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Parrocchia Mater Dei.
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Qualche pensiero e suggerimento pratico per vivere bene questo sacramento che mantiene "in forma" la nostra vita cristiana.

PARLIAMO DELLA CONFESSIONE

 

“L’hanno sempre chiamata «Confessione» e popolarmente così si continua a chiamarla.
Oggi, la Chiesa vuole che si chiami «sacramento della Penitenza» o meglio ancora «sacramento della Riconciliazione» o «sacramento del perdono».

Il termine «confessione» esprime solo uno degli elementi della celebrazione del sacramento: l’atto del cristiano di confessare i peccati.

L’elemento di fondo è un altro, è pentirsi, è riconciliarsi con Dio e con i fratelli.

Confessare i propri peccati è sempre stato una cosa pesante prima e liberatoria poi. Ci vuole sincerità assoluta nella coscienza e fiducia nell'amore di Dio.
Confessare i nostri peccati è un atto importante, ma non è ancora la cosa più impegnativa per la nostra vita. Ancora più importante è "vincere il male con il bene": questo è lo scopo del Sacramento.

Per vincere ci vuole il pentimento personale; l’anima del sacramento è pentirsi, è rinnovarsi, è iniziare una vita nuova. E ci vuole il perdono di Dio che è sempre assicurato e misericordioso quando uno è pentito.

 

PER FARE UNA BUONA CONFESSIONE

Secondo la tradizione della Chiesa, ti suggerisco i tre elementi che dovrebbero essere presenti nel tuo breve colloquio con il Sacerdote.

1) Confessione della lode: “Caro Padre, per prima cosa, confesso che devo ringraziare il Signore”.
Dall’ultima confessione, quali sono le cose per cui sento di dover maggiormente ringraziare Dio? Quelle cose nelle quali sento che Dio mi è stato particolarmente vicino, in cui ho sentito il suo aiuto, la sua presenza?

2) Confessione della vita: “Caro Padre, devo confessare anche alcuni peccati della mia vita”.
A partire dall’ultima confessione che cosa è che, davanti a Dio, non vorrei che ci fosse stato? Che cosa mi pesa? Che cosa mi pesa particolarmente ora davanti a Dio? Che cosa voglio che Dio perdoni e tolga da me?

3) Confessione della fede: “Caro Padre, infine, voglio confessare la mia fiducia nel Signore Dio”. 
“Signore, io conosco la mia debolezza, ma so che tu sei più forte. Credo nella tua potenza sulla mia vita, credo nella tua capacità a salvarmi così come sono adesso. Affido la mia peccaminosità a te, rischiando tutto, la metto nelle tue mani e non ne ho più paura”.

 

COSA INSEGNA IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA?

N. 1442. Cristo ha voluto che la sua Chiesa sia tutta intera, nella sua preghiera, nella sua vita e nelle sue attività, il segno e lo strumento del perdono e della riconciliazione che egli ci ha acquistato a prezzo del suo sangue. Ha tuttavia affidato l'esercizio del potere di assolvere i peccati al ministero apostolico. A questo è affidato il «ministero della riconciliazione» (2Cor 5,18). L'apostolo è inviato «nel nome di Cristo», ed è Dio stesso che, per mezzo di lui, esorta e supplica: «Lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20).

N. 1465. Celebrando il sacramento della Penitenza, il sacerdote compie il ministero del Buon Pastore che cerca la pecora perduta, quello del Buon Samaritano che medica le ferite, del Padre che attende il figlio prodigo e lo accoglie al suo ritorno, del giusto Giudice che non fa distinzione di persone e il cui giudizio è ad un tempo giusto e misericordioso. Insomma, il sacerdote è il segno e lo strumento dell'amore misericordioso di Dio verso il peccatore.

N. 1466. Il confessore non è il padrone, ma il servitore del perdono di Dio. Deve avere una provata conoscenza del comportamento cristiano, l'esperienza delle realtà umane, il rispetto e la delicatezza nei confronti di colui che è caduto; deve amare la verità, essere fedele al magistero della Chiesa e condurre con pazienza il penitente verso la guarigione e la piena maturità. Deve pregare e fare penitenza per lui, affidandolo alla misericordia del Signore.

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