Il “sindaco santo” di Firenze” fu un estimatore e sostenitore delle opere di Don Orione.
di Enrico Casolari
All'inizio di novembre il Card. Josè Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, commemorando il trentesimo della morte e benedicendo la nuova tomba in S. Marco del “ Sindaco santo” di Firenze, Giorgio la Pira (Pozzallo, 9 gennaio 1904 – Firenze, 5 novembre 1977) , affermava in una intervista: “ la causa di canonizzazione di Giorgio La Pira cammina speditamente. Non possiamo fare previsioni sui tempi. Ma è una causa che sta molto a cuore a tutti. E' quindi giusta l'attesa trepidante di tanta gente perchè venga presto il giorno della sua elevazione agli onori degli altari”.
Fu una figura significativa del pensiero politico ed ecclesiale del dopo guerra. La Pira fu un cristiano ed un politico che ha saputo portare la speranza anche laddove non arrivava la giustizia. Vi è in lui la ricerca, persino provocatoria, di punti saldi che orientino il cammino storico, per evitare che l'umanità appaia una “ nave senza nocchiero in gran tempesta”.
La Pira parla di iniziative concrete per la società: ha organizzato convegni per la pace e sulla civiltà cristiana, culminati con il convegno dei sindaci delle capitali del mondo (1955), stabilendo rapporti di gemellaggio con le città più importanti e dedicandosi totalmente alla “diplomazia di pace” a lui tanto cara. I suoi riferimenti teorici e politici si collocano nella tradizione ebraico-cristiana; convinto che fare politica è fare storia, è orientare l'umanità nella sua crescita spirituale e civile di tutti i popoli della terra che, nella giustizia, costruiscono la pace.
Le chiavi di lettura della sua riflessione sono : La Persona e Il Corpo Sociale, cioè la società, chiamati a realizzarsi pienamente nel Corpo Mistico .
Giorgio La Pira non conobbe personalmente Don Orione, ma ne colse pienamente lo spirito e la statura carismatica nelle sue opere di carità e di amore alla Chiesa. In una commemorazione di Don Orione a Palazzo Vecchio a Firenze, il 26 marzo 1946, presenta in una panoramica mondiale lo sviluppo della Piccola Opera, esaltandone il fuoco di carità e l'attenzione agli ultimi. Il Sindaco La Pira già provato amico dell'opera orionina fu sostenitore della Casa del Giovane Lavoratore in Firenze, via Borghini 23, tanto da essere considerato tra i fondatori e gli animatori di quella istituzione così benefica per tanti giovani disorientati.
Fu memorabile “l'incontro” di Firenze, avvenuto il 31 ottobre 1948, pochi mesi dopo che la Casa del Giovane Lavoratore era stata affidata alla sua Congregazione. Nel Salone di Parte Guelfa l'On. Prof. Giorgio La Pira , allora Sottosegretario al lavoro, parlò di Don Orione, del suo spirito e delle attività del suo Istituto, presenti Autorità e nomi del mondo dell'arte, degli studi e dell'aristocrazia. Ricordati gli scopi della Casa del Giovane Lavoratore di Firenze, esortò tutti ad unirsi in una grande fiamma di amore intorno a quest'opera di concretezza sociale e di vita cristiana.
Fu soprattutto attraverso l'amicizia del sacerdote orionino Don Gaetano Piccinini, che conobbe durante le frequentazioni del Gruppo Romano Amici di Don Orione in piena seconda guerra mondiale, che si stabilirono legami strettissimi di collaborazione. Una sera arrivò Don Piccinini con Don Umberto Secchiaroli a Palazzo Vecchio e il portone era chiuso. Le guardie giurarono, a quei due preti che non li avrebbero lasciati passare a quell'ora. Don Piccinini osò pregarli di chiamare il sindaco al telefono il quale ordinò di farli salire immediatamente. Ed ancora: Don Piccinini si trovava a cena con alcuni amici fiorentini e la cosa gradita fu l'arrivo del Sindaco La Pira che giunse condotto da un giovane sulla vespa e fu uno dei tanti incontri cordialissimi e carichi di buoni frutti.
Giorgio la Pira , in quel gruppo di Amici Romani di Don Orione, fu tra coloro che promossero il voto per la liberazione dai bombardamenti della città di Roma. A tal proposito, Don Piccinini il 26 gennaio 1963, ricorda: “ Onorevole amico; Lei fu testimone ed attore del VOTO che - sotto la petizione a Pio XII vergata con Lei ed altri da Ferruccio Lentini - raccolse un milione e 100 mila e più firme dei residenti a Roma nel chiuso inverno 43-44.
