati i supposti tesori della Chiesa, San Lorenzo chiese tre giorni di tempo: raccolse poi tutti i suoi poveri, condusse il persecutore fra quella turba di storpi, di vedove, di orfani e di vecchi cadenti, e additandoli, disse: «Ecco, questi sono i tesori della Chiesa!». San Lorenzo è, dunque, anche il Santo dei poveri! A lui voglio affidare me e i miei poveri.

Ecco perché, caro Signor Commendatore, Le sarei tanto grato, se si potrà fare l’atto di “Paverano”, che resterà casa e patrimonio dei poveri, nel giorno del vostro e mio S. Lorenzo”.

 

San Lorenzo modello di amore alla Chiesa e ai poveri

Tra le varie prediche e discorsi su San Lorenzo martire, è particolarmente vibrante quello rivolto ai confratelli il 9 agosto 1938.

“Domani è la festa di San Lorenzo e mi è caro dirvi qualche cosa della vita di San Lorenzo Martire, primo diacono della Chiesa. Orbene parliamo del giorno che egli fece l’incontro con il Papa Sisto II, del quale rimase il figliuolo prediletto. Fu un incontro molto commovente; mi limito a sottolineare la volontà e l’umiltà comprensiva di questo grande santo Martire della Chiesa, al quale la città di Roma ha innalzato parecchie chiese e monumenti.

La Chiesa Madre, la Chiesa cioè di Roma, manteneva già, fino dai primi tempi, molti poveri, benché si vivesse in tempi di persecuzione; e un autore, che ha fatto studi in proposito, afferma che erano 5000 i poveri, i vecchi e gli ammalati, ai quali la Chiesa pensava. E a quella larga distribuzione di sussidi presiedevano i Diaconi, che per questo vennero istituiti affinché i Vescovi e i presbiteri non venissero distolti dalla parola del Signore e potessero compiere gli atti del culto sacro. Per questo vennero istituiti i Diaconi, perché avessero a continuare il bene della Chiesa e specialmente pensassero ai poveri.

Il Prefetto di Roma pensava, perciò, che grandi dovevano essere i tesori della Chiesa che manteneva un numero così cospicuo di poveri. E allora chiamò il Diacono Lorenzo perché gli consegnasse tutti i tesori; San Lorenzo, lo sapete, gli chiese tre giorni di tempo; il Prefetto romano pensava: Ci vorranno tre giorni per raccogliere tutti i tesori, poiché saranno custoditi in più posti. E così il Prefetto concesse a San Lorenzo i tre giorni. Finalmente il Santo lo condusse dove era radunata una vera moltitudine di poveri, e gli disse: Questi sono i tesori! Il resto poi, lo sapete, Lorenzo fu, pare, terribilmente flagellato e, infine, abbrustolito ferocemente.

O miei cari Chierici, l’esempio di San Lorenzo come è ammirabile! I poveri sono le perle della Chiesa di Gesù Cristo, e Nostro Signore ci pagherà secondo la carità che avremo usato ai poveri; e dirà: Avevo fame e mi avete dato da mangiare; avevo sete e mi avete dato da bere; ero ignudo e mi avete vestito…

I Poveri devono essere i nostri fratelli, anzi tali devono essere i più poveri e i derelitti, i più abbandonati. La nostra piccola Congregazione è per i poveri, e questo voglio raccomandare a tutti, questa sera.

Stiamo attenti, miei Chierici, ad una tendenza che nella Congregazione vo’ constatando; si va verso le classi che non sono quelle dei poveri e quelle proprie della Piccola Opera. Altre Congregazioni, che erano per i poveri, finirono per perdere lo spirito delle loro Congregazioni, piegando verso i ricchi.

Purtroppo mi pare di notare che manchi in qualcuno questo spirito. I nostri tesori devono essere i più poveri e vedere, nei nostri fratelli più infelici, vedere in essi Gesù Cristo e coprirli come le membra di Gesù.

La festa di San Lorenzo si presenta eloquente, come per me così per voi. Uniformiamoci in questo, che è lo spirito vero, cui dobbiamo tendere per noi e per gli altri”.
 

Guardando alle persecuzioni d’oggi

Il diacono San Lorenzo fu ucciso il 10 agosto 258 per ordine dell’imperatore romano Valeriano che cercava di rafforzare l’unità dell’Impero attorno al culto pagano. I cristiani, allora come oggi, sono troppo diversi dagli altri, liberi nella verità e nel bene, irriducibili all’ideologia unica dello Stato. Per questo ove si afferma una ideologia unica sono perseguitati ed eliminati. Anche oggi sono in atto persecuzioni contro i cristiani in varie parti del mondo, con forme cruente e con forme soft ma non meno crudeli, legalizzate ma non meno ingiuste. C’è un potere mondiale onnipervasivo che sempre più discrimina il cristianesimo.

Il card. Angelo Bagnasco, nell’omelia per la festa di San Lorenzo a Genova, ha osservato che “in nome di valori come l'uguaglianza, la tolleranza, i diritti, si pretende di emarginare il cristianesimo e si vuole creare un ordine mondiale senza Dio, dove le diversità da una parte vengono esaltate e dall'altra vengono schiacciate”. Esiste “la volontà prepotente di omologare, di voler condizionare le visioni profonde della vita e dei comportamenti, il sistematico azzeramento delle identità culturali”. Il card. Bagnasco ha denunciato che è in atto “una dannosa rifondazione continentale che i popoli sentono pesante e arrogante, dove il cristianesimo viene considerato divisivo perché non si prostra agli imperatori di turno".

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