LA SALMA DI DON ORIONE
PORTATA IN TRIONFO PER UNA SETTIMANA
DA SANREMO A TORTONA
I ricordi del vescovo Felice Cribellati* che accompagnò quella peregrinazione
Io giunsi a San Remo , quando la salma restava esposta sul catafalco della piccola chiesetta di S. Clotilde, e prima ancora che fosse collocata nella bara. Già un continuo pellegrinaggio si stava svolgendo, di gente che accorreva per vedere, toccare, baciare le spoglie del Servo di Dio e per avvicinare alla medesima qualche oggetto religioso o personale. Mi si disse che i negozi di S. Remo di oggetti religiosi, immagini, medaglie, piccoli crocifissi, s'erano esauriti, e ricordo quale e quanta fu la mia meraviglia nel vedere tanto fervore e tanta ressa attorno alla venerata salma di Don Orione, avendo io sempre ritenuto la città di S. Remo, dove io avevo passato sei anni, come fredda ed apatica in materia religiosa ed in opere caritative, facile soltanto alle grandi manifestazioni del piacere e della mondanità.
Furono proprio le manifestazioni di S. Remo che mi impressionarono maggiormente, pensando che quell'ambiente non avesse potuto comprendere ed apprezzare lo spirito di Don Orione, a differenza di altre città che avevano per lui tanta venerazione, e mi è parso in quelle onoranze funebri di vedere chiaramente la mano di Dio, che metteva in luce il suo Servo. Celebrò la S. Messa il Vescovo di Ventimiglia S. E. Monsignor Rousset , il quale disse anche l'elogio funebre, esprimendo la fiducia di vedere fra non molto il Servo di Dio nella gloria decretata dalla Chiesa ai suoi Santi.
Partecipavano tutte le autorità, con il Vescovo locale; S. E. Albera , Vescovo di Mileto ; e con me sottoscritto era l'Abate Caronti ; Visitatore Apostolico della Congregazione, e l'Abate dei Benedettini di Finalpia. Il Municipio di S. Remo pensò al trasporto della salma fino a Genova.
Da notare che la città di Genova, come quella di Milano, avevano chiesto di poter avere almeno per qualche ora la salma del Servo di Dio. La reclamavano particolarmente i poveri ricoverati negli istituti della Congregazione delle due città. L'Abate Caronti, Visitatore Apostolico della Congregazione, credette acconsentire, e la venerata salma, attraverso tutti i paesi della riviera, fu trasportata fino a Genova ; da Genova a Milano per Novi , Alessandria , Valenza , Lomellina e Milano ; da Milano a Tortona , per Pavia , Voghera ,e Pontecurone , sua patria.
Io ebbi il piacere di accompagnare la salma nella lunga peregrinazione e confesso candidamente di non saper riferire convenientemente quanto in quel tragitto si è operato. Folle immense di fedeli, delirio di popolo, dimostrazioni imponenti, spesse volte il corteo dovette arrestarsi.
Da Sestri a Genova soltanto fu possibile continuare quando il carro funebre venne stretto da sei metropolitani in motocicletta. Cosa incredibile: piazze, vie ingombre come nei giorni di sagra e tutti in lotta per arrivare a toccare almeno il furgone che racchiudeva la salma.
A Genova la salma fu accolta e benedetta dal Card. Boetto ; il dì seguente celebrò la S. Messa in S. Ambrogio.
Durante tutta la notte, la salma è rimasta esposta, visitata in continuazione da una vera fiumana di popolo trattenuta e disciplinata dagli agenti della forza pubblica. Con il popolo erano le più alte autorità della città e provincia, deputati e uomini di governo. Tutta Genova, al passaggio della salma, che da Paverano, vale a dire oltre Brignole, veniva trasportata alla autostrada, fu tutta in piedi, le scuole sospendevano le lezioni, le fabbriche il lavoro ed i lavoratori, schierati al margine della strada, salutavano col pugno alzato. Il giornale « Il Cittadino » pubblicava: « E' morto il padre dei poveri ».
Dopo breve sosta a Novi ed Alessandria , la venerata salma giungeva a Milano , accolta e benedetta dal Card. Schuster nella cappella del Piccolo Cottolengo. A tarda sera veniva trasportata, attraverso le vie della città, alla basilica di S. Stefano per essere ivi esposta e per i funerali del dì seguente. Fu un corteo di tale imponenza che raramente si vide a Milano. Il Municipio, ufficialmente rappresentato, aveva messo a disposizione il carro di prima classe, mentre già quello di Genova aveva provvisto per il trasporto della salma da Genova a Milano. La gente assisteva attonita al passaggio di quel corteo che aveva al seguito oltre 200 automobili.
Io stesso ho sentito qualcuno che domandava « Ma chi ,è che è morto? ».
Rispondeva un altro: « Dicono che è morto un prete, grande benefattore del popolo ».
La salma esposta in S. Stefano era visitata anche da S. A. il Duca di Bergamo. Assistettero alla Santa Messa, celebrata da Monsignor Gorla , rappresentanze civili, militari, politiche, religiose, e le Ecc.ze Albera e Cribellati col Visitatore Apostolico Abate Caronti . Quando, a tarda notte, si volle chiudere per qualche ora la basilica, anche per disporre il tempio per le cerimonie del giorno seguente, fu un affare serio e ci volle tutta la paterna pastorale autorità di Mons. Gorla per indurre la folla dei fedeli a lasciare il sacro tempio.
In partenza da Milano per Tortona, giunta la salma all'altezza dell'Ospedale Maggiore, venne bloccata, strappata al carro funebre e portata a spalle lungo il cortile interno dell'Ospedale, mentre tutti i malati, che appena appena avevano potuto lasciare il letto, si affacciavano alle verande del piano superiore.
Una salma che andava a ruba! Difficilmente si sarebbe potuto stabilire se si trattasse di lutto o di festa.
Le manifestazioni si ripetevano al passaggio del corteo in ogni paese, così a Montebello , così a Voghera , dove la salma fu portata per le esequie in duomo. Da S. Remo a Tortona c'è tutta una larga documentazione fotografica, che mette in evidenza' il delirio dei fedeli di tutti i paesi attraverso i quali la salma era condotta. Fatto più unico che raro ! A me non risulta che per altri sia avvenuto ciò che è capitato alla morte di Don Orione : una salma portata in giro in trionfo per una settimana. E, da notare, se ne accorsero dopo, senza alcuna licenza delle Autorità civili.
A Pontecurone , città natale di Don Orione, fu l'ultima tappa. La salma, fra una ressa fitta fitta, veniva portata nella chiesa per le esequie, dove il Servo di Dio, neonato, aveva ricevuto il S. Battesimo, e dove l'anima sua erari aperta agli orizzonti di Cristo e della santità. Ci fu da lottare a forza di gomiti per poter aprire un piccolo varco, tanta era la moltitudine che si stringeva intorno all'umile figlio di