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Parrocchia Mater Dei.
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Nella foto: Immagine ricavata da foto di Suor Maria Plautilla Cavallo
Autore: Suor Maria Irene Bizzotto

“Una incarnazione del carisma orionino”, “una parabola della spiritualità dello straccio”: sono alcune definizioni di questa umile ed eroica suora orionina, vissuta in un Piccolo Cottolengo e morta a 34 anni.
Alcune pagine dei pochi scritti di lei conservati aiutano a comprendere la sua personalità.


Vedi: HANNO DETTO DI LEI

SCRITTI DELLA VENERABILE
SUOR MARIA PLAUTILLA


Suor Maria Irene Bizzotto
delle Piccole Suore Missionarie della Carità, Roma

 

Il periodo in cui la Venerabile Dio Suor Maria Plautilla visse tra le Piccole Suore Missionarie della Carità del beato Luigi Orione è compreso tra gli anni 1933 e 1947.
Il 12 marzo 1940 era venuto a mancare Don Orione. Morto il Fondatore, i Figli della Divina Provvidenza, guidati dall’abate Emmanuele Caronti, elessero il nuovo Direttore don Carlo Sterpi. Non erano ancora passati 25 anni dalla fondazione delle “Piccole Suore Missionarie della Carità” e queste erano presenti in Europa e in America Latina. Non avevano ancora le proprie «Costituzioni»; la formazione avveniva le indicazioni di «Usi della comunità». Aiutate dai sacerdoti, i Figli della Divina Provvidenza, seguivano lo spirito e le costituzioni lasciate con timbro di fuoco nel cuore dal Fondatore ed emettono la professione religiosa nelle mani del loro «superiore».
Nel 1942 l’abate Caronti con la collaborazione di don Sterpi chiese ed ottenne dalla sacra Congregazione dei Religiosi l’autorizzazione di convocare il I° Capitolo generale delle Piccole Suore Missionarie della Carità; venne eletta Superiora generale madre Maria Francesca Cecchetti. La nuova Superiora generale con il suo Consiglio, avviò la redazione delle costituzioni per le Piccole Suore Missionarie della Carità. Collaborarono, l’abate Caronti e sacerdoti orionini.
Nell’assemblea generale del 1947, con la rappresentanza delle suore più anziane, avvenne la presentazione dell’elaborato e la stesura delle costituzioni. Era l’anno in cui moriva, al Paverano di Genova, Sr. Maria Plautilla Cavallo. La vita della Congregazione seguiva il suo cammino; le vocazioni aumentavano e così le opere.[1]

Lucia Cavallo[2] aveva 12 anni quando gli morì la mamma, Marianna Abà, e cominciò presto a non pensare a sé per provvedere ai fratelli e alla casa.[3] Aveva nel cuore di darsi totalmente al Signore, e quando nel 1933 giunse al suo parroco la "lettera per la questua delle vocazioni" di Don Orione, scoccò per lei l'ora segnata dalla Provvidenza.
Il 3 novembre 1933, Lucia lasciò il papà, Giuseppe, e i fratelli già abbastanza grandi, per andare nella "casa madre" delle Piccole Suore Missionarie della Carità, a Tortona. Vado a "Farmi santa a costo di qualunque sacrificio”, ella scrisse.
Ricevette il nome "Maria Plautilla" e il 7 dicembre 1937 emise i voti religiosi nelle mani di Don Orione. Il reparto del Piccolo Cottolengo di Genova-Paverano divenne per Suor Maria Plautilla famiglia, convento, altare, chiesa, missione, tutto, perché lì era il Signore, suo tutto.

Sapeva unire alla solerzia e competenza tecnica delle cure la soave dolcezza e la carità premurosa. Sorridente, con la preghiera sulle labbra, attenta, aveva parole di incoraggiamento e di fede per malate, parenti e consorelle. Generosissima e dimentica di sé, prolungava liberamente il suo servizio in molte notti vegliando le ammalate. Si dedicò pure alla catechesi per minorati. Incarnò tanto lo spirito di Don Orione da diventarne una interpretazione femminile fedele ed esemplare.

Il tono sacrificale della sua vita, già manifestato nell'obbedienza precisa e serena e nel servizio alle malate nel corpo e nella mente, assunse il carattere di martirio nell'epilogo della sua vita.
Un eroico e istintivo gesto di carità per salvare una malata incautamente esposta sul balcone esterno della finestra, stroncò del tutto le forze del suo cuore già molto debilitato dalla malattia. Morì il 5 ottobre 1947.

Conoscendo questa suora, molte consorelle e persone d’ogni ceto compresero cosa significasse la spiritualità dello straccio trasmessa da Don Orione come via di santificazione. Si attende il definitivo giudizio della Chiesa sulla eroicità delle virtù di questa serva di Dio.
Della Venerabile Dio, Suor Maria Plautilla, non ci sono molti scritti da leggere.[4] Poco ha scritto e poco si è conservato. Ma bastano per riflettere e meditare sul suo modo di fare “straordinariamente” le cose ordinarie, rendendo così luminoso il quotidiano vivere nel “dono” della sua vita come risposta a Dio nel servizio dei fratelli. Le sue lettere – tanto quelle ai familiari che alle consorelle – rivelano la sua grande sensibilità e vicinanza umana e spirituale.
La vera santità consiste nel lasciar “fare” a Dio, abbandonandosi gioiosamente alla Sua volontà, con la consapevolezza della povertà di creature, chiamate alla santità, quella santità che Dio trasmette a ciascuno e che solo può realizzarsi se lo Spirito Santo trova disponibilità e accoglienza generosa e perseverante. Suor Maria Plautilla ha saputo far spazio a Dio, dimenticando se stessa, passo dopo passo nel semplice e normale quotidiano. Ha saputo “incarnare” la causa del Regno; coinvolgendosi nella missione di salvezza universale affidatale da Dio Padre nel Battesimo.

Suor Maria Plautilla aiuta a comprendere il carisma orionino vissuto dalle PSMC nella “spiritualità del quotidiano”: grigio, monotono, ma sempre via di trasmissione per noi e per tutti del Progetto divino del Padre all’intera umanità, che Egli ama e conduce lungo le coordinate della storia. Suor Maria Plautilla è un modello che la Chiesa ci offre e noi gioiosamente accogliamo: come responsabilità e impegno di vita e di missione.

I testi sono trascritti dagli originali conservati nell’Archivio della Postulazione (Via Etruria 6, ROMA) e solo leggermente corretti in qualche errore d’ortografia.


1. Cenni autobiografici

In un autografo senza data, Suor Maria Plautilla annota alcune date e atti importanti della sua vita. Un’altra mano scrive l’ultimo evento, il giorno della sua morte.

