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Parrocchia Mater Dei.
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Nella foto: Università Lateranense, 2 marzo 2023.

Papa Francesco con il documento aggiorna la struttura e il funzionamento del Vicariato di Roma. Il vescovo Baldo Reina ne presenta le linee iuspirative essenziali.

In ecclesiarum communione
Nella comunione delle Chiese

 

La Costituzione Apostolica “In ecclesiarum communione”, è stata firmata da Papa Francesco il 6 gennaio 2023 e regolerà il funzionamento del Vicariato di Roma. Essa sostituisce la “Ecclesia in Urbe” di Giovanni Paolo II del 1988. È entrata in vigore dal 31 gennaio.

Sono stati assegnate le responsabilità per i Settori, gli ambiti e servizi pastorali ai Vescovi Ausiliari della Diocesi.

− S.E. Mons. Daniele Libanori, S.I., settore centro, ambito dell’educazione;
− S.E. Mons. Daniele Salera, settore nord, ambito della formazione cristiana;
− S.E. Mons. Riccardo Lamba, settore est, ambito della Chiesa ospitale e «in uscita», Servizio per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili;
− S.E. Mons. Dario Gervasi, settore sud, ambito per la cura delle età e della vita;
− S.E. Mons. Baldassare Reina, Vicegerente, settore ovest, ambito Amministrazione dei beni, ambito giuridico, servizio della Segreteria generale, Seminari;
− S.E. Mons. Paolo Ricciardi, ambito per la cura del diaconato, del clero e della vita religiosa, Ordo Virginum;
− S.E. Mons. Benoni Ambarus, ambito della Diaconia della Carità.


Ho partecipato all’incontro per il clero romano organizzato, il 2 marzo 2023, nell’Aula Magna dell’Università Lateranense per presentare la riforma della Diocesi di Roma, promossa dal documento In ecclesiarum communione (Nella comunione delle chiese) di Papa Francesco (6 gennaio 2023).

Erano presenti il cardinale Vicario Angelo De Donatis e il cardinale Padre Gianfranco Ghirlanda, uno tra i maggiori esperti di Diritto Canonico della Chiesa.

Rendere la Diocesi di Roma più missionaria, sinodale ed esemplare è l'obiettivo che guida la riforma promossa da Papa Francesco.

Con il nuovo documento sulla Diocesi di Roma viene rafforzato il ruolo del Consiglio Episcopale, “organo primo della Sinodalità” e “luogo apicale del discernimento e delle decisioni pastorali e amministrative”; i Vescovi di Settore hanno un ruolo pastorale più diretto e proprio, il Papa sarà più presente nelle questioni rilevanti del Vicariato. In ogni Prefettura e nei cinque Settori della Diocesi sarà costituito il Consiglio Pastorale. A livello centrale di Vicariato nascono due nuovi organismi di vigilanza per le “finanze” e gli “abusi”.

Papa Francesco, ha detto il cardinale Ghirlanda, «amplia la nozione di sinodalità a tutta la Chiesa» rispetto a Giovanni Paolo II che «identificava sinodalità e collegialità episcopale». Il porporato ha usato le immagini della “piramide rovesciata” utilizzata da Francesco e della visione sinodale articolata che coinvolge in diversa maniera “tutti” (i battezzati), “alcuni” e “uno”, a cerchi concentrici, che valgono per la Chiesa universale, per quelle particolari e per le parrocchie.

 

Qualche chiave di lettura per l’avvio una riflessione comune

+ Baldo Reina

 Premessa

La nuova Costituzione per l’ordinamento del Vicariato di Roma si basa sulle categorie ecclesiologiche fondamentali dal Concilio Vaticano II e dal Magistero di Papa Francesco.


La Chiesa: popolo di chiamati

Sacramento universale di salvezza, “segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”, la Chiesa non si colloca come sostituta di Chi non vediamo ma proprio e solo a Lui rinvia mostrandone la Luce e la Bellezza. La natura misterica della Chiesa richiede a chi decide di farne parte un impegno spirituale e morale conseguente. A comporre il corpo mistico della Chiesa è tutto intero il popolo santo di Dio, con la varietà di carismi e ministeri e con le molteplici diversità culturali. Al servizio del popolo si collocano tutti i ministri ordinati.

La Chiesa è un popolo in cammino che si inserisce nelle trame della storia e della geografia con la logica sempre prioritaria dell’incarnazione. Il sacerdozio ministeriale si colloca a servizio del sacerdozio battesimale, lo custodisce, lo promuove, lo sostiene nella crescita.


La Chiesa: sempre bisognosa di conversione

L’accoglienza dei doni che ci rendono una realtà santificata (Parola di Dio, Grazia, Sacramenti…) potrebbe erroneamente portarci a pensare di essere completi in sé o di non avere bisogno di rivedere il nostro modo di procedere. La Chiesa, invece, è sempre da riformare, si interroga criticamente su come sta svolgendo la sua missione; riconosce i tanti limiti dei suoi figli e accoglie l’invito sempre presente del Maestro: “Convertitevi e credete al Vangelo”.

