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Parrocchia Mater Dei.
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Qualche notizia sulla culla di Gesù custodita a Roma.

ROMA - SANTA MARIA MAGGIORE

LA RELIQUIA DELLA MANGIATOIA DI GESÙ BAMBINO

 

Della mangiatoia si trova testimonianza nel Vangelo di Luca (2, 7): “Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo”.

Di una culla (o presepe) parla Origene (248): “A Betlemme si mostra la grotta in cui nacque Gesù e il presepe in cui venne avvolto in fasce”.

Le madri palestinesi erano solite collocare il bambino in una culla di fango cotto (ovviamente con i vestitini necessari), che poteva essere poggiata su una sorta di cavalletto (a forma di aspo, con quattro assi) o semplicemente deposta a terra o in un altro luogo.

San Girolamo, che si trovava a Betlemme verso l’anno 386, spiegò in un’omelia che il presepe era stato d’argilla, ma che poi era stato sostituito con uno d’argento.

Papa Sisto III, nel 432, realizzò all’interno della primitiva basilica di Santa Maria Maggiore una “grotta della Natività” simile a quella di Betlemme.

Fu il primo presepe della storia, oggetto di una devozione popolare tale da spingere molti fedeli, di ritorno da pellegrinaggi in Terra Santa, a portare in dono quelli che vengono ritenuti i preziosi frammenti del legno della mangiatoia che accolse Gesù Bambino, ancora oggi custoditi in un reliquiario con il nome di Sacra Culla (cunabulum).

Alcuni ipotizzano che le reliquie della Culla siano state inviate da San Sofronio di Gerusalemme a papa Teodoro I (642-649), a motivo dei pericoli per l’invasione musulmana. Fu proprio all’epoca di papa Teodoro che la basilica si chiamò Sancta Maria ad Praesepem, che in latino significa appunto greppia, mangiatoia.

 

Il reliquiario che oggi conserva le assicelle della culla fu realizzato da Giuseppe Valadier (1762-1839). Esso si trova sotto l’altare maggiore, nella nicchia di fondo della confessione. Conserva cinque assicelle di acero, in posizione orizzontale; una di queste non è autentica. Le quattro assi hanno delle tacche che fanno sì che le assicelle possano essere messe insieme a forma di X, due a due, su cui si può montare un cavalletto per sostenere una culla di terracotta, diffusa come abbiamo detto tra le madri palestinesi.

       

Nel Natale 2007, fu esposto custodito in un reliquiario di grande valore donato da Pio IX il panniculum, un pezzo di stoffa della grandezza di una mano che, secondo la tradizione, è una porzione delle fasce con cui Maria avvolse Gesù Bambino.

 

ADMIRABILE SIGNUM

Il mirabile segno del presepe, così caro al popolo cristiano, suscita sempre stupore e meraviglia. Rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia. Il presepe, infatti, è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura. Mentre contempliamo la scena del Natale, siamo invitati a metterci spiritualmente in cammino, attratti dall’umiltà di Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo. E scopriamo che Egli ci ama a tal punto da unirsi a noi, perché anche noi possiamo unirci a Lui.

Comporre il presepe nelle nostre case ci aiuta a rivivere la storia che si è vissuta a Betlemme. Naturalmente, i Vangeli rimangono sempre la fonte che permette di conoscere e meditare quell’Avvenimento; tuttavia, la sua rappresentazione nel presepe aiuta ad immaginare le scene, stimola gli affetti, invita a sentirsi coinvolti nella storia della salvezza, contemporanei dell’evento che è vivo e attuale nei più diversi contesti storici e culturali.

 

DON ORIONE

"Gesù dal presepio grida Carità! Carità! Carità!

Il presepio vivente predica senza parole.

Diamo a Gesù la mirra del nostro sacrificio, l’incenso della nostra fede e l’oro del nostro amore".

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