Suor Maria Plautilla. Nata il 13 Novembre del 1913 a Roata Chiusani C. Centallo.[5] Entrata in Religione il 3 Novembre 1933 anno Santo. Sono andata a Genova il 12 Novembre dello stesso anno, nella casa di Marassi e al 1 di Dicembre al Paverano, nel mese di Febbraio ò preso il diploma da infermiera.
Nel 1934 ò fatto i S. Esercizi.
15 Agosto, dalle Sacramentine, predicati da D. Ferretti e D. Fiori (nostri Sacerdoti) fatto i S. Esercizi nello stesso tempo e luogo dell’anno prima predicati da D. Granara (parroco).
Nello stesso anno sono entrata in Noviziato[6] il 7 Dicembre, il 25 nella notte del S. Natale ò fatto la S. Vestizione da D. Sterpi.
1936. Fatto i S. Esercizi ai 15 di Agosto, predicati da D. Gaspari (parroco); ai 15 di Dicembre sono uscita dal Noviziato e sono tornata a Genova.
1937. Fatto gli esercizi ai 15 di Agosto predicati da (riga vuota) ai 7 di Novembre sono ritornata al Noviziato; il giorno dell’Immacolata 8 Dicembre ò fatto i S. Voti da D. Orione nella cappella casa madre.
Nel 1938. Fatto i S. Esercizi in settembre predicati da padre Geremia (passionista), rinnovati S. Voti a Genova a S. Catterina da D. Orione.
Nel 1939, S. Esercizi in Agosto predicati da Don Pensa. Rinnovazione dei S. Voti da D. Sciaccaluga a S. Caterina.
1940, S. E. in agosto predicati da D. Ricci (redentorista). Rinnovazione dei S. Voti da Don Sciaccaluga a S. Caterina.
N. 1941, S. E. sempre dello stesso mese predicati da D. Rodolfo (passionista) Rinnovato i S. Voti dal Sig. Canonico[7] nella casa di Paverano.
Nel 1942, S. E. in luglio predicati da un padre Redentorista. Rinnovato i S. V. da D. Bussolini a Montebello (sfollati per la guerra)
Nel 1943, S. E. in Giugno dalle Sacramentine predicati da un Monsign. Rinnovato S.V. D. Sciaccaluga, Paver.
N. 1944, tre giorni di ritiro per rinnovare i S.Voti da Don Sciaccaluga; non si sono potuti fare i S.E. per la guerra.
N. 1945, S. E. (in Giugno dalle Sacramentine predicati: (parole cancellate appena) in settembre predicati da un frate. Rinnovato S.V. da Don Sciaccaluga Paverano.
46 S.E. agosto (spazio vuoto,) S.V. da Don Nico Paverano.
14 Agosto ò ricevuto l’Olio Santo, Benedizione Apostolica da D. (illeggibile) 15 Fatto S.Voti perpetui da D.N.

5 Ottobre:[8] festa della Madonna del S. Rosario- ricevette il S. Viatico alle 8.
Verso le 10 dello stesso giorno assistita da 3 Sacerdoti; da tutte le consorelle suore, bambine ed alunne ricoverate salì al cielo cessando di soffrire.


2. Memorie di vita

Un altro autografo senza data. Su richiesta del padre spirituale, Suor Maria Plautilla racconta qualcosa del suo itinerario spirituale, traendone motivi di umiltà e di lode a Dio provvidente.

La prima grazia concessami dal Signore fu quella, d’essere nata in paese cattolico e una mamma degna del suo nome, purtroppo mi mancò troppo presto; a soli 12 anni ero orfana.[9] La poverina morì si può dire di necessità e crepacuore perché il papà malato di fisico e più ancora nello spirito era causa di molte sofferenze per la famiglia.
Il parroco non volle mai abbandonarci ed ogni sera veniva a confortar l’ammalata per prepararla al trapasso ed ogni mattina le portava la S. Comunione. Il papà vedendo la grande generosità e costanza dei buoni che si prestavano in diverse maniere si arrese e divenne un bravo praticante; si vede che furono le preghiere della povera defunta.
D’allora si schiusero avanti di me i gravi pericoli della vita, costretta ad andar in casa d’altri per guadagnare il pane fino a tanto che venni in Congregazione, incontrai diverse occasioni di peccato diverse volte caddi, ma nei pericoli più gravi si vedeva proprio che una mano mi allontanava. Ne sia sempre benedetto il Signore di tante grazie concessemi. Se avessi avuta qualche persona che mi avesse corretta, non sarei certo caduta tante volte, se fosse possibile dire a tutti quelli che hanno in custodia dei giovani siano molto prudenti che alle volte la causa una parte è la loro. Mi perdonerà Padre che mi esprima così ma è realtà.
Una volta quando andavo a scuola, fui accusata unitamente ad altre d’aver commesso una mancanza di una certa gravità, di questo sono proprio innocente non ò voluto scolparmi né in pubblico né in privato; ò detto fra me vedremo nel giudizio se è vero, di questa vittoria su me stessa mi giovò molto per rinforzare la S. Vocazione che da alcuni anni sentivo in me. Di questo però mai nessuno lo seppe.
Alla domenica essendo libera le compagne mi portavano a girar con loro, io per alcun tempo lottavo non volevo tradir la coscienza, ma le inclinazioni del divertimento mi vincevano, questi divertimenti si riducevano andar a passeggio, quattro volte veder a ballare, mai cine o teatri nemmeno libri cattivi. Per questo che non andavo ai vespri erano rimorsi per tutta la settimana tanto che facevo sempre proposito di abbandonar le compagne cattive ma erano propositi di marinai, duravano poco. Fino a tanto che faccio così non potrò mai liberarmi, bisogna una risoluzione ferma; la presi.
Conoscevo una Suora solo per nome volli andare a manifestar il mio desiderio, ebbi una doccia fredda, rimasi molto male, credevo che tutte fossero sante ma invece… Stetti per un po’ di tempo e mi rivolsi ad un Sacerdote; anche qui la stessa risposta, che dovevo fare? Ricorsi al rifugio degli abbandonati M. S.S. questa non solo mi consolò ma quasi sicura della Sua protezione, vinsi le compagne; alla domenica andavo in chiesa e fino a tanto era l’ora d’andar a casa non uscivo, tutta la settimana godevo una pace pregavo volentieri e sempre più si faceva forte la vocazione di andar Missionaria, diverse occasioni mi vennero a cementare la mia risoluzione.
Quante volte venivo dalla campagna (perché d’estate andavamo coi padroni in città ) stavo digiuna anche fino a mezzogiorno per non perdere la S.C., alle volte avevo poco tempo facevo il ringraziamento in bicicletta, che fervore avevo allora mi sembrava tutto leggero, ma purtroppo tante volte andavo in città in macchina non era possibile andar in chiesa perché dovevo star insieme a loro. La divozione al SS. Cuore m’è sempre stata di aiuto in diversi bisogni. Una volta desideravo d’andare alla S. Messa per accostarmi ai S. Sacramenti perché quasi sicura che il SS. Cuore mi avrebbe aperta la strada della nuova vita.
Era il 1° venerdì del mese di giugno, non sapevo come fare per aver il permesso dalla signora tanto restia riguardo a questo; feci fino a tanto che l’ebbi ottenuto. Il Signore mi aiutava tanto.
Una domenica andai a casa per alcune ore, manifestai la mia vocazione al Parroco, lui pure mi mise alla prova ma alla fine cedette, e mi aiutò. Mi disse in quale congregazione volevo andare, io gli risposi nelle missionarie per poter andar presto nell’Africa dove era andata pure una mia compagna, Lui mi disse ti mando in una congregazione nuova che è ancora vivo il Fondatore, io non conoscevo affatto. Diverse cose le devi preparare te la lettera di domanda ecc. ecc. Mi misi subito d’impegno ma era un po’ da pensare non volevo far conoscere a loro il mio disegno.
Incontrai una buona ragazza già un po’ d’età, si prese l’impegno e tutto si fece senza che nessuno s’accorse Dico solo due particolari per far vedere il Signore come mi aiutava quasi visibile. Dovevo andare in città per prendere una carta dal Municipio che passato quell'ora non la potevo più avere fino a lunedì che era troppo tardi. Non volevo dirlo ma soffrivo tanto, ricorsi al Signore non avevo ancora terminata la preghiera mi sentii chiamare d’andare in città per una commissione, si figura la gioia pareva che volassi, la seconda fu quasi lo stesso, e poi diverse altre occasioni.
Il Signore alle volte mi faceva veder ogni speranza delusa ma alle volte si faceva veder quasi visibile la Sua mano.
Il più difficile fu quando dovevo lasciare quella famiglia, che loro speravano non dovessi più abbandonarli , era già fissato il giorno della partenza per Tortona, gli dissi che presto anzi fra otto giorni sarei andata via in quel frattempo cercai una per sostituirmi; si scatenò un vero temporale, dovetti passarne molte, ma il Signore mi aiutò sempre.
Finalmente dopo tante peripezie fui libera, la famiglia era gia informata il papà era contento, ci aveva parlato il Parroco, stetti a casa pochi giorni. Il papà l’ultimo giorno mi disse: se voglio impedirtelo lo posso ancora fare, io gli risposi aspetterei a 21 anno e poi vi scapperei; lui vedendo così: “Sì sì, va pure, sono molto contento che una sia a posto. Per il resto, del tuo guadagno il Signore ci aiuterà. Guarda di far bene quel passo, d’esser una vera suora e, se non sei contenta, la casa ti accoglie sempre e prega per me”. E pianse. Salutai i fratelli e sorelle e tutti i parenti ecc. ecc. Insieme con la Maestra partii di buon mattino arrivai a Tortona alle 3 di dopo pranzo era il 3 di Novembre 1933.
Dopo 3 giorni venni a Genova.
La prima lotta fu quella, vidi nella casa di S. Caterina, dove stetti 2 giorni talune Suore ammalate, mi dissero che erano state tubercolose; io che di quella malattia avevo tanta paura ne provai un tal dolore nel pensare che se la prendevo io non potevo più andare nelle missioni e mi mandavano a casa, era tutto questo il motivo. Da quel giorno incominciai a studiare d’infermiera, venivo a far le pratiche qua poi ritornavo a Marassi.
Appena aperta la casa venni e mi misero con le ammalate.
Allora provai una lotta, ma vinse la grazia: non ero capace a vincermi a far certi lavori ripugnanti mi abituai un po’ per volta. Delle prove ne ebbi molte nei 2 anni di probandato ma il Signore mi venne sempre in aiuto.

