Questo sito utilizza cookie per le proprie funzionalità e per mostrare servizi in linea con le tue preferenze. Continuando a navigare si considera accettato il loro utilizzo. Per non vedere più questo messaggio clicca sulla X.
Parrocchia Mater Dei.
thumb

Nella foto: Padre Pio con il cantante Beniamino Gigli
Autore: Flavio Peloso

“Don Orione e Padre Pio da Pietrelcina, nel decennio della tormenta: 1923-1933” è un libro del tutto nuovo nei suoi contenuti. Le vicende sono ben documentate con fonti inedite dell’Archivio Don Orione (Roma). Parlano i principali protagonisti del decennio: Padre Pio, Don Orione, Francesco Morcaldi, Emmanuele Brunatto, il Dott. Giorgio Festa ed altri.
1923-1933: Su questi dieci anni difficili si sono raccontati pettegolezzi, intrighi, calunnie. Questo libro non dice tutto, ma quel che dice è ben fondato e accertato.



Video: testimonianza a "Una voce per Padre Pio"

Video: visita alla casa natale di Pietrelcina

Padre Gemelli disse la verità:
visitò le stimmate di Padre Pio da Pietrelcina

 

Don Orione e Padre Pio da Pietrelcina.

Nel decennio della tormenta: 1923-1933.



UN MESSAGGIO ALLA CHIESA DEL TERZO MILLENNIO

Bartolomeo Sorge


Pubblicato in “La Civiltà Cattolica”, 1999, n.3573, p.259-268.
Bartolomeo Sorge S.I., superiore della Residenza San Fedele dei Gesuiti di Milano e direttore della rivista “Aggiornamenti sociali”.


I santi sono la risposta della Provvidenza alle crisi della Chiesa e dell’umanità. Non nascono mai per caso, ma ognuno di essi è latore di un messaggio da parte di Dio. Più grave è la crisi, più forte e incisivo è il messaggio. Spesso, nei passaggi più difficili della vita della Chiesa, i santi arrivano a grappoli: non solo vivono nello stesso periodo di tempo, ma si conoscono tra di loro, i loro percorsi si annodano e, attraverso strade diverse e imprevedibili, concorrono al compimento del disegno della Provvidenza, che guida la storia.

E’ avvenuto così anche con Don Orione e il padre Pio. I documenti inediti, che ora vedono la luce grazie al prezioso lavoro di don Flavio Peloso, dimostrano che Dio li ha pensati insieme.
Il cosiddetto “decennio della tormenta” (1923 – 1933), che mise a dura prova le virtù eroiche del frate di Pietrelcina, fu l'occasione provvidenziale perché le strade di don Orione e del padre Pio si incrociassero, e i due santi religiosi insegnassero insieme – con la testimonianza della loro vita – come si ama e si serve la Chiesa. E’ questo il “messaggio” che essi trasmettono, da parte di Dio, alla Chiesa del terzo millennio.

Gli episodi, di cui parlano i documenti pubblicati da don Peloso, a prima vita sembrano marginali, se li confrontiamo con le vicende gravissime, che caratterizzarono i dieci anni difficili della prova: dai ripetuti interventi del Sant’Offizio, ai severi provvedimenti presi dall’autorità ecclesiastica, fino alla minaccia di sommosse popolari…
Eppure non è così. Infatti i documenti dell’“Archivio don Orione” non solo aiutano a ricostruire il retroscena di alcune vicende significative, ma soprattutto rivelano la fede straordinaria e l’amore per la Chiesa con cui esse furono vissute dai due protagonisti. La Provvidenza – come appare chiaramente dai particolari che ora vengono alla luce – dispose che don Orione fosse spiritualmente vicino al padre Pio nelle grandi prove a cui il santo cappuccino andò incontro sia a causa della sua straordinaria vita mistica, culminata con la impressione delle stimmate, sia a causa della “difesa” sbagliata di alcuni devoti esagitati, i quali rischiarono di compromettere ancora di più la già delicata situazione in cui venne a trovarsi il frate di Pietrelcina Senza dubbio, però, l’aspetto più singolare del rapporto tra questi santi religiosi rimane il fatto che i due, pur essendo consapevoli della mutua vicinanza spirituale (come risulta da numerose testimonianze), però non si incontrarono mai di persona.

E’ utile quindi – a modo di “postfazione”- richiamare, in primo luogo, quanto i documenti finora inediti ci fanno conoscere della partecipazione spirituale di don Orione alla missione carismatica del padre Pio; vedere poi – in secondo luogo – come si sviluppò la tensione tra il carisma e la istituzione ecclesiastica; e -–in terzo luogo – quale fu il comportamento, pieno di fede e di amore verso la Chiesa, di cui entrambi i protagonisti diedero esempio. Alla luce – infine - di queste premesse, storicamente documentate, è più facile cogliere il messaggio che la Provvidenza, attraverso la singolare coincidenza spirituale tra don Orione e il padre Pio, invia alla Chiesa del terzo millennio


I carismi

La presenza dello Spirito nella vita della Chiesa e del mondo si manifesta chiaramente soprattutto attraverso i doni spirituali (i cosiddetti “carismi”), elargiti da Dio con maggior larghezza nei momenti. più difficili. La storia dimostra che lo Spirito Santo, da un lato, effonde la carità nella vita di ciascuno e nelle relazioni interpersonali e sociali, compiendo un’opera quotidiana e silenziosa di purificazione e di rinnovamento interiore; dall’altro, concede ad alcuni eletti forze spirituali e facoltà straordinarie, superiori al comune, al fine di alimentare e sostenere la crescita della Chiesa e della fede.
Ora, non c’è dubbio che il padre Pio sia stata un’anima privilegiata, investita dallo Spirito di una missione carismatica particolare. Lo dimostra tutta la sua vita, intessuta di fenomeni soprannaturali, numerosi e straordinari. La impressione delle stimmate, avvenuta il 20 settembre 1918, non fu che la manifestazione mistica principale, alla quale si possono collegare tutte le altre.

