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Parrocchia Mater Dei.
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Autore: Don Roberto Simionato, FDP



CARITA’ PER DARE VOLTO
ALLA MATERNITA’ DELLA CHIESA


Don Roberto Simionato



Don Orione fu un credente, fu un sacerdote, un fondatore, un santo. Non possiamo accontentarci di "descrivere" positivamente i dati, le connessioni storiche, i valori culturali della sua attività e dell'espansione della sua Piccola Opera della Divina Provvidenza nel mondo. E’ indispensabile rifarci a quello che, con termine della teologia spirituale, è definito il "carisma di vita " ricevuto dal Signore e trasmesso dal fondatore: l’Instaurare omnia in Cristo e nella Chiesa attraverso la carità.
Per il Beato tortonese l’Instaurare omnia in Christo non fu solo fatto personale, ascetico, ma anche visione e progetto sociale. Guardando alla società italiana, prima, e ai vari popoli che andrà conoscendo personalmente, poi, lui, povero prete, sentiva di dover portare un unico annuncio e programma di liberazione: "Solo Cristo salverà il mondo". E spiegava: "Senza Cristo tutto si abbassa, tutto si offusca, tutto si spezza: il lavoro, la civiltà, la libertà, la grandezza, la gloria... Senza l'amore e la luce di Cristo che resterebbe dell'umanità? Ottenebrata l'intelligenza, il cuore fatto freddo, gelido più che il marmo di una tomba, l’umanità vivrebbe convulsa tra dolori di ogni genere senza alcun alto conforto, solo abbandonata ai tradimenti, ai vizi e scelleraggini senza nome. Con Cristo tutto si eleva, tutto si nobilita: famiglia, amore di Patria, ingegno, arti, scienza, industrie, progresso, organizzazione sociale".

Occorre partire da pagine come questa per capire il “fenomeno Don Orione”, il suo spirito apostolico particolarmente attivo, creativo, "esplosivo". Tutto fu conseguenza di questa intuizione di vita. Don Orione condivise questa sua passione e avventura personale con una Famiglia religiosa di preti, suore, eremiti, laici, la "Piccola Opera della Divina Provvidenza", che egli fondò lanciandola nel mondo. Nel 1903, nel presentare il "Piano e programma della Piccola Opera", sulla base del quale il suo vescovo diocesano, Mons. Igino Bandi concesse l'approvazione ecclesiastica, Don Orione scrisse che suo fine è "unire al Papa per instaurare omnia in Christo... concorrere a rafforzare, nell'interno della Santa Chiesa, l'unità dei figli col Padre e, nell'esterno, a ripristinare l'unità spezzata col Padre".

Instaurare in Christo, per Don Orione, significa concretamente instaurare in Ecclesia e nel suo centro visibile, il Papa, diversamente Cristo senza Chiesa, sarebbe un Cristo astratto, mitizzato o evanescente nelle idee e ideologie che mutano.
Questa visione della Chiesa – Corpo vivente di Cristo, "mater et magistra" dei popoli, costituisce l'anima della missionarietà di Don Orione. Essa non è fonte di fanatismo o di conservatorismo, ma al contrario è condizione ad un abbraccio di solidarietà universale, di fratellanza senza confini, di progresso autentico e duraturo. Camminare con la Chiesa – fu la sua esperienza e il suo insegnamento – significa camminare avanti, “alla testa dei tempi” e “nel cuore dei popoli” , significa “sicurezza di battere le vie della Provvidenza”. Per questa sicurezza e per questo coraggio vediamo Don Orione solcare i mari e porre casa tra i popoli; interessarsi fattivamente a programmi sociali, politici, assistenziali, economici, pedagogici e persino agricoli; tenere relazioni con i portatori di fermenti culturali e sociali emergenti, anche quando battevano vie di pensiero e di azione indipendenti o anche ben diverse da quelle della Chiesa e dei suoi Pastori. Bene ha osservato recentemente il prof. Alberto Cova: “Don Orione seppe sporgersi tanto perché saldamente ancorato alla roccia”.

C'è un ultimo tratto della esperienza di vita di Don Orione da cogliere. E' forse il più noto e caratteristico. Lo troviamo sintetizzato in un passo di lettera assai esplicito. “La causa di Cristo e della sua Chiesa non si serve che con una grande Carità di vita e di opere. Solo la Carità potrà ancora condurre a Dio i cuori e le popolazioni e salvarle” .
Questa intuizione è analisi e progetto insieme. E così, nella sua espansione apostolica, arrivando in una città, prima ancora di aprire una chiesa, Don Orione apriva un istituto per orfani, si prendeva cura degli inabili, dei dimenticati, si faceva carico dei problemi sociali. Fu così a Genova, a Milano, a Buenos Aires, a San Paolo, in Cile, in Uruguay, in Palestina, in Inghilterra, altrove: “creare opere, opere, opere di carità; il che costituisce il primo nostro mezzo per diffondere negli umili l'amore alla Chiesa e al Papa nell'amore di Cristo” .

Perciò, quando nel 1972 l’allora cardinale Luciani definì Don Orione lo “stratega della carità” certo colse di lui una nota fondamentale. "Tanti non sanno capire l'opera di culto – argomentava Don Orione - e allora bisognerà unire l'opera di carità. La carità apre gli occhi alla fede e riscalda i cuori d'amore verso Dio. Opere di carità ci vogliono: esse sono l'apologia migliore della fede cattolica".
E vorrei concludere con un testo che può apparire curioso: i santi sognano tante cose! Don Orione, già nel 1938, aveva pensato che un segno concreto della carità fosse posto pure in Vaticano. "Che bella cosa - diceva - se il Santo Padre potesse costruire in territorio Vaticano una grande "città della Carità" per ricevere tutti i grandi ammalati, i rifiuti. Insieme con i musei, gli stranieri e i visitatori vedrebbero così, ammirati ed edificati, una grande testimonianza della Carità di Cristo". Non v’era in lui il minimo senso di critica o di populismo, ma la convinzione della forza evangelizzatrice della carità. Sta di fatto che questo desiderio di Don Orione è diventato realtà, una decina di anni fa’, con la costruzione della casa di carità "Dono di Maria", in territorio vaticano, affidata alle Suore di Madre Teresa di Calcutta.

Ecco, noi orionini, strettamente ecclesiali e “papalini”, vogliamo con le nostre presenze e con le nostre opere dare volto alla maternità della Chiesa verso i piccoli, i poveri i più svantaggiati perché questi, e quanti altri vedono, siano mossi alla Chiesa che sola può “instaurare in Cristo”.
 

 

 

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