3. Lettera alla zia Anna
Suor Maria Plautilla manifesta sentimenti di tenerezza e riconoscenza verso la zia che aiutò la sua famiglia dopo la perdita dei genitori.

Genova 19.12.1938
Tutto a Gesù per Maria
Carissima zia Anna e famiglia
Sento il dovere di ringraziarvi tutti del bene e della carità usataci sempre a noi tutti ma specialmente in quel tempo della morte dei nostri cari genitori, nel circondarci di affetto e di riguardi per farci sentire meno pesante la grande sventura.
E davvero dolorosa la morte dei genitori non lo credevo, perché quando è morta la povera mamma noi eravamo tutti piccoli, non abbiamo sentito tanto la mancanza perché non capivamo ancora cos’era esser orfani l’abbiamo sofferto dopo; c’era ancora il papà che teneva la famiglia unita, e adesso siamo doppiamente orfani senza il sorriso dei nostri cari. La mia vita di suora mi fa sentire meno pesante, perché già abituata a star lontana, ma penso per i miei fratelli e sorelle, specialmente la più piccola, spero che i genitori veglieranno su di noi tutti più ancora che se fossero vivi.
Non potrò mai dimenticare della grande accoglienza e affetto che mi avete circondata nella permanenza in famiglia più che se fossi stata vostra figlia.
Ogni giorno supplico il Signore che vi voglia ricompensar largamente la vostra grande carità, e mi perdonerete se non mi sono diportata come dovevo, con voi.
Mi è stato molto dolorosa la partenza, direi quasi più della prima sia per me che per voi, ma il Signore che non lascia nessun sacrificio senza ricompense, ricompenserà anche questo, ci unirà per sempre in Paradiso ove non saran più lacrime non più dolore. Coraggio cara zia, ricordo sempre quelle parole che mi avete dette “che non ci vedremo più”, è solo i monti che non si scontrano.
S’avvicinano le care feste di S. Natale. Vi faccio i più santi e sentiti auguri a voi e a tutta la famiglia, pure al cugino Angelo se avete l’occasione di vederlo. E anche quei di Cuneo. Gesù Bambino vi porti pace unione salute in santa letizia per lunghi anni ancora che vi conservi all’affetto di tutti, e che fate anche da mamma ai miei di famiglia.
Cara zia io sono molto contenta di aver seguito la voce del Signore, che si è degnato di chiamare me la più cattiva della famiglia per esser sua sposa, pregate che possa sempre con più fervore corrispondere e migliorare la mia condotta perché non è l’abito che fa santo sono le virtù e io di queste non ce n'ho. La mia buona Superiora mi à dato due calendari uno per la mia famiglia l’altro lo spedisco per voi, così vedrete il nostro fondatore, la casa dove sono, le ammalate, e tanti personaggi della casa.
Vorrei dirvi ancora tante altre cose ma vi scriverò ancora insieme ai miei come questa volta.
Ringraziandovi di cuore tutti indistintamente. Rinnovandovi i più sentiti auguri per il Buon Natale e buon fine e principio anno. Tanti saluti a voi, a Giovanni, la sua moglie Lucia (segue una parola illeggibile) e tutti gli altri. Vostra aff.ma nipote
Suor Maria Plautilla


4. Cartolina al fratello Giovanni
Il fratello viene ferito durante la guerra e, premurosa, Suor Maria Plautilla gli scrive per far sentire la propria vicinanza e per incoraggiarlo: “soffri con merito”. Come sempre, manifesta affettuosa partecipazione alle vicende dei familiari illuminandoli a vedere gli avvenimenti nell’orizzonte di Dio.

Al Soldato Cavallo Giovanni[10]
IX Settore Gaf. Compagnia deposito
Copertura Militare Torino

Tutto a Gesù per Maria
Genova, li 8 Luglio 1940
Carissimo fratello Giovanni
O’ appreso con molto dolore la triste notizia. Ma desidererei saper più chiaro il tuo stato, sei ferito tanto? oppure ài qualche malattia. Se sapessi quanto sto in pena per te. Giorni fa m'ha scritto la tua sposa e la sorella dicendomi che erano tutte sconsolate io ci ò risposto dicendole che presto tornavi a casa, le ho fatto coraggio.
Caro fratello soffri con merito, raccomandati al Signore che ti dia pazienza. Credo che essendo all’ospedale avrai qualche anima buona che ti circonda e così ti allevierà un po’ il dolore. Certo se fossi qui a Genova anch’io ti verrei a trovare ma li è troppo lontano, ma se fossi più grave fammelo sapere. Speriamo che sia una cosa passeggera, in un'altra lettera dimmi la verità, non aver paura di impressionarmi. Sai se il fratello Nicola e già sotto le armi? E di Giuseppe ne sai qualcosa? Come sarei contenta saper che stanno bene. Di casa m’han pure scritto che non ne sanno nulla e sono in pensiero.
Caro fratello ò pregato tanto per te e continuo a pregare affinché tu possa con gli altri fratelli tornare a casa sani, invoca anche l’aiuto dei nostri genitori che loro ti proteggeranno. O’ pregato pure per tua sposa che stia bene. Se vuoi che ce lo faccio sapere a Giovannina e che ti venga a trovare me lo fai sapere.
Ricevi tanti tanti saluti della tua aff.ma sorella Suor M. Plautilla


5. Lettera alla sorella Giovannina
Suor Maria Plautilla infonde speranza alla sorella che trepida per il ritorno dalla guerra del marito, la rassicura della sua preghiera e del ricordo: “Se sapessi quanto penso a tutti voi”.