Ebbene, i documenti, che ora si pubblicano per la prima volta, mostrano che don Orione fu spiritualmente vicino alla missione carismatica del padre Pio, proprio nel periodo di maggiore sofferenza che il frate dovette attraversare, dopo aver ricevuto le stimate. La vicinanza spirituale di don Orione si realizzò sempre in forma discreta e riservata; tuttavia essa recò un sostegno indiretto di non poco conto al santo cappuccino, divenuto immagine vivente del Crocifisso.
Come si desume dai documenti, l’appoggio di don Orione alla missione carismatica del padre Pio si esercitò concretamente soprattutto attraverso l’opera di due medici: il dottor Giorgio Festa e il prof. Giovanni Battista Morelli. Il primo, incaricato con altri esperti di compiere le prime indagini scientifiche sulle stimmate del padre Pio, il 7 febbraio 1925 si rivolse spontaneamente a don Orione. Pur non conoscendolo ancora di persona, gli chiese lumi su come comportarsi e su che cosa fare per difendere meglio la verità del fenomeno soprannaturale, di cui egli si era personalmente convinto, dopo aver esaminato e studiato le piaghe Il dott. Festa poi ringraziò don Orione dei consigli ricevuti, gliene fu grato e li seguì.

Il secondo medico, noto psichiatra e grande amico di don Orione, si recò invece a Milano all’Università del S. Cuore, desideroso di conoscere direttamente e più da vicino le ragioni della posizione negativa del padre Agostino Gemelli, per confrontarla poi con la posizione favorevole di don Orione, convinto assertore della natura soprannaturale del fenomeno.
Lo stesso prof. Morelli, alla fine della sua ricerca, stese una importante relazione di sette pagine, datata 18 – 19 febbraio 1928, che ora viene pubblicata integralmente e nella quale prende posizione, come don Orione, in difesa della autenticità delle stimmate.

Al di là del sostegno concreto che don Orione potè dare alla missione carismatica del padre Pio attraverso i due medici, resta la singolarità del modo in cui questa “vicinanza” tra i due santi religiosi si realizzò; essa infatti, - come abbiamo già rilevato – si mantenne sempre sul piano spirituale, senza che i due protagonisti si incontrassero mai di persona.
La Provvidenza volle che don Orione, favorito di un raro dono di discernimento spirituale, che tutti gli riconobbero, sostenesse la missione carismatica del padre Pio, attraverso un'azione indiretta, ma forse proprio per questo più efficace, che egli condusse sia presso le autorità ecclesiastiche, non escluso il Papa (di cui don Orione godeva la piena fiducia), sia presso quanti altri desideravano conoscere il suo parere, per orientarsi nella complessa situazione, che si era creata a San Giovanni Rotondo.


Carismi e istituzione

La tensione tra “carisma” e “istituzione”, tra il divino e l’umano, è parte essenziale della natura e della vita della Chiesa. Questa, infatti, è guidata sì dallo Spirito Santo ma, nello stesso tempo, è una istituzione storica e visibile, composta di uomini con i loro limiti e con i loro peccati Dunque, la dialettica tra carisma e istituzione, anche quando diviene duro confronto, non può mai trasformarsi in una vera e propria contrapposizione, ma tende sempre alla integrazione e alla complementarietà, per il bene della comunità ecclesiale.
Da un lato Dio, attraverso i carismi, purifica e rinnova la istituzione; dall’altro, però, Dio stesso ha affidato alla istituzione il compito di giudicare e sancire la autenticità dei carismi. Pertanto anche le situazioni conflittuali, quando storicamente si verificano, come nel caso del padre Pio, rientrano – esse pure – nei piani misteriosi della Provvidenza.

Ecco perché si può applicare legittimamente all’esperienza carismatica del padre Pio il giudizio che la Chiesa dà sul rapporto tra l’istituzione ecclesiastica e i carismi della vita religiosa. “Ogni carisma autentico – afferma il documento Mutuae relationes, emanato congiuntamente dalla S. Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari e dalla S. Congregazione per i Vescovi (1978) – porta con sé una certa carica di genuina novità nella vita spirituale della Chiesa e di particolare operosa intraprendenza, che nell’ambiente può forse apparire incomoda e può anche sollevare delle difficoltà, poiché non sempre e subito è facile riconoscerne la provenienza dallo Spirito”; in ogni caso – conclude il documento – è da accogliere come un segno positivo la costante storica della “connessione tra carisma e croce, la quale, al di sopra di ogni motivo giustificante le incomprensioni, è sommamente utile a far discernere l’autenticità” dei carismi (n.12).

E’ quanto si è puntualmente verificato anche nel caso del padre Pio: le incomprensioni e i duri provvedimenti restrittivi, presi nei suoi confronti dall’autorità ecclesiastica, hanno fornito l’occasione migliore per dimostrare l’autenticità della santità e dei carismi del cappuccino. I documenti che ora si pubblicano lo dimostrano ampiamente, grazie ad alcuni particolari finora non pienamente conosciuti. Vediamoli brevemente.

Don Orione e il padre Pio ebbero a che fare con devoti improvvidi che, con l’intenzione di difendere il cappuccino dai duri interventi del Sant’Offizio, in realtà gli causarono solo gravi preoccupazioni e guai.
I documenti parlano soprattutto di due personaggi: dell’avvocato Francesco Morcaldi (1889 – 1976), che fu pure sindaco di San Giovanni Rotondo, e di Emmanuele Brunatto (1892 – 1965), un convertito irrequieto, testardo e vulcanico. I loro rispettivi Memoriali, custoditi nell’ “Archivio don Orione”, costituiscono una fonte preziosa che, integrata con il carteggio di don Orione, consentono ora di ricostruire alcune circostanze meno appariscenti, ma non meno dolorose, del calvario del padre Pio. Furono appunto queste circostanze a favorire l’ “incontro” spirituale tra don Orione e il frate di Pietrelcina.