Dal bisogno di conversione nascono alcune domande precise per ogni battezzato: cosa c’è di dissonante al Vangelo nella mia vita? Come vivo il mio battesimo? Quali sono gli atteggiamenti, le scelte e gli stili di vita che sono chiamato a rivedere? Come vivo la comunione con i fratelli? La conversione personale precede e sostanzia il cambiamento delle strutture organizzative. Se manca, tutto il resto si traduce nel mettere un panno nuovo su un vestito vecchio.


La Chiesa è comunità missionaria

La comunità dei credenti nasce dall’annuncio ed esiste per l’annuncio, per portare la Buona notizia a tutto il mondo. Il mandato missionario che chiude il Vangelo di Matteo è il compito principale della Chiesa: “Andate in tutto il mondo annunciate il Vangelo a ogni creatura”. La spinta missionaria – vista in tutti i suoi aspetti – può essere mortificata o sopita dalla preoccupazione di organizzare le strutture. Paradossalmente si può avere un efficiente apparato organizzativo e una scarsa voglia di annunciare il Vangelo.

Il documento insiste sull’urgenza della conversione missionaria di tutta la Chiesa, a partire da quella di Roma. La spinta missionaria esige una seria verifica delle strutture rendendole più snelle e più vicine alla gente. Occorre aprire strade nuove in grado di raggiungere gli uomini e le donne laddove si trovano e vivono. La missione richiede di rivedere i metodi e i linguaggi dell’annuncio e, soprattutto, l’impegno di ognuno a rendere trasparente con la propria vita la Parola che si offre.


La Chiesa sinodale

La dimensione sinodale della Chiesa: non sempre sono corrisposte pratiche per rendere il vivere ecclesiale animato dallo stile sinodale con coinvolgimento responsabile, intelligente, originale, libero, estroverso… Camminare insieme è il frutto di un ascolto attento di ciò che lo Spirito dice alla Chiesa ma anche di ciò che ognuno avverte e vive come importante per la propria storia.

Sinodalità è ascolto ma anche coinvolgimento, corresponsabilità effettiva, esercizio di costante lettura dei segni dei tempi, discernimento attento di ciò che si muove dentro la storia, riflessione sui movimenti culturali... La nuova Costituzione contiene delle spinte molto belle e molto forti affinché sia portata a maturazione la sinodalità, a cerchi concentrici: il consiglio pastorale parrocchiale come luogo di discernimento e di programmazione pastorale; il consiglio di prefettura per individuare delle linee di azione pastorale all’interno di una pastorale integrata con sinergie in un territorio piuttosto omogeneo; il consiglio si settore con uno sguardo ancora più ampio verso una macro-zona della città, interazioni con altre istituzioni; il consiglio pastorale diocesano che mantiene il punto d’insieme sulla vita della diocesi e crea continui collegamenti fra il centro-diocesi e le sue ramificazioni nel territorio. La sinodalità va esercitata a tutti i livelli.


La Chiesa di Roma: comunità esemplare

Il testo di IEC riprende e ridefinisce il ruolo del Sommo Pontefice in rapporto alla Diocesi di Roma alla luce di Lumen Gentium. In quanto Vescovo di Roma, il Santo Padre è Pastore della Chiesa universale. Come ogni Vescovo è chiamato a prendersi cura della sua Chiesa. Il fatto che il Santo Padre dica di presiedere il Consiglio Episcopale, di nominare i parroci o i direttori degli uffici… indica la sua volontà precisa di sentirsi effettivamente Pastore di questa Chiesa, di guidarla personalmente e con l’aiuto dei suoi Vescovi ausiliari, chiamati a vivere un’effettiva collegialità fatta di continuo confronto e discernimento. Alla sua diocesi il Santo Padre chiede, di essere “esemplare”. Il Papa desidera che quanto lui chiede alla Chiesa universale sia vissuto innanzitutto dalla sua Chiesa in un continuo dinamismo di crescita. La Chiesa di Roma diventa lo specchio al quale ogni altra realtà diocesana può guardare per vedere cosa indica il successore di Pietro. A ogni specchio è Chiesto di essere nitido e non opaco. E allora si insiste che ogni scelta (da quella organizzativa a quella amministrativa) sia trasparente, responsabile, onesta. Anche questa nota di esemplarità ci responsabilizza.


Conclusione

Ritengo che una lettura attenta, avviata anche con gli operatori pastorali, sia capace di suscitare una maggiore coscienza ecclesiale da parte di tutti i battezzati. Tutti dobbiamo accogliere con simpatia il testo, interiorizzarlo, non avere la preoccupazione “consumistica” per capire cosa dobbiamo fare ma, piuttosto, l’interrogativo sapienziale su “chi dobbiamo essere” e per Chi vogliamo continuare il nostro di impegno.

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