Genova 1.10.1943[11]
Carissima sorella Giovannina
Tu penserai forse che t’ho dimenticata col mio lungo silenzio, tutt’altro cara, aspettavo sempre qualche tua con buone notizie ma invano. O’ saputo che sei molto triste per la sorte toccata al tuo sposo, credo che invece… se è li dov’era sei fortunata che è al sicuro. Vedi come si soffre chi per una maniera chi per un’altra, vedi Giovannina se avevi avuto la vocazione quella croce non l’avevi, ma così a voluto il Signore. Fatti coraggio vedrai che tornerà presto.
Se eravamo nel periodo come prima mi sarei interessata per saper dov’era tuo marito ma adesso non si può. Ai un angioletto che ti consola e spero che con la suocera ti trovassi bene. Io prego tanto per te e pei tuoi cari appena sapessi qualche notizia dov'è, salutalo e dille che lo ricordo sempre al Signore. Da più di un mese mi trovo a Genova, non siamo tutte perché sono ancora a Tortona, qui siamo cinque suore e qualche ragazza, sto bene. Giuseppe t'avrà detto qualcosa riguardo a questo. Ti vorrei dire ancora tante cose, ma ti scriverò presto. Qui c'è sovente allarmi ma succede nulla di grave, certo si sta sempre con la paura...
Se sapessi quanto penso a tutti voi chissà quanto soffrirete, della fame e d’altre cose, questo per me è un tormento. Fatti coraggio cara Giovannina, il Signore non abbandona mai nessuno.
Ricevi i più affettuosi saluti e baci dalla tua sorella Sr. M. Plautilla.
Saluti la suocera un bacio alla tua piccola.


6. Lettera alla sorella e fratello
Suor Maria Plautilla parla della festa della Madonna della Guardia cui ha partecipato a Tortona. Il suo animo si apre alle gioie della vita religiosa e ai motivi di sofferenza e di dolore delle famiglie, a guerra appena conclusa.

Genova 23.9.45
Tutto a Gesù per Maria.
Carissima sorella e fratello
Vi faccio sapere che sono tornata dai S. Esercizi, grazie a Dio tutto è andato bene, i Superiori hanno permesso che andassimo due giorni prima, così abbiamo partecipato alla bella festa della Madonna della Guardia: vi dico alcuna cosa riguardo a questo.
Hanno incominciato le S. Messe all’una dopo mezzanotte e hanno continuato fino alle 19, c’e stata la benedizione degli ammalati, alle 5 è sfilata la processione che durò quattro ore, pareva tutto il mondo rovesciato là, cerano tre musiche in tutto il tragitto hanno sempre cantato e suonato pareva un vero Paradiso, fuochi artificiali, grande illuminazione, e poi tante tante cose che ci vuole troppo a descriverle.
Vi ò raccomandato tanto alla S. Madonna e a D. Orione, tutti voi.
O’ avuto la fortuna di stare diverso tempo con Sr M. Basilia, e stata pure una giornata in corsia con me, e stata meravigliata vedere tante ammalate, lei che ne à appena quindici, nella corsia ove sono ci sono ottanta letti e una cinquantina immobili, e l’altare in corsia, tutte le mattine c‘è la S. Messa, sono tanto buone che non costa sacrifici curarle, sovente alcuna vola al Cielo e so sicura che pregano per tutti.
Del fratello Giuseppe e Michele ne avete notizie? spero e ci auguro che stiano bene. Mi raccomando voletevi bene, sopportatevi a vicenda, vedete quale grazia ci à fatto il Signore d’esser in quattro soldati e tornar tutti e sani?
Quasi in ogni famiglia si piange un assente oppure disgraziato, in quei momenti di terrore, al pericolo di morte abbiamo chissà quante volte protestato: se sarò salvo farò questo quest’altro ecc. ecc. adesso dobbiamo mantenere la promessa. Ci scrivo pure un foglio a Giovannina cosi ci descrivo una parte del pelegrinagio.
Salutatemi il Priore e parenti e vicini, a te cara sorella e fratello il più affettuoso saluto vostra sorella aff.ma Sr M. Plautilla


7. Lettera alla sorella e cognato (23.9.1945)
Sentimenti di attenzione verso i familiari e gioie spirituali della sua vita di suora si intrecciano con le notizie.

Genova 23.9.1945
Tutto a Gesù per Maria
Carissima sorella e cognato
Ricevetti la vostra lettera la quale mi faceva sentire il dispiacere che provaste a riguardo mio. Certo io pensavo male, non potevo capire questo lungo silenzio, stavo molto in pensiero perché abituata ogni mese o due ricevere qualche scritto, ma pazienza tutto e passato basta che al presente state bene, certo che è una spesa, e non si guadagna a proporzione all’uscita. Vedi Giovannina il Signore come ti à aiutata dopo tanto silenzio e preoccupazioni ridartelo in salute? Quale riconoscenza le devi avere.
Venerdì scorso giorno ventuno abbiamo adempito la promessa fatta alla S. Madonna se finiva la guerra fare il solenne pellegrinaggio al Santuario del monte Figogna dove è apparsa. Eravamo circa cinquecento, una parte a piedi e un po’ in guidovia quelli che non potevano fare la lunga salita, io grazie alla bontà dei miei buoni Superiori appartenei ai secondi, appena arrivati sempre in corteo, a capo la banda musicale entrammo in Santuario e si diede principio a grandi funzioni in ringraziamento che durò tutta la giornata salvo il tempo di refezione, è stato un vero Paradiso, i Superiori anno anche pensato far arrivare due camioncini di viveri e così e stato una vera festa di famiglia, erano riunite tutte le nostre case di Genova. Ai piedi della Madonna vi ricordai tutti in particolare; avevo mai auto la fortuna di andare, sono stata veramente contenta.
Sono pure stata a Tortona a fare i S. Esercizi, pregai pure per voi tutti alla tomba di D. Orione.
Ci faccio pure gli auguri al cognato pel suo onomastico, tutti ma specialmente in quel giorno implorerò dal Signore e dal suo S. Protettore S. Michele le più elette benedizioni, come pure al fratello fate il piacere di farli da mia parte. Vi mando un’immagine che viene proprio dal gran Santuario, vi porta la benedizione di M.SS.
Ricevete i più affettuosi saluti, un bacio alla Giovannina e Anna M. Vostra aff.ma sorella e cognata Sr Maria Plautilla



8. Cartolina al fratello Giuseppe

Anche il fratello Giuseppe[12] seguì la sorella Plautilla e divenne religioso di Don Orione. La cartolina non riporta la data ma è dei primi mesi del 1946.

Carissimo fratello Giuseppe
Colgo l’occasione che venuto fr. Giovanni a trovarmi dicendomi che sei entrato in Congregazione, son molto contenta spero e t’auguro che ti trovi bene, certo i primi giorni sono un po’ brutti ma vedrai che il Signore ti aiuterà e diverrai un perfetto Religioso, potrai presto fare il Noviziato. Coraggio caro, stai buono allegro, il mondo è così brutto e falso. Ti invio pure gli auguri di buon onomastico un po’ in ritardo ma pregai molto per te, ti scriverò qualche volta ma più mi ricordo nelle preghiere.
Ricevi i più affettuosi saluti auguri di una buona riuscita nella nuova vita.
Tua aff.uosissima sorella Sr M. Plautilla


9. Lettera alla sorella Marianna e Michele
La sorella Marianna aveva manifestato il desiderio di farsi suora. Suor Maria Plautilla le scrive una lettera piena di senso di responsabilità e di tenerezza. Senza data, probabilmente del 1946.