L’occasione si presentò poco dopo che la Suprema Congregazione del Sant’Offizio aveva dichiarato, il 31 maggio 1923, “non constare la soprannaturalità” dei fatti. Infatti, già il 25 agosto 1923, all’inizio cioè del “decennio della tormenta”, da una lettera di don Orione al Vescovo mons. Antonio Valbonesi, emerge il conflitto che metterà a dura prova la virtù dei due santi religiosi: da un lato, la certezza dell’autenticità dei carismi del padre Pio, dall’altro, l’obbedienza amorosa e la fedeltà all’autorità della Chiesa, che invece ne diffidava al punto di confinare il cappuccino nella cella del suo convento e di tenervelo praticamente prigioniero. Don Orione, che fu sempre spiritualmente vicino al padre Pio, entrò con lui nella tormenta.

La situazione si fece critica, quando Emmanuele Brunatto decise di raccogliere documenti e testimonianze per provare la verità dei fenomeni mistici del padre Pio e per denunciare la corruzione e i bassi interessi anche di alcuni alti prelati, che denigravano e accusavano il frate con le stimmate.
Il Brunatto voleva convincere l’autorità ecclesiastica della santità del padre Pio e che si facesse giustizia sia rimovendo le persone indegne, sia restituendo al padre Pio la libertà e l’esercizio del ministero che gli erano stati tolti. Al principio, don Orione condivise l’idea del Brunatto; senonchè il suo libro (Padre Pio da Pietrelcina, Roma 1926), appena pubblicato, fu immediatamente condannato dal Sant’Offizio, formalmente perché privo dell’Imprimatur. Perciò, quando nel 1929 il Brunatto e l’avv. Morcaldi decisero, questa volta insieme, di aggiornare con un “libro bianco” (Lettera alla Chiesa) la documentazione sulle scorrettezze e sugli scandali che si nascondevano dietro la persecuzione contro il padre Pio, don Orione vi si oppose fin dall’inizio con tutte le forze, poiché esso era – come egli stesso lo definì – “un libro infamante per alcuni Prelati della Santa Sede”.

Tuttavia, i documenti finora inediti non si limitano solo a rivelare molti particolari di questa burrascosa vicenda; essi lasciano vedere altresì il dramma interiore dei due santi religiosi, che si ritrovarono spiritualmente ancora più vicini, senza alcun bisogno né d’incontrarsi, né di scambiarsi il loro parere a voce o per scritto.


Don Orione e il padre Pio all’unisono

Don Orione, quasi non avesse altro da fare, si buttò anima e corpo nella faccenda, compiendo ogni sforzo per evitare il danno che la pubblicazione del “libro bianco” avrebbe causato alla Chiesa. Cominciò a fare la spola da un cardinale all’altro, da un ufficio della Santa Sede all’altro; egli insisteva che si facesse giustizia, punendo – se era necessario – le persone indegne e restituendo la libertà al padre Pio.
Il Morcaldi descrive così la linea seguita da don Orione, rifacendosi alle parole con cui egli stesso gliela aveva esposta. “La prova che la Chiesa era una istituzione divina – sosteneva don Orione – era proprio quella: (la Chiesa) continuava a trionfare, ad onta che molti di coloro che dovevano sorreggerla e servirla, facessero di tutto per minarne le fondamenta. Don Orione – continua il Morcaldi – insisteva molto nel consigliare prudenza e sottomissione cieca alla Chiesa, senza pretenzioni. Rendere edotte le alte gerarchie della Chiesa degli avvenimenti sconcertanti di San Giovanni Rotondo era un dovere, ma imporre i provvedimenti e pretendere l’immediata attuazione pregiudicava il prestigio della Chiesa e questo non poteva essere tollerato dall’alta autorità” (Memoriale, 7–8).

Che questa fosse effettivamente la posizione di don Orione è confermato, del resto, dalla lettera che egli stesso scrisse al Morcaldi il 3 aprile 1930: “ ‘Che cosa si deve fare?’. Pregare, o fratello, pregare, e avere piena fiducia nella Chiesa; di più, non pretendere di metterci noi al posto e al governo della S. Chiesa. E avere pazienza; Gesù Cristo ci ha insegnato la pazienza non solo colla sua vita, ma anche con la sua morte. (…) Il sacrificio col quale aspettiamo il tempo e il momento del Signore, e ci abbandoniamo dolcemente e da figli alle ammirande disposizioni della Sua Provvidenza e della Sua Santa Chiesa, vale molto agli occhi suoi: è una preparazione al tempo della letizia, la cui ora suona di sovente improvvisa (…). State da figli con la S. Chiesa e non da pretenziosi, ve ne supplico: state in ginocchio ai piedi della Santa Sede e della Chiesa, che è la nostra Madre: guai a colui che contrista sua madre (…) anche quando certe disposizioni vi sembra che non vadano, anche quando si tarda ne provvedimenti”.

Questo atteggiamento di don Orione non era – come potrebbe sembrare – di natura emotiva. Infatti, egli stesso espone le ragioni profonde del suo amore e della sua fedeltà inconcussa alla Chiesa nella lettera del 21 maggio 1930 a Emanuele Brunatto, l’altro protagonista della vicenda.
Rinviando alla lettura integrale del testo di questa lettera, ora di pubblica ragione, basti qui riassumere le motivazioni, portate da don Orione a fondamento della obbedienza e dell’amore filiale che tutti dobbiamo avere verso la Chiesa e i suoi rappresentanti.
La prima motivazione, ovviamente, è la fede. Don Orione preferisce ribadirlo con le parole del “testamento” di San Francesco: “Non voglio in essi considerare alcun peccato, perché veggo in loro il Figliuol di Dio”.
La seconda ragione, addotta da don Orione, è la distinzione che si deve fare tra la missione affidata ai ministri della Chiesa, che è divina e viene dall’alto, e le carenze umane personali degli ecclesiastici o i metodi sbagliati da loro usati.
La terza considerazione, infine, è il dovere di riflettere sempre sul danno che la disobbedienza alla Chiesa produce nelle anime e sulla sofferenza che essa genera all’interno della comunità cristiana e nel cuore del Papa.
Ovviamente, ciò non significa affatto rinunciare a battersi affinché la giustizia e la verità trionfino nella Chiesa. E don Orione non si diede pace, fino a quando i provvedimenti restrittivi, imposti dal Sant’Offizio all’attività sacerdotale del padre Pio e la sua segregazione, non furono definitivamente revocati nel luglio del 1933.