L'amore per la Chiesa ed il confidente amore mariano si concretizzò nella realizzazione di quella grandiosa Madonna (opera dello scultore A. Minerbi) che si erge attualmente sulla collina di Monte Mario a Roma.
Sempre don Piccinini, rievoca il fatto, in una lettera da Boston, del 21 aprile 1953.
“Caro On.le Amico, ricorda il voto alla Madonna fatto da noi, Amici di Don Orione nel 43? Lei fu proprio con noi in quelle ore. Ebbene esso ha avuto compimento Sabato Santo, con la Statua della Madonna nell'Opera di Monte Mario. E' salito a vederLa? Mi faccia il piacere: alla Sua prima andata a Roma…Si faccia condurre a vederLa anche dal Pincio e mi raccomando, dopo aver detto un'Ave anche per me, me ne scriva le Sue impressioni.”.
Ed in un'altra del 28 gennaio 1957:
“Oggi proprio i giornali di qui parlano del Suo nuovo messaggio di ‘Pace e Civiltà Cristiana' (…). Leggo pure che una imponente corale di Firenze percorrerà prossimamente tutti gli Stati Uniti. Per piacere suggellando i loro impegni non dimentichi che abbiano a venire a rendere omaggio corale e bellissimo a questa Madonna di tutti gli italiani d'America che, come Lei sa, è replica di quella di Monte Mario di Roma: quella del voto… dell'inverno 1943- 44.”
Tempo dopo, a proposito di un più decoroso posizionamento della statua votiva di Monte Mario, Don Gaetano lo informa da Milano che: “ (…) Pier Luigi Nervi ha tutto approntato: gli uffici competenti hanno visto, rivisto e dato assenso. Ora tocca al Sindaco. Che non rifiuti questa gloria: si parlerà di Lui per questo.” .
La Pira non conobbe personalmente Don Orione, lo testimonia una lettera a Don Giuseppe Zambarbieri del 29 gennaio 1972: “(…) io non ho conosciuto Don Orione ma ho sempre avuto per Lui e per la Sua Opera una vivissima devozione! Non dimenticherò mai i contatti romane del 1943/1944 quando – in tempo tanto scuro – trovammo nell'Opera di Don Orione un “rifugio” sicuro di grazia e di civiltà!La grazia, la Chiesa , il Papa, la civiltà cristiana radicata nella libertà della persona e nella giustizia della società!Quanti valori solidamente sostenuti ed intelligentemente germinati e diffusi: e quanta giovinezza illuminata da questi valori e lanciata alla edificazione di una società nuova e di una civiltà cristiana nuova ! Anche a Firenze, quanto bene diffuso, fra i lavoratori, dall'Opera! Sono notazioni di sfuggita, come Lei vede, ma un giorno con Don Piccinini potremo riflettere insieme sulle cose di ieri e sulle speranze di domani! Preghi per me. Fraternamente Giorgio La Pira.” .
Verso la “ Casa del Giovane Lavoratore” fu sempre largo di tanta benevolenza e scrivendo in data 7 aprile 1956 al direttore Don Secchiaroli così si esprimeva:
“(…) le cifre qualche volta parlano, caro Padre: i 177 giovani da loro accolti e che da loro hanno riottenuto dignità e lavoro, sono un numero ben significativo! La società, troppo spesso, invece di porgere una mano di amore, tende la mano per colpire, e i giovani hanno sempre, comunque, bisogno di una mano amorosa che li guidi, li sorregga, insegni e poi – e solo allora – punisca. Ma cosa fa con noi il Padre Celeste? Proprio questo: ci attende continuamente agli angoli della strada della nostra vita, ci aiuta, ci sorregge e magari ci punisce, sempre con una presenza di amore.
La casa del giovane lavoratore è una presenza di amore, in un mondo che non sempre agisce per amore. I giovani lo sentono, lo intuiscono e in questo amore si formano, diventano uomini, sono ricuperati alla vita sociale, al lavoro, alla famiglia (…) Caro Padre: Avanti! Don Orione ci aiuti i ci benedica. Prof. Giorgio La Pira.”
Gli uomini di Dio si intuiscono a vicenda, si stimano e vogliono congiungere le loro forze in una gara di bene che è dono silenzioso dello Spirito.