Carissima sorella Marianna e Michele
Vi invio i più santi auguri di buone feste, il S. Bambino vi sia portatore di tutte le grazie che desiderate.
Proprio adesso ricevei la tua lettera la quale mi dava molte tue notizie pure di Giuseppe e della nipotina. Ti mandai il calendario pure a Giovannina credo che l'avrete ricevuto. O’ ricevuto la cartolina della cara nipotina la quale mi fece molto piacere la ricambio di un grosso bacio…
Tu mi domandi sempre di venire con me, io sarei contenta, ma vedi; Giovannina e Michele rimangono soli… e poi come puoi abituarti star lontana dal paese. Tu dirai sono con te… hai ragione, mica che non si possa cambiare di casa e lasciarti, sai che noi non siamo mai sicuri di star sempre in una casa… questo lo disse pure Sr M. Basilia, quest’anno.
Una mia consorella dopo dodici anni che eravamo assieme è partita giorni fa per la bassa Italia, vedi cara non è che non ti voglio insieme ti faccio presente tutte le difficoltà, saresti anche troppo lontana da tutti, chissà se ti abitueresti? Ma se proprio vuoi e il Priore ti dicesse di sì, ci parlo coi buoni Superiori son sicura che ti accettano.
Se volessi andare a trovare la Superiora che è nella casa di Cuneo che mi conosce ed è stata anche qua potrà pure dirti alcuna cosa.
Ti lascio libera fa tutto quello che vuoi, se dovessi pentirti non vorrei esser stata la colpa. Pure una altra difficoltà: non ti metterebbero mica insieme, perché c’è una consorella che à la mamma qua, sono mica assieme, vedi Marianna tu ti credi star vicino a me invece chissà cosa dispongono i Superiori. Non ci sarebbe un ricovero li a Centallo o Cuneo saresti vicino. Se vuoi che ci scriva io a Priore per farti raccomandare, lo faccio.
Pensaci bene sopra perché una volta fatto non si può più rifare tanto facile. Ti mando la fotografia insieme con la mia Superiora e consorella, falla veder anche a Giovannina quando l’avete vista tutti la mandi di nuovo perché tengo il ricordo, e poi fossi da sola ma diverse non le conoscete, ma tienila fino che vuoi.
Qua à incominciato un giorno a nevicare ma s’é vista appena, fa molto freddo perché c’è sempre il vento.
Ricambia i miei saluti al fratello Michele, dille che tutt'altro che l’ho dimenticato, lo ricordo sempre non scrivo perché scrivo tutti assieme. Vedi Giuseppe come è andato lontano? Egli la terza casa che cambia, speriamo che stia bene e si conservi sempre più buono.
Ora abbiamo fatto il presepio in corsia vicino all’altare, facciamo la novena solenne ogni giorno, servo la S. Messa faccio da chierichetto. Appena che facciamo prendere la fotografia te la mando. Stai contenta vedrai che il Signore penserà pure a te, ti replico vai a trovare Sr M. Daniela che è a Cuneo vedrai che ti aiuterà ti indirizzerà a bene tuo.
Ricambia gli auguri alle Suore e saluti, facci gli auguri alla famiglia Revello e a tutti i vicini.
Il S. Bambino ti sia di conforto e ti conceda tutte le grazie che desideri.
Ricevi i più affettuosi saluti a te e a Michele.
Vostra aff.ma sorella Sr M. Plautilla


10. Lettera alla sorella Marianna
Suor Maria Plautilla torna a scrivere alla sorella nel timore di avere esagerato nel presentarle le difficoltà nel seguire la vocazione religiosa. Come sempre lascia trapelare l’animo gentile e fervoroso, attento e riconoscente.

Tutto a Gesù per Maria.
Carissima sorella Marianna
Ricevetti la tua lettera la quale mi dava molte tue notizie.
Nell’ultima ti dissi tutte le difficoltà per venire qua, poi la buona Superiora mi fece osservare come mai non volete la vostra sorella? Se viene la teniamo qui con noi dunque vedi quando non puoi più andare avanti scrivi alla Superiora che ti accetta anch’io sarei contenta vederti a posto, mi spiacerebbe per Giovannina. Mi incaricasti di ringraziar la Sr M. Innocenza,[13] sai è la mia Superiora che è tredici anni che sono assieme.
Da qualche tempo in qua non ò più tanta salute. Lei à molti riguardi molte cure, non l’avrei certo in casa nostra, mi mandò due volte ai raggi e alla visita medica sono sempre sotto cura, sto meglio spero di guarir ancora bene se no pazienza.
Riguardo al fratello Giuseppe so che è a Venezia e sta bene, mi scrisse a Natale.
Sentii che fa molto freddo, sapessi quanto ci penso al freddo che soffrirete, noi qua e tutto riscaldato grazie a Dio tanto freddo non sento, ha pure nevicato e gelato per tanti giorni.
Mi trovo sempre con le care ammalate sto molto volentieri, appena prenderemo fotografia alla sala te la mando, vedrai che bella.
Mi scrisse una cartolina il cugino Musso Umberto che è negli Oblati, da buone speranze di bene. Mi spiace molto di non aver potuto salutare Sr M. Basilia e darle i saluti per tutti voi, è stata una cosa combinata troppo in fretta io ero in corsia, non vidi nulla, seppi questo quando era partita, spero che avrà fatto buon viaggio, e vi dirà alcuna cosa di me, perché e poco tempo che m'ha visto. La fotografia tenetela ancora fino che volete perché ne feci un'altra con le Suore partenti per l’America.
Dille un po’ al signor Priore se si è dimenticato di me, porgigli i miei saluti, pure alle Suore e a tutti i parenti e vicini. Saluto tanto il fratello Michele dille che lo ricordo sempre.
Ricevi i miei affettuosi saluti tua aff.ma sorella Sr M. Plautilla


11. Lettera sulle lampade viventi
Senza data né destinatario, Suor Maria Plautilla scrive la sua adesione all’iniziativa promossa dal Canonico Arturo Perduca, di costituire un gruppo di Lampade viventi. Erano Piccole Suore Missionarie della Carità che facevano una speciale e cosciente offerta della loro vita, preghiera, lavoro e sofferenza per la prosperità della comunità e la santità dei loro membri, sacerdoti e suore. Dove c’era qualcosa di generoso, Suor Maria Plautilla vibrava.

Rev.do Padre
Da parecchio tempo volevo esporLe un mio desiderio ma non essendo ancora riuscita mi permetto di scriverglielo.
Da circa tre anni nella nostra Congregazione è sorta per iniziativa del Signor Canonico (per certo anche volontà di Don Orione) una lega di Lampade Viventi; ossia le Piccole Missionarie della carità che consacrano la loro vita; preghiera lavoro e sofferenze, per la prosperità della comunità e la santità dei loro membri: Sacerdoti e Suore.
Lei da parecchio tempo conosce la mia anima, sa più di me quanto io sia miserabile, malgrado la buona volontà sono sempre la stessa, confidando nell’aiuto di Dio, guidata da Lei, vorrei farmi lampada. Mi affido a Lei, se crede di lasciarmi iscrivere, certo non bisogna mai dir di no al Signore ma in tutte le sofferenze non sempre sono preparata, è quello che io temo.
Sabato 4.c. mese ho avuto la risposta della radiografia di t.b.c. fibronodulare circoscritto lobo superiore destro trach. Negativo, però posso vivere in comune. Per cura: riposo. Iniezioni calcio, emantitosina, vitamina c. Bioepatina. Se sapesse quanto mi costa il riposo, è la più grande sofferenza chissà se potrò riprendere ancora il mio lavoro?
Se Lei acconsente sarà questa la prima offerta che offrirò per la congregazione. In attesa di una Sua risposta Le porgo i più fervidi ringraziamenti per tanto bene che fa alla mia anima, pregandoLa di potermi continuare il Suo aiuto. Sempre La ricordo al Signore, le auguro dal Cielo le più elette benedizioni. Mi benedica
Sua ultima figlia in G. C. Sr M. Plautilla



12. Lettera al fratello Giovanni

Il fratello sta passando un momento terribile: gli è morta la sposa e lui è infermo. Suor Maria Plautilla giunge puntuale con la sua parola confortatrice.