Dal canto suo, anche il comportamento del padre Pio appare perfettamente in sintonia con quello di don Orione, che abbiamo appena descritto. L’uno e l’altro si muovono all’unisono. Tra le molte testimonianze che si potrebbero addurre per provarlo, basti citare anche qui due lettere molto eloquenti del santo cappuccino.

La prima, del 2 aprile 1932, è indirizzata al nuovo vescovo di Manfredonia, mons. Andrea Cesarano: “Dal profondo silenzio della celletta – scrive il padre Pio – sento da un pezzo in qua l’eco di sinistre voci che si fanno intorno alla mia povera persona (…). Sono assai disgustato per la condotta indegna che tengono alcuni falsi profeti, che pur si dicono miei (…). Sono giunto anche a fare la diffida (…) per fermare questo loro falso entusiasmo e per richiamarli all’osservanza di quanto aveva disposto il Sant’Offizio”.
Ancora più decisa e forte è l’altra lettera, che il padre Pio invia direttamente a Emanuele Brunatto: “Ti scrivo la presente – dice – per esternarti la mia sorpresa e il mio dolore nel sentire che vuoi dare alle stampe ciò che assolutamente non deve essere stampato non solo, ma che nessun essere umano deve conoscere. E il mio dolore aumenta quando penso che tu minacci di ciò fare se il sottoscritto non viene subito riabilitato. Ma io assolutamente non voglio ottenere la mia liberazione o riabilitazione con atti che ripugnano, che fanno arrossire il più volgare delinquente. Emanuele, mi vuoi davvero bene? E allora tu devi almeno per amor mio desistere da tale proposito e non pensarvi mai più. Anzi sono a pregarti e a scongiurarti di disfarti di tutta codesta robaccia. (…) Non posso assolutamente permettere che tu mi difenda o cerchi di liberare col gettare fango e quale fango in faccia a persone che io, tu e tutti abbiamo il sacrosanto dovere di rispettare. La tua difesa è per me un vero disonore e non voglio, ripeto, ottenere, se anche fosse possibile, la mia liberazione e le facoltà chemi sono state tolte, con simili mezzi”.

Scrive il padre Pio, ma sembra di leggere don Orione, tanta è la coincidenza spirituale tra i due. Non a caso, Brunatto prese la decisione di desistere dalla pubblicazione del “libro bianco” (che era già pronto), dopo un ulteriore intervento di don Orione, perfettamente in linea con il padre Pio, senza alcun accordo o contatto previo con lui. “Guai – scrive don Orione l’11 luglio 1933 – a chi si erige giudice di sua Madre e la trascina sul banco degli accusati! Guai a chi si alza a giudicare la Madre Chiesa e la affligge: maledictus a Deo qui exasperat Matrem! Non sono mai stato a San Giovanni Rotondo, né ho mai scritto a padre Pio, ma non dubito che egli deplorerebbe nel modo più forte l’azione ignobile che voi state per compiere.”

Solo tre giorni dopo, il 14 luglio 1933, giungeva la “Lettera liberatoria” del Sant’Offizio, con la quale si restituiva al padre Pio la facoltà di esercitare il suo servizio ministeriale. Fu una mera coincidenza o un segno di Dio?


Come si ama e si serve la Chiesa

A questo punto, alla luce dei documenti esposti, è possibile cogliere il messaggio che Dio invia alla Chiesa del terzo millennio, attraverso la lezione di santità del padre Pio, rafforzata dalla testimonianza di don Orione. Quel messaggio, più che nelle sofferenze e nelle prove esteriori del santo cappuccino, più che nelle stimmate e nei carismi straordinari, sta nella lezione che questi santi dei nostri giorni ci hanno impartito su come si ama e si serve la Chiesa.
Questa Chiesa. Una Chiesa cioè peregrinante nella storia, ancora “in esilio, lontano dal Signore” (2 Cor. 5,6), soggetta quindi a tutte le vicissitudini e ai condizionamenti degli uomini e del tempo; una Chiesa, “che comprende nel suo seno i peccatori, santa insieme e sempre bisognosa di purificazione” (Lumen gentium, n.8)

Infatti da Cristo, che è il Capo del corpo mistico, provengono sia la santità indefettibile della Chiesa e il dono dello Spirito, sia i frutti straordinari di santità e di trasformazione del mondo prodotti dalla Chiesa nei suoi duemila anni di storia. Dalle membra della Chiesa – che siamo noi, figli e peccatori – vengono invece, insieme con gli innegabili frutti di santità prodotti dallo Spirito, anche i limiti, le carenze, gli sbagli e i comportamenti difformi dal Vangelo. Di questi peccati dei suoi figli la Chiesa “santa” chiede ogni giorno pubblicamente perdono a Dio e agli uomini.
In una parola, il mistero della Chiesa è insieme divino e umano, soprannaturale e incarnato in strutture umane visibili e storiche. Come rileva il Concilio Vaticano II, è il medesimo mistero divino – umano della Incarnazione, che continua nella storia umana: “Per una non debole analogia, quindi, (la Chiesa) è paragonata al mistero del Verbo incarnato. Infatti, come la natura assunta serve al Verbo divino da vivo organo di salvezza, a Lui indissolubilmente unito, in modo non dissimile l’organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito di Cristo che la vivifica, per la crescita del corpo” (ibid.)

