Cenni biografici, benedizione delle rose, devozione di Don Orione.
LA VITA
Margherita Lotti, chiamata con il diminutivo Rita, nacque a Roccaporena (Cascia) nel 1371. Fin da giovinetta desiderò consacrarsi a Dio ma, essendo figlia unica, su insistenza dei genitori andò sposa di un giovane di buona volontà ma di carattere violento. Dopo l’assassinio del marito e la morte dei due figli, soffrì molto per l’ostilità dei parenti che, con pazienza, giunse a pacificare.
Rimasta vedova e sola e in pace con tutti, poté finalmente dedicarsi alla vita di Dio nel monastero agostiniano di santa Maria Maddalena in Cascia.
Qui visse per 40 anni nell’umiltà e nella carità, nella preghiera e nella penitenza.
Sempre più immersa nell’unione con Cristo, Rita chiese di poter partecipare alla sua passione e, nel 1432, assorta in preghiera, si ritrovò sulla fronte la ferita di una spina della corona del Crocifisso che rimase impressa fino alla morte, per 15 anni.
Morì il 22 maggio 1457.
Il suo corpo è custodito nel santuario di Cascia, meta di continui pellegrinaggi. Fu beatificata nel 1627 e canonizzata nel 1900. È venerata in Italia e nel mondo, pregata come santa del perdono e paciera di Cristo, patrona delle donne maritate infelicemente, invocata come “santa dei casi impossibili”.
BENEDIZIONE DELLE ROSE
In molti luoghi, c’è la tradizione della benedizione delle rose in ricordo di un episodio della vita di Santa Rita. La santa, nel gennaio 1457, mentre era malata nella sua cella del convento di Cascia, chiese ad una cugina di portarle dalla casa paterna di Roccaporena dei fichi ed una rosa. Il Signore esaudì questo desiderio e fece trovare alla cugina di Rita i fichi e una rosa sbocciata in pieno inverno tra la neve. Rita accolse la rosa come un segno della grazia consolante di Gesù.
Oggi, si benedicono le rose, in omaggio a Santa Rita, affinché come la Santa, che si trovava tra tante spine di dolore, fu consolata dal gentile dono di una rosa, così il Signore consoli con grazie spirituali e materiali coloro a cui noi oggi doniamo la rosa.
PREGHIERA PER LA BENEDIZIONE DELLE ROSE
Signore Dio, Creatore di tutto ciò che è bello,
la bellezza di queste rose riflette la tua gloria.
Riuniti oggi nella festa di Santa Rita da Cascia,
ti chiediamo di benedire queste rose +
affinché i fedeli che devotamente le porteranno alle loro case
possano lodarti sempre per la bellezza
con cui hai rivestito la tua creazione,
e imitare le virtù di Santa Rita,
con cui ella ha annunciato il tuo Regno.
Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.
Amen.
DON ORIONE DEVOTO
Don Orione fu devoto di santa Rita da Cascia. Fu in visita a Cascia il 12 aprile 1929.
Pubblicò una breve biografia di Santa Rita nel 1918 con il titolo "Vita popolare di Santa Rita da Cascia.[1]
Don Orione parlò sovente di Santa Rita da Cascia animando ad averne devozione e a seguirne gli esmpi. Nella predicazione popolare e nei discorsi formativi ai chierici e alle suore ricorreva spesso a fatti ed esempi di vita di Santa Rita che avevano un forte impatto emotivo.
“Oggi è Santa Rita da Cascia. Già altre volte vi ho parlato di questa grande Santa; quando sono andato a Cascia (12 aprile 1929).
Oggi in tante chiese si onora Santa Rita e anche noi raccogliamoci un momento in spirito dinanzi a questa Santa, la cui devozione si va diffondendo sempre di più. Essa è la Santa degli impossibili e ad Essa si rivolgono molte anime; si rivolgono piene di fiducia per ottenere da Santa Rita qualche grazia. Dobbiamo stringerci attorno a questa Santa; che ci aiuti a fare del bene, ad amare e seguire più da vicino il Signore.
Sposata ad un uomo brutale, molto ebbe a soffrire e patì con santa rassegnazione, fedele alla volontà di Dio. Il marito fu crudelmente assassinato ed essa vedendo nei suoi due figlioli quell’istinto di belve proprio del padre, pregò Iddio di prenderseli con Sé. Ascoltò il Signore la preghiera di questa Santa e uno dopo l’altro, in brevissimo tempo, morirono i due figlioli.
Pensò allora la Santa di ritirarsi nel silenzio e nel raccoglimento della vita religiosa, e non la volevano accettare. Venne introdotta nel monastero miracolosamente. Si aperse una vecchia porta e la Santa, sorretta da tre altri santi, entrò nel chiostro.
Io ho potuto vedere il posto ove la Santa fu passata... Non osarono le Suore ricacciarla dal Convento dopo che era entrata in un modo così straordinario mentre le porte erano chiuse, ma la tennero con disprezzo, quasi come la spazzatura della casa.
Essa desiderò tanto, tanto di soffrire, perché, o miei cari, come si legge in quel grande Papa Gregorio Magno che visse al tempo di San Benedetto – che davanti alla superbia del Patriarca di Costantinopoli che si nominava primo in tutto, ma si chiamava invece “Servus servorum Dei” – San Gregorio Magno diceva che con le parole e con le scuole si istruiscono e illuminano le anime, coi patimenti si salvano.
Gesù patì. Vi fu Santa Teresa che disse: “Patire o morire”; e vi fu un’altra santa che disse: “Patire e non morire”, e così Santa Rita desiderò di patire in unione col Signore.
Nell’orto vi era un Crocifisso del quale oggi non resta che la parte del braccio: l’umidità, il tempo e i soldati lo deturparono; dinanzi a questa Immagine la Santa pregava e un giorno vide staccarsi una spina e venire a configgersi nella sua fronte. E sentì la Santa una parte di quel dolore che provò Nostro Signore sulla Croce…
Santa Rita ci insegna ad amare il silenzio e l’Imitazione di Cristo dice: “Ama nesciri e pro nihilo reputari”, ama di essere sconosciuto e di essere stimato poco. Questo aveva dinanzi a sé Santa Rita, e si fece santa.
Oggi si benedicono le rose di Santa Rita in ricordo di quel prodigio avvenuto mentre essa era ammalata. Santa Rita desiderava una rosa sul letto di morte e mentre tutto il suolo era coperto di candida neve, una bella rosa fiorì nell’orto.
Preghiamo questa santa che voglia farci fiorire ai piedi dell’altare, ai piedi di Gesù, quasi fiori e rose. In punto di morte, si chiuse la ferita in fronte di Santa Rita e dopo la morte ha fatto il Signore che olezzasse dell’”odor sanctorum”.[2]
[1] "Vita popolare di Santa Rita da Cascia narrata dal Sac. Orione dei Figli della Divina Provvidenza. Novena – Triduo – e Preghiere efficacissime". Tipografia San Giuseppe, Tortona (1918, 1921 (II ed.), III e IV (1940), di p. 98. Una recente riedizione è stata curata da Don Francesco De Francesco: Tip. Sicignano, Pompei, 1998.
[2] Parola III, 179-180.