Genova 22.12.1947 Deo Gratias
Carissimo fratello Giovanni
Nel saperti così al pericolo non son capace a rassegnarmi, poverino quanto hai mai sofferto e chissà quando finirà questa tortura? Fatti coraggio buon fratello, sii rassegnato vedrai che il Signore avrà compassione anche di te. Chissà che Natale passerai quest’anno? Anche il cognato poverino chissà come anche lui.
Il fratello Michele mi mandò la fotografia della tua povera sposa. Da una parte è meglio che sia morta, à finito di soffrire tanto più adesso saperti così… Stai buono confida nel Signore non lasciarti prendere dal pensiero della disperazione, in questa vita siamo di passaggio, è di là che è eterna. Ricordati di pregare qualche volta, il Signore ti darà la forza a superare tutti gli ostacoli.
Stai sicuro che nelle mie preghiere non ti dimentico mai: Gesù Bambino ti conceda tutte le grazie che ne hai bisogno. Ricevi i più affettuosi saluti e auguri dalla tua sorella Sr. M. Plautilla


13. Lettera a Suor Maria Pazienza
Suor Maria Plautilla si rivolge con sentimenti di figlia alla sua superiora generale; manifesta il suo affetto, il desiderio e le difficoltà nella via del bene.

Genova, 15.12.1945
Tutto a Gesù per Maria
Molto Rev.da Superiora Sr M. Pazienza[14]
Nella lieta ricorrenza del S. Natale mi affretto a inviarLe i più sinceri e santi auguri. Gesù Bambino Le sia portatrice di pace e ogni celeste benedizione che il Suo cuore desidera.
Non può immaginare il desiderio che provo di vederLa! Mi sarà forse pagata questa mia consolazione? ConfidarLe tante mie pene come facevo prima e ricever da Lei un consiglio un ammonimento ecc. ecc. Nonostante la buona volontà cado sovente nei miei difetti, mi avvilisco, tralascio le pratiche di pietà e pure la più cara, la S.C. che soventissimo sono in vacanza, Lei ben mi conosce…
Il giorno dell’Immacolata rinnovai la mia consacrazione al Signore e rinnovai pure il proposito di esser più buona, speriamo che il Signore mi esaudisca.
Mi trovo sempre con le cara ammalate le quali son molto buone, un numero di queste La ricordano e sovente ne parlano, e mi incaricano di salutarLa tanto tanto e le porgono i più rispettosi auguri per le care feste.
Abbiamo l’altare in corsia, ogni giorno celebrano la S. Messa e fanno una trentina di comunioni ogni giorno, come è bello vederle così rassegnate pazienti, sono circa una ottantina, una cinquantina a letto, siamo in due, il lavoro non ci manca, ma andiamo così d’accordo che una cerca d’alleggerire l’altro, quando ce la carità come si sta bene!
I miei fratelli son tutti tre tornati pure il cognato son salvi tutti per miracolo, come è buono il Signore. Le vorrei dirLe ancora tante tante cose ma temo di stancarLa. Mi perdoni buona Superiora, come sta di salute? Spero ed auguro bene.
Ogni giorno la ricordo al Signore.
RinovandoLe i più affettuosi saluti e auguri
Sua devotissima figlia in G. C. Sr M. Plautilla


14. Lettera a Suor Maria Anna
Scrive alla suora che ha avuto accanto per ben 13 anni; si confida su turbamenti, difficoltà e speranze per la salute ormai minata. Su tutto si eleva il suo sereno abbandono alla volontà di Dio e la riconoscenza gioiosa verso le consorelle.

Tutto a Gesù per Maria
Carissima Sr M. Anna[15]
Chissà cosa pensate che non vi ò risposto alla vostra lettera? Crederete forse che sia già a Staglieno[16] ma invece esisto ancora, la pelle è troppo dura.
Vi ringrazio del vostro ricordo e degli auguri, da parte mia non vi dimentico mai, sono tanti giorni che rimando da un giorno all’altro ma vedo che si avvicina la Vostra festa, vi faccio i più sinceri auguri la vostra S. protettrice vi conforti vi illumini e vi interceda tutte le grazie che desiderate.
Sentii tante vostre belle notizie, vedete che il Signor vi vuol bene anche a voi? Voi forse credete che io sia già santificata purificata invece sono sempre la stessa birba di prima. Sentite M. Anna vi dico un po’ il progresso della mia malattia, servirà di ricreazione perché siete sola non avete più occasione di far quelle belle risate che si faceva al Paverano.
In febbraio cedetti la corsia a Sr M. Pellegrina mi misi a letto con febbre alta, Sr M. Bennata era pure ammalata, è stata grave: nella prima notte scesi per veder che ora era, appena nel corridoio perdei la tramontana, sentii un colpo pensavo, cosa ci sarà? Dopo alcuni istanti alzai le mani sentivo foglie, sarò nel deserto? Era un vaso di foglie. Che letto duro? Con l’aiuto di qualche morto… mi alzai, appena in camera sentii un altro colpo, cosa succede, corsero premurosamente la Superiora e Sr Filippina, mi misero a letto e da quel tempo rimasi fedele al mio ufficio di inferma, appena Sr Bennata è stata meglio andò dalle bambine, io sempre la stessa andai nell’ infermeria ove sono ancora attualmente.
Alcuni professori mi dicevano che era t.b.c. da ricoverare subito, infetta pensate che consolazione?… dopo concordemente dissero che era negativa, la febbre continuava sempre progredendo, fino ai primi di maggio giravo ancora qualche ora e poi mi fermai, nemmeno più a Messa, il giorno del Corpus Domini mi portarono in chiesa con la sedia figuratevi quel che provai io e poi abituate a portare in tempo di guerra tante ammalate?
Mi sottomisi pure a questo e a tante altre cose che voi capirete, impossibilitata muoversi dal letto…
Proprio quella sera che ricevetti la vostra cara lettera era la vigilia di Pentecoste, stavo proprio male, chiesi al Professor e alla Superiora che mi facessero dare l’Olio S., loro non credettero opportuno come infatti non sono morta. Vi dico sul serio sono stata vicino a S. Pietro ma appena s’accorse che ero io, chiuse la porta dicendomi che devo ancora soffrire molto per espiare i peccati, due volte altre ancora tentai di andare (ma la pelle è troppo dura) bisogna che mi rassegni a far la S. Volontà quando Lui crederà verrà a prendermi, oppure mi darà un po’ di salute a lavorare ancora, ero cosi rassegnata preparata a morire che la sera di Pentecoste venne D. Sciaccaluga io le dissi: peccato che non sono morta mi aveva preparata cosi bene…
Mi fecero una cura di iniezioni speciali: 1 ogni tre ore per 5 giorni e 5 notti consecutive, pareva stessi meglio ma appena smesso, alcuni giorni dopo ritornai come prima: febbre alta, affanno da non poter più respirare, di questo disturbo ò un po’ di paura perché non trovo refrigerio in nessun modo mi fa soffrir più di tutto: ricominciarono di nuovo la cura appena smessa ricominciò da capo, la ripresero la terza volta continuarono per 14 giorni ieri giorno 17 la finii, speriamo che la terza volta porti fortuna! Ma la febbre persiste, bassa sì, ma continua 37,5 alla sera 37,2 al mattino, tentano un ultimo rimedio: sapete qual è? vi farà ridere; quello di levarmi i denti guasti, ne levarono già per 4, adesso sto aspettar cosa combineranno.
(Penso al vostro palato che al principio non eravate capace ad abituarvi) Se morissi presto pazienza, ma se campo ancora mi da un po’ da pensar non poter più masticare, mi rimetto ai Superiori e faccio come vogliono.
E' stato un mese il giorno 13 che non metto piede fuori della clausura e non so quando uscirò…Vi confesso che alle volte mi avvilisco vedermi sempre la stessa sempre da capo, saper che c’è tanto lavoro, io dar ancor lavoro alle consorelle… notte e giorno, ma per combattere tutti questi pensieri che alla fine sono pensieri di superbia, penso che è volontà del Signore, mi rassegno, sono però frutto di tante preghiere delle anime buone che fanno per me. Quante volte ò pensato ci fosse Sr Anna chissà quante volte verrebbe a trovarmi?…Invece il Signore à voluto questo sacrificio del distacco. La Superiora e le consorelle non mi abbandonano mai, non credevo di aver l’assistenza il conforto e le cure che ebbi.
Solo il Signore può ricompensare adeguatamente la grande carità usatami. Vi vorrei dirvi ancora tante cose, ma sono stanca temo la febbre, e la prima volta che scrivo dal letto, appena avrò l’occasione se non peggiorerò vi scriverò ancora.
Scusatemi di questi scarabocchi, vi ricordo sempre, fatevi Santa che occasioni non mancheranno.
Sempre unite nel Signore.
Vostra aff.ma consorella Sr M. Plautilla


15. Quaderno di appunti spirituali [17]
Si tratta di un piccolo quadernetto con appunti scritti senza cura della scrittura, probabilmente durante qualche ritiro spirituale o come note dei suoi impegni spirituali. Sono il riflesso della sua spiritualità semplice, sostanziosa, fondata sulla confidenza in Dio e sul sacrificio di sé, la “spiritualità dello straccio”.