Tenendo presente la natura umano–divina della Chiesa, si comprende allora perché Giovanni Paolo II, nella lettera apostolica Tertio millennio adveniente (1994), afferma: “E’ giusto che, mentre il secondo millennio del cristianesimo volge al termine, la Chiesa si faccia carico con più viva consapevolezza del peccato dei suoi figli”, chiedendo perdono per tutte quelle volte che i suoi figli hanno offerto al mondo, “anziché la testimonianza di una vita ispirata ai valori della fede, lo spettacolo di modi di pensare e di agire che erano vere forme di antitestimonianza e di scandalo” (n.33)

Elevando il padre Pio agli onori degli altari, Giovanni Paolo II ha fato molto di più che riparare a quanto di troppo umano e di meno edificante vi è stato nelle umiliazioni e nelle sofferenze, inflitte dagli uomini di Chiesa al santo cappuccino. La proclamazione della santità dell’umile frate in piazza San Pietro, il 2 maggio 1999, è soprattutto il riconoscimento solenne della autenticità del messaggio che il padre Pio reca ai cristiani del terzo millennio da parte di Dio, insegnando loro come si ama e si serve la Chiesa.

Perciò, siamo grati a don Flavio Peloso per la pubblicazione di questi documenti inediti sulle vicende del frate delle stimmate. Il messaggio ne esce ravvivato e rafforzato dalla testimonianza personale di don Orione, che la Provvidenza volle spiritualmente accanto a lui.

I due santi religiosi, alla vigilia del terzo millennio, di fronte alle sfide della nuova evangelizzazione, ci ricordano insieme che obbedire e amare appassionatamente la Chiesa, fino al punto di seguirla fedelmente e di baciarne la mano anche quando fa soffrire, è premessa di una maggiore fecondità apostolica.
La croce, infatti, è la firma di Dio nelle sue opere, e le autentica, come fa l’artista firmando la sua opera. E se è vero che il peccato degli uomini giunge talvolta a deviare il corso del fiume, è altrettanto vero che nessun ostacolo potrà mai impedire alle acque di sgorgare alla sorgente e di irrorare la terra. La Provvidenza – come sempre fa – continuerà a inventarsi percorsi nuovi, che alla fine risulteranno più fecondi e più ricchi di quelli resi impraticabili dalla volontà dell’uomo.

 

 

 

 

 

DON ORIONE E LE STIMMATE DI PADRE PIO

Il beato Luigi Orione accertò e promosse la loro autenticità.
La relazione inedita di un noto professore di medicina
dell’università di Montevideo, Giovanni Battista Morelli.
Tutti sanno che il beato Don Orione stimò e difese Padre Pio,
soprattutto a Roma, “nel decennio della tormenta”:
un libro, inedito nell’argomento e nelle fonti, ne documenta le vicende.

 


Tra le manifestazioni mistiche che più attirarono l’attenzione ed anche i problemi su Padre Pio, quella più rilevante è senza dubbio la presenza delle stimmate. Il fenomeno, pur avendo avuto dei segni precedenti, si fissò nelle carni del Frate il 20 settembre 1918. Sulle stimmate si concentrarono devozione e sospetti, amore e calunnie. Senz’altro non si può dire che non siano state debitamente studiate e analizzate sotto vari punti di vista (medico, psichiatrico, mistico, ecc.) e in diversi tempi.

Le prime tre vere indagini scientifiche sulle piaghe di Padre Pio vennero condotte dai Dottori Luigi Romanelli, Amico Bignami e Giorgio Festa. Furono eseguite già nel 1919.
Il 7 febbraio 1925, Don Orione viene contattato dal Dott. Giorgio Festa che gli chiede un appuntamento per conferire su di “un argomento molto grave ed importante”. Si trattava dell’argomento “stimmate”. L’incontro avviene nella casa del Dott. Festa.
Dopo qualche tempo, egli fa avere a Don Orione le relazioni dicendogli “Tengo molto al suo giudizio e ai consigli che vorrà darmi in ordine alla linea di condotta che si dovrà ancor seguire in avvenire, per rendere omaggio alla verità”.
Il Dottor Festa nella corrispondenza manifesta verso Don Orione stima e sincera devozione, sue e della famiglia.

Sempre sul tema delle “stimmate”, interviene un altro personaggio, finora sconosciuto. E’ il Prof. Giovanni Battista Morelli, noto dottore e professore alla Facoltà di Medicina dell’Università di Montevideo, insigne benefattore della congregazione di Don Orione. Probabilmente su diretto interessamento di Don Orione – ricordiamo che era stato in Uruguay nel 1921-1922 – durante un suo soggiorno in Italia, il Professore passò due giorni a San Giovanni Rotondo, dal 9 all’11 febbraio 1925. Qui ebbe ripetuti e prolungati colloqui con il Padre. Egli intendeva farsi un giudizio soprattutto di tipo psicologico. Successivamente aveva contattato Padre Gemelli per sapere da lui, espressamente, quale era il suo giudizio su Padre Pio.

Il Prof. Morelli fece relazione di queste personali indagini a Don Orione il 23 marzo 1925 econclude: “Per varie ragioni mi sono convinto della sua sovrannaturale virtù e di tutto ciò che Lei, P. Orione pensa”.

La valutazione del Morelli doveva essere un servizio “da amico” fatto a Don Orione, il quale, nella sua prudenza, pur già avendo un giudizio sul tema, voleva ascoltare una autorevole voce extra coro.
In un secondo tempo, Don Orione chiese all’amico Prof. Giovanni Battista Morelli qualcosa di più di una lettera, per quanto ben pesata. Gli chiese una relazione più dettagliata, scientifica. Poteva servire anche ad altri. Erano infatti, nel frattempo, successi fatti nuovi e sfavorevoli a Padre Pio.

Il Prof. Giovanni Battista Morelli inviò a Don Orione un testo di 7 pagine, datate 18-19 febbraio 1928. Si tratta di un giudizio molto articolato, dove dice tra l’altro: “Per mia parte, allievo come sono di Babinski e di Mingazzini, credo debbasi escludere assolutamente la produzione di stimmate per influenza nevropatica. E’ mia opinione perciò che giammai l’isterismo possa giungere a provocare queste lesioni trofiche”.

Compiuto questo studio personale sulle relazioni degli esperti dategli del Dott. Festa e su quella del Prof. Morelli, Don Orione si sentiva abbastanza certo dell’autenticità del valore delle stimmate di Padre Pio. Certo gli fu di sostegno nella convinta azione in favore del riconoscimento della verità su Padre Pio.
Gli sarà di riferimento di fronte alle autorità della Chiesa, a persone che ricorrevano al suo parere, a quanti gettavano discredito e calunnie sulla credibilità e santità del Frate di Pietrelcina legata molto spesso alla “verità” o meno delle stimmate.

Dal Libro “Don Orione e Padre Pio, nel decennio della tormenta” (Jaca Book 1999), p.107-116

 

 

 

 

 

 

 

 

 

---------------------------------------------------------------------------

Flavio Peloso

DON LUIGI ORIONE
E PADRE PIO DA PIETRELCINA
nel decennio della tormenta: 1923-1933

Ed. Jaca Book, Milano, 1999, “Già e non ancora” 348
pagine 192, 11 euro

 


INDICE

PRESENTAZIONE (Mons. Andrea Maria Erba)

Introduzione

1. Ma questi santi si conoscevano tutti!

2. Un’amicizia di qualità superiore

3. Don Orione a Mons. Valbonesi:

Padre Pio deve essere tutto di Gesù Crocifisso

4. Padre Pio a Don Umberto Terenzi: lo sa che Don Orione sta male?

5. Il decennio nella tormenta: 1923-1933

6. Quattro protagonisti

7. La intricata situazione di San Giovanni Rotondo

8. “Non constat de supernaturalitate”

9. Entra in scena Emanuele Brunatto

10. Un libro per mettere in moto la giustizia

11. Le Visite Apostoliche di Mons. Bevilacqua

12. A Pietrelcina: questo convento non s’ha da fare

13. Un atto di forza dirompente

14. Don Orione “suda sette camicie”

15. Morcaldi nell’orbita di Don Orione

16. La questione del conte Edoardo Aluffi Pentini

17. Colpo di scena: viene trafugato il libro

18. “Les Antechrists”: azione risolutiva o disperata?

19. 16 luglio 1933: finalmente un po’ di pace!

20. Le stimmate

21. Storia di una “storiella”

22. Sulle tracce della reciproca stima

23. Ma chi gliel’ha fatto fare?

DOCUMENTI

POSTFAZIONE (Padre Bartolomeo Sorge)

Don Luigi Orione. Cenni biografici

Padre Pio da Pietrelcina. Cenni biografici

Indice dei nomi

 

 

 

 

 

 

 

 

UN LIBRO DI STORIA CHE SI LEGGE COME UN ROMANZO


Il libro costituisce una novità assoluta nelle conoscenze di Padre Pio da Pietrelcina e delle vicende legate al riconoscimento delle sue manifestazioni mistiche che videro Don Orione discreto ma determinante.

· La “tormenta” o anche, giornalisticamente, “la crisi di San Giovanni Rotondo”, oppure “il terremoto nella Chiesa con epicentro a San Giovanni Rotondo”, oppure “la persecuzione di Padre Pio”. Tra il 1923 e il 1933 si scatenò una tormenta di sofferenze, di incomprensioni, di rivalità, di colpi di scena sconcertanti. Tutto avvenne attorno alla inerme e pia presenza del Frate che, il 20 settembre 1918, fu “folgorato” dalle stimmate.

· Gli avvenimenti coinvolgono non solo Padre Pio e l’ambiente di San Giovanni Rotondo, ma pure la diocesi di Manfredonia, i Frati Minori Cappuccini e le Autorità ecclesiastiche della Santa Sede.

· In questa tormenta si gettò, coscientemente spinto dal suo soprannaturale senso del bene, e sollecitato dall’Autorità ecclesiastica, il beato Don Luigi Orione.

· Lo stigmatizzato è Padre Pio, “crocifisso senza croce”. Anche Don Orione visse questo decennio “crocifisso”. I tre “chiodi” di Don Orione in queste vicende furono la verità, la stima verso Padre Pio e l’amore alla Chiesa. Non si schiodò mai da nessuno dei tre.

· Don Orione ebbe un ruolo importante, dietro le quinte, dove la verità e la carità sono più riparate dalle luci colorate della ribalta, dalle maschere e dalle vanità. Per dieci anni, egli fu discretamente presente nel fuoco degli avvenimenti con una prolungata opera di giustizia e di carità ecclesiale, conclusa con l’affermazione sia della verità, che della santità di Padre Pio che della giustizia della Chiesa.

· “Don Orione e Padre Pio da Pietrelcina, nel decennio della tormenta: 1923-1933” è un libro del tutto nuovo nei suoi contenuti. Le vicende sono ben documentate con fonti inedite dell’Archivio Don Orione (Roma). Parlano i principali protagonisti del decennio: Padre Pio, Don Orione, Francesco Morcaldi, Emanuele Brunatto, il Dott. Giorgio Festa ed altri. Il libro è edito nella Collana “Già e non ancora” della JACA BOOK di Milano.

· Su questi dieci anni difficili si sono raccontati pettegolezzi, intrighi, calunnie. Questo libro aiuterà a conoscere i fatti con testimonianze inedite di chi li ha vissuti e non “per sentito dire”. Non dice tutto, ma quel che dice è ben fondato e accertato.