Le tentazioni: se vengono da Dio sono utili; se dal demonio sono cattive e bisogna subito cacciarle, sono sempre nocive, bisogna combatterle con coraggio da buon soldato ma specialmente mortificarci. Mai lasciare la comunione per cose piccole. Se nel dubbio e si è invocato il soccorso divino stiamo tranquilli. Per esser una vera sposa di Gesù bisogna pensar è agire in modo degno di Gesù e non del mondo…

La Preghiera: in essa sta riposta l’onnipotenza dell’uomo e l’impotenza di Dio. Bisogna pregare con fede con fiducia, con attenzione a chi si parla. Le distrazioni volontarie sono peccati veniali, le involontarie no.
Il Signore guarda la buona volontà e gli sforzi che si fanno.
Pregare sempre con umiltà, come un povero domanda l’elemosina. Pregar sempre nel fare tutto; quel che si fa indirizzarlo alla maggior gloria di Dio. Andare davanti a Gesù e dirgli: “Guarda, Gesù, ti voglio bene e vorrei questa grazia; me la fai? Sono tanto povera e cattiva ma tu sei tanto buono e ricco tu puoi far tutto”.

Giudizio universale: a pensare a questo e non rimediarvi o è pazzo oppure è più perfido del diavolo. Pensare al giudizio rigoroso dei religiosi… tutte le grazie sprecate, ispirazioni respinte, tante mancanze specialmente di carità, su questo che il Signore domanderà stretto conto, che è un distintivo degli eletti; sarà domandato conto di tutto perfino di una parola oziosa, uno sguardo curioso e tutto. Una religiosa infedele, scelta fra mezzo a tanti, e aver così male corrisposto… Medita sovente questo nella tentazione: se cedo cosa perdo? se vinco cosa guadagno? un eternità di delizie per pochi giorni sofferti; e per poche soddisfazioni un inferno di tormento, ecc.

L’umiltà. Senza di questa in Paradiso non si và. Di che cosa dobbiamo insuperbirci se siamo niente e abbiamo niente e siamo buoni a niente? Se non c’è l’aiuto di Dio, siamo solo capaci a far peccati. Quando facciamo qualche atto per cui vengono lodi, riferire tutto al Signore: se non era per Lui, non lo facevamo. L’umiltà non è altro che la cognizione esatta di noi medesimi. Il Signore non parla ai superbi, no li aiuta.

L’obbedienza. Con gli altri voti noi doniamo a Dio parte di noi; ma con questo gli doniamo tutto, cioè la nostra volontà che è la cosa più cara che abbiamo. Per animarmi penso sovente al gran bene che l’obbedienza porta e a quali meriti s’acquista! Questa fa pure miracoli, se fatta con vero spirito per piacere a Gesù, pronta e allegra, come San Gerardo. Anche Santa Teresina ha sofferto tanto, ma sempre allegra.

L’inferno. Pensar sempre che c’è pure il posto per me, se faccio ancora un peccato mortale, come fu veduto da Bernardo… E quel fatto della ragazza cattiva con il fratello pessimo… Il re di Scozia che ha ucciso il proprio padre per salire lui in trono, ecc.

La povertà è avere il cuore distaccato da tutto. Anche dalle piccole cosette.

La misericordia. Ricordo il fatto di quell’uomo che commetteva sempre quel peccato e il confessore non voleva più assolverlo; Gesù staccò il suo braccio dal crocifisso e l’assolve. Però non ci si può fare un’idea della bontà di Gesù che non ha mai sgridato i peccatori.

La meditazione è facile ed è un paradiso. Meditazione e peccato non vanno d’accordo, perché è impossibile pensar alla bontà di Gesù e offenderlo. Si può meditare su tutto il credo e ad ogni meditazione prendere un pensiero e pensarci e ritornarci lungo il giorno.

Le croci. Il Signore non ci manda le croci perché ci vuol troppo bene. Siamo noi che le formiamo; prendiamo tutto con rassegnazione per amor del Signore e per far la sua volontà. In cielo ci sono tutti santi con le palme del martirio. Chi non è martire di sangue, lo è di pazienza. Cominciando dalla mattina, nello svegliarsi, è un continuo rinnegare la nostra volontà, che è un po’ duro, fino alla sera. Sì, è vero, martiri della pazienza. Mai, mai mormorare e lamentarsi per le contrarietà, ma andare da Gesù e dire tutto a Lui. Là sfogare il nostro cuore. Gesù è il solo e unico che ci vuol proprio bene. Non fidarsi di nessuno altro. Dire a Gesù: sono stanca, non sono compresa, non mi curano, aiutami tu, pensaci tu. Sì ti ho offeso tante volte, ma facciamo pace, ti voglio bene tanto, sai.

La Comunione è una cosa troppo desiderabile. Sta a noi farla bene e con fervore. Quando si è certi di esser in peccato, prima confessarsi. Se si è nel dubbio, fare un atto di dolore e uno di amore. Pensare al gran bene che porta all’anima far la preparazione remota; nella sera, nella notte, pensare sempre: domani devo fare la comunione. E anche nella giornata questo deve essere il pensiero per tenerci lontano dalle anche più piccole mancanze. Parlare a Gesù con tutta famigliarità: Gesù, vedi come sono povera, cattiva; aiutami a vincere quel difetto e acquistare quella virtù. Tu sei tanto buono! E poi, ricordare i fatti di tanti santi.

Paradiso. Fare qualunque sacrificio pur di guadagnarlo. Poco è il soffrire è in eterno si gode. Quando siamo tentati pensare che se vinciamo è un merito.

La vocazione. Mai e mai lasciarci vincere dalla tentazione, piuttosto, come disse il padre Ricci, lasciarsi tagliar la testa. Il diavolo tenta per far cadere e se riesce e tutto soddisfatto.

Le Regole. Non sono non altro che la espressa volontà di Dio. Bisogna osservarle tutte puntualmente, non per ipocrisia, ma per amore di Dio, ma pure umanamente.

La Carità. E’ una virtù alla quale per un nulla si manca. Senza questa non si và in Paradiso. Il Signore giudica rigorosamente su questa: far del bene a tutti, del bene sempre, male a nessuno. Fare del bene anche a quelli che ci fan del male Mai accusare le consorelle, per nessun motivo. Quando non si può scusare l’azione scusare l’intenzione. Non curarsi degli altri, pensare a noi, pensare a noi, come fanno tutti i santi.

La passione di Nostro Signore Gesù. Quando si ha da soffrire pensare alla passione di Nostro Signore Gesù e a quanto ha sofferto Lui. Per noi quante calunnie, schiaffi, sputi ha sofferto e poi morire in croce in mezzo a due ladroni! Se si soffre pure tanto, non si può mai mettere a confronto del suo dolore.