 

 

 

 

 

 

 

HANNO DETTO…

 


Andrea Maria Erba , vescovo di Velletri e Segni, e Ponente della causa di beatificazione di Padre Pio.
I santi non finiscono di stupire. Tu credi di conoscerli e invece non li hai mai veramente scoperti. Sicuramente loro si incontrano sulle vie di Dio, quasi per un fiuto soprannaturale, “istinctu divino”. E’ il caso – mi sembra – di don Orione e padre Pio: due uomini fuori del comune che hanno segnato questo secolo.
Don Flavio Peloso, discepolo del Beato don Luigi Orione, ha ricostruito, sulla base di un’accurata documentazione inedita, una vicenda singolare, rocambolesca e tinta di giallo, che vede il prete tortonese correre in soccorso, come altre volte e secondo il suo stile apostolico, del cappuccino di San Giovanni Rotondo, durante “il decennio della tormenta” (1923-1933), cioè nel periodo cruciale in cui padre Pio è fatto oggetto di aspre accuse e di sanzioni da parte dell’Autorità ecclesiastica. La scena si svolge prevalentemente a Roma e negli ambienti vaticani. (dalla Prefazione, p.9-11)


Bartolomeo Sorge , S.J., direttore del Centro studi “San Fedele” di Milano
I santi sono la risposta della Provvidenza alle crisi della Chiesa e dell’umanità. Non nascono mai per caso, ma ognuno di essi è latore di un messaggio da parte di Dio. E’ avvenuto così anche con Don Orione e il padre Pio. I documenti inediti, che ora vedono la luce grazie al prezioso lavoro di don Flavio Peloso, dimostrano che Dio li ha pensati insieme.
Il cosiddetto “decennio della tormenta” (1923 – 1933), che mise a dura prova le virtù eroiche del frate di Pietrelcina, fu l'occasione provvidenziale perché le strade di don Orione e del padre Pio si incrociassero, e i due santi religiosi insegnassero insieme – con la testimonianza della loro vita – come si ama e si serve la Chiesa. E’ questo il “messaggio” che essi trasmettono, da parte di Dio, alla Chiesa del terzo millennio.
I documenti finora inediti dell’“Archivio don Orione” non solo aiutano a ricostruire il retroscena di alcune vicende significative, ma soprattutto rivelano la fede straordinaria e l’amore per la Chiesa con cui esse furono vissute dai due protagonisti. (dalla Postfazione, p.169-178)


Flavio Peloso , orionino, autore del libro
Soggetto di questo studio è più propriamente “la Chiesa”, prima ancora che Don Orione e Padre Pio, o altri protagonisti delle cui vicende parlano queste pagine. E’ la Chiesa, la “santa Madre Chiesa”, intesa non con una specie di entusiasmo ingenuo e umano, ma nella sua realtà incarnata, umana e spirituale, tessuta di santità e di fragilità.
Questa chiave di interpretazione permette di vedere le energie del bene mobilitarsi ed affermarsi. Consente di comprendere il lento e faticoso travaglio delle Autorità ecclesiastiche, interpretabile superficialmente come reticenza o atteggiamento pilatesco, perché chiamate a riconoscere tra tanto magma il prezioso filone d’oro da estrarre più con il filtro che con il piccone.
Don Orione, che tanto amava il motto paolino e cottolenghino “Charitas Christi urget nos”, sperimentava pure la passione dell’”Ecclesia Christi urget nos”. E se ne accorsero tutti, in questa e in tante altre vicende.

Fortunata Morcaldi, figlia di Francesco Morcaldi, sindaco di San Giovanni Rotondo per 40 anni e artefice della “liberazione” e della “promozione” di Padre Pio.
“Voglio ringraziarla per il bellissimo libro Don Orione e Padre Pio nel decennio della tormenta e per quanto ha scritto di mio papà. L’ho letto con le lacrime agli occhi. Non ha l’idea che gioia ho avuto nel leggere quel libro. Il papà era una persona nobile, stupenda. E’ vissuto interamente per il Paese e per Padre Pio.
Papà diceva spesso: ho avuto la grazia di avere a fianco due santi: Don Orione e Padre Pio. Papà aveva grande stima e devozione di Don Orione e poi rimase in contatto con alcuni suoi confratelli: Don Bianchi, Don Venturelli.
Io avevo sentito parlare di quelle vicende da papà, ma non sapevo bene cosa era successo. Nel leggere quel libro, quei documenti ho capito meglio chi era mio papà. Finalmente, qualcuno ha fatto sapere come stavano le cose e la parte che mio papà ha avuto per il bene di Padre Pio e di San Giovanni Rotondo”.

John Corriveau , ministro generale dei Frati cappuccini
L’opera, fondata su documenti di archivio, fa emergere la grandezza dei due Santi e la loro inconcussa fedeltà alla Chiesa. Il resto credo sia da lasciare alla ulteriore valutazione della storia e, soprattutto, all’amore misericordioso di Dio che si è reso presente attraverso la persona di Padre Pio e del suo umile ministero di riconciliazione.

Padre Flavio Roberto Carraro , cappuccino e vescovo di Verona
Attraverso i fatti e i documenti studiati e riportati nel testo, i due santi insegnano insieme come si ama e si serve la Chiesa, “Sposa di Cristo”, tessuta di santità e di fragilità che, talvolta, è da rinvigorire con il “sangue della carità”. Chi legge possa comprendere e accogliere questa preziosissima lezione!

Luigi Martignani , cappuccino del convento di Roma-Bravetta
L’interessante lavoro mette a disposizione di un largo pubblico di studiosi fonti archivistiche di prima mano, indispensabili per la completezza della biografia di Padre Pio e per la puntualizzazione dei suoi rapporti con i principali testimoni del suo tempo.
La pubblicazione, poi, non si pone semplicemente a livello di ricerca storica, pur sempre apprezzabile, ma propone anche solidi elementi di teologia e spiritualità, specialmente nel mettere in luce l’intuizione interiore che ha reso solidali queste due “grandi anime” del nostro secolo.

Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede
E’ una interessante ed efficace ricerca storica e analisi teologica di fatti inediti, che hanno come protagonisti due grandi figure di santi contemporanei: Don Luigi Orione e Padre Pio da Pietrelcina. Il lavoro merita di essere conosciuto.

Raffaele Farina, prefetto della Biblioteca apostolica vaticana
E’ un’opera che informa accuratamente ma che, soprattutto, eleva lo spirito e arricchisce il cuore.

Rinaldo Cordovani, cappuccino, Roma
Il libro mi è stato di grande aiuto ed ha illuminato risvolti e pieghe che la storia nascondeva. La fatica e l’impegno nel ricercare nell’Archivio Don Orione hanno fatto conoscere aspetti nascosti di una santità fatta di “intese” segrete che solo Dio conosce, e di azioni intelligenti, prudenti e intrise di una fede che è al di là di ogni fragilità umana.
Il “decennio della tormenta” è stato il calvario del frate di Pietrelcina, ma, se è vero, come risulta dallo studio, che i due uomini si conobbero e si stimarono per vie non usuali alla comunicazione imana, il coinvolgimento orante, influente e fattivo di Don Orione dovette essere, certo, di grande conforto spirituale a Padre Pio. Avranno tante cose da raccontarsi e di cui sorridere in Paradiso!

Oscar Luigi Scalfaro, presidente della Repubblica
Siamo attorniati da luminose figure di Santi che hanno vissuto l’umano percorso della vita, mettendo, in ogni loro atto e in ogni giornata di sole o di tempesta, una grande quantità di amore: sono stati tutti molto bravi! Non hanno bisogno della nostra pagella, siamo noi che abbiamo bisogno di unire la volontà alla grazia di Dio, per vivere con amore il nostro tratto di strada.

Raniero Cantalamessa, cappuccino, predicatore della Casa pontificia
Mi è sorta, leggendo, una domanda. Senza la minaccia dell’ “irruente” Brunatto si sarebbe giunti mai a togliere “l’assedio” a P. Pio e conosceremmo oggi la verità su tanti episodi e personaggi legati alla sua vicenda?
Al di là di questi dettagli, resta che la stima e l’appoggio di Don Orione nei confronti di Padre Pio, in questi momenti in cui ciò richiedeva coraggio, resta una pagina commovente nella storia della santità di questo secolo.

Agostino Gardin, ministro generale dei Frati conventuali
Il loro segno è più che mai vivo oggi. Sono quei segni profetici, sempre presenti nella Chiesa di tutti i tempi e particolarmente in questa nostra epoca così bisognosa di chiari indirizzi e guide sicure.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


HANNO SCRITTO...

 

 


FLAVIO PELOSO, Don Luigi Orione e Padre Pio da Pietrelcina nel decennio della tormenta: 1923-1933. Presentazione di Andrea Maria Erba. Postfazione di Bartolomeo Sorge S. J., Milano, Jaca Book, 1999.


· BARTOLOMEO SORGE, Don Orione e Padre Pio. Un messaggio alla Chiesa del terzo millennio, “La Civiltà Cattolica”, 1999, n.3573, p.259-268.

· FLAVIO PELOSO, Don Luigi Orione e Padre Pio: un’amicizia di qualità superiore, “I Quaderni della Casa Sollievo della Sofferenza”, marzo 1999, n. 14, p.23-36.

· CARLO PALUMBO, Non s’incontrarono mai eppure si conoscevano bene. Il Segretario generale dell’opera Don Orione rivela il testo inedito di due “precisazioni” e testimonianze sui rapporti tra i due santi, “Il Tempo”, 14.4.1999, p.17.

· LUCA GERONICO, E Don Orione disse: credo alle stigmate. Il sacerdote interpellò un luminare della medicina per scagionare Padre Pio dalle accuse di menzogna, “Avvenire”, 11.4.1999 p.18.

· GIOVANNI CASOLI, Due giganti dello spirito, “Città Nuova”, n.9, 1999, p.45.

· FRANCOBALDO CHIOCCI, Così Don Orione riabilitò Padre Pio, “il Giornale”, 29.4.1999, p.17.

· DOMENICO DEL RIO, Padre Pio, agente segreto per salvare il Vaticano. Dagli archivi di Don Orione sono usciti i particolari di una vicenda di ricatti contro il Vaticano, “La Stampa”, 4.6.1999, p. 15.

· GIOVANNI MARCHI, Don Orione e Padre Pio. Un documentato volume di Flavio Peloso, “L’Osservatore Romano”, 7.1999, p.3.

· GIOVANNI MARCHI, Un libro su Don Orione e Padre Pio, avvincente come un romanzo, Rivista “Tra noi”, maggio 1999.

· Padre Pio e Don Orione. Intervista a Don Flavio Peloso, «La voce di Padre Pio», 1999, n.12, pp.20 e 21. Ancora sul libro che ha fatto conoscere i retroscena e il ruolo di Don Orione che portarono alla riabilitazione di Padre Pio da Pietrelcina.

· MATILDE AMOROSI, Padre Agostino Gemelli. Era il nemico di Padre Pio ma diventa beato anche lui, “Oggi”, n.18 (2.5.2001), p.75-76. Nella ricostruzione della discussione sulle stimmate di Padre Pio, viene dato ampio spazio all’azione di Don Orione e dello psichiatra Giovanni Battista Morelli.

· LUIGI PERONI, Padre Pio e Don Orione, “La Casa Sollievo della Sofferenza”, 44(1993) n.13 (luglio), p.10-11. L’autore è uno studioso appassionato di Padre Pio del quale ha scritto una corposa e documentata biografia.

· FRANCO PERADOTTO, Padre Pio, don Orione: “amici”, “La voce del Popolo”, 11.3.2001, p.3. Note sulle affinità che legano i due santi che non si sono mai incontrati di persona, ma in sintonia e collaborazione tra di loro.

. GIOVANNI RICCIARDI, L'amicizia dei santi, "30Giorni", n.6, giugno 2002, p.92-93. E' una recensione critica del libro. "Flavio Peloso racconta con stile sobrio e allo stesso tempo accattivante. Attingendo all'archivio dell'Opera della Divina Provvidenza, egli ricostruisce con scrupolo di storico e piglio di narratore la vicenda dell'amicizia tra padre Pio da Pietrelcina e Don Orione".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PER AVERE IL LIBRO


* Il libro è presente in tutte le librerie.
* Può essere richiesto a Ufficio Stampa Orionino: Via Etruria 6 00183 Roma (E-mail: USO@pcn.net)
* Per acquisto in internet: Don Luigi Orione e Padre Pio da Pietrelcina.

 

 

 

Lascia un commento
Code Image - Please contact webmaster if you have problems seeing this image code  Refresh Ricarica immagine

Salva il commento