La semplicità. E’ una virtù che condisce tutte le altre. Essa non è altro che la retta intenzione in tutto quello che facciamo, diciamo e pensiamo: tutto per piacere a Gesù. Non doppiezze, bugie; piuttosto marcire che esser falso. Sì sì no no; quei “ma” e “perché” e fantasie non piacciono al Signore Fuggire le occasioni. In tutto c’è occasione di peccare; non mai fermarsi dove vediamo che c’è pericolo, fuggire come la colomba ad ogni rumore. Rivolgersi a Dio, cercare il suo aiuto. L’occasione può venir dalle consorelle medesime con simpatie, dai libri, da qualunque cosa. Quando vediamo il pericolo lasciare stare tutto. Se siamo messi per ubbidienza nei pericoli, il Signore ci aiuta; ma quando la cerchiamo noi, allora il Signore non da la sua grazia, e cadiamo. Fare nel nostro cuore una piccola grotta; rifugiarsi là dove staremo in grazia di Dio con la S. Trinità. Non costringere Dio a partire dal suo santuario per lasciarvi entrar il demonio.

L’Eucarestia. Deve essere il nostro centro; là andare quando siamo rattristati, affaticati, annoiati, perseguitati, incompresi, bisognosi di affetto e di complimenti. E’ il solo che ci vuol bene, che può aiutarci, contentarci. L’ha detto Lui stesso: “venite a me voi che siete stanchi affaticati io vi ristorerò”. Vogliamo dubitare della sua parola? Gesù in questo mistero esercita tutte le virtù: il silenzio, il lavoro, la purezza, l’umiltà, la carità. Volerlo imitare per piacere a Lui. Egli non si lascia vincere in generosità.

La S.S. Vergine. Ricorrere a Lei in ogni bisogno. E’ madre nostra e non può non esaudirci, perché Gesù l’ha costituita e non verrà mai meno alla sua missione. A noi, essendo le spose del suo Gesù, essa è doppia mamma. Invocarla sovente specialmente nei pericoli.

Esser vere missionarie come è il nostro nome. Quando si incontrano malate con dei caratteri ribelli, mai prenderle con le cattive, sempre con dolcezza, sempre compatirle dicendo che sono buone e che avrebbero potuto far più del male, mai meravigliarci. Quando si fa tutto quel che si può e non si vede nessun risultato non scoraggiarci; in quel cuore qualcosa resta in impresso e presto o tardi fruttificherà. Specialmente bisogna dar buon esempio con i fatti. Con le parole mai far pesar su nessuno la nostra autorità, ma umili.

La vera pietà. Consiste non in tanti inchini e tante manifestazioni esteriori, ma esserlo dentro davvero. Essere alla buona, semplice. Il Signore gradisce l’allegrezza di cuore in tutto quello che si fa.


N O T E
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[1] Cfr. Piccole Suore Missionarie della Carità, Ed.Velar, Bergamo, 1995.

[2] Si veda la biografia di Ignazio Terzi, Suor Maria Plautilla, l’”incarnazione della carità”, Ed. Don Orione, Tortona 1986.

[3] La mamma morì il 28.2.1925 a soli 44 anni; il padre morì il 6.2.1938, a 74 anni di età.

[4] Possiamo avere alcune lettere a disposizione della Serva di Dio, perché in quel periodo anni 1930 – 1950, il mezzo più comune per mantenere le relazioni era la parola scritta. Don Orione insegnava ai suoi discepoli a fare sacrificio anche degli affetti per amore di Dio e dei poveri e, insieme, raccomandava la vicinanza ai familiari e ai benefattori per far sentire loro l’amore provvidente e misericordioso del Padre.

[5] Roata o anche Ruata Chiusani è piccola frazione rurale del comune di Centallo, in Provincia di Cuneo e diocesi di Fossano; poche case, la più parte allineate lungo la strada provinciale che congiunge Centallo a Bronchi. La chiesa parrocchiale è di stile barocco piemontese, dedicata S. Bernardo. In Via Centallo 55, c’è ancora la casa ove nacque Lucia; alla serva di Dio è stata dedicata una via del paese.

[6] Con il noviziato, che normalmente dura due anni, una giovane inizia la vita nella congregazione; ha lo scopo di aiutare a prendere meglio coscienza della vocazione divina, di sperimentare lo stile di vita, di formarsi mente e cuore secondo il suo spirito.

[7] Il Canonico, con questo solo nome era normalmente chiamato Don Arturo Perduca, nato a Corvino S. Quirico (Pavia), il 26 maggio 1875. Entrò nel seminario di Tortona a 12 anni, fu ordinato sacerdote nel 1898 e in seguito poté collaborare con Don Orione nella formazione dei sacerdoti e suore della Piccola Opera della Divina Provvidenza, nella quale entrò definitivamente nel 1946. Era sacerdote di grande pietà, bontà e prudenza nel consiglio. Dai primi incontri con il gruppetto di suore destinate dallo stesso Don Orione a San Sebastiano Curone, nel 1917, fino alla morte avvenuta nel 1960, il Canonico fu padre e maestro spirituale, saggio e valido consigliere, tanto del Fondatore come delle Piccole Suore Missionarie della Carità. Cfr. D. Sparpaglione, Il Canonico Perduca. Una vita che splende, Ed. Don Orione, Tortona 1975.

[8] Questa nota è scritta con calligrafia di altra persona.

[9] La prima sorella è Marianna, nacque nel 1909, segue Giovanni nato nel 1911 e poi nel 1913 Lucia, Giuseppe nato nel 1915 (nel 1947 divenne religioso fratello orionino), Michele nato nel 1918, ultima Giovanna, nata nel 1921.

[10] Scritto su cartolina postale. Il 1° settembre 1939 la Germania attaccò la Polonia, così ebbe inizio il secondo conflitto mondiale. L’Italia entrò in guerra il 10 giugno 1940 a fianco della Germania. Suor Maria Plautilla viveva nella preoccupazione per i tre fratelli e il cognato che erano in guerra.

[11] Su carta intestata del Piccolo Cottolengo Genovese. La lettera è scritta dopo l’armistizio che l’Italia firmò l’8 settembre 1943.

[12] Fu Don Bartolomeo Fiandrino, priore di Roata Chiusani, a presentare il trentenne Giuseppe a Don Carlo Sterpi, il 28.11.1945: “Desidera, onde assicurarsi la salute eterna, farsi religioso ed io gli consigliai codesta benefica Congregazione, ove già si trova sua sorella Suora”. La risposta venne il 30.12.1945: “Venga per essere Fratello Coadiutore della nostra Congregazione. Si presenti quanto prima al Direttore del nostro Istituto a Sassello, tenuta Periaschi”. Fece la Prima Professione nel 1948 e morì il 12.4.1980. E’ ricordato “umilissimo e pieno di spirito di sacrificio. L’aspetto costantemente dimesso e tendente a nascondersi davanti agli uomini, racchiudeva davvero una vita interiore di intensità non comune. Non si possono escludere nella sua vita autentiche grazie di ordine mistico, come da sue confidenze trapelò nella visita canonica”; in cartella Cavalli Giuseppe, Archivio Don Orione, Roma.

[13] Suor Maria Innocenza Toigo (Fonzaso 1895 – Tortona 1982) fu a lungo superiora della comunità del Paverano e poi anche vicaria generale della congregazione.

[14] Suor Maria Pazienza, al secolo Assunta Tersigli, (Roma 1884 – Ameno 1969) fu la prima superiora generale dal 1925 al 1942.

[15] Suor Maria Anna Nardi (al secolo Elisabetta), nata a Novale di Valdagno (Vicenza), il 17 marzo 1912, fece la professione perpetua nel 1948. Conobbe e condivise la vita con la Serva di Dio dal luglio 1934 fino al 1947, fatta eccezione del tempo di sfollamento a Montebello durante la guerra.

[16] Staglieno è il cimitero di Genova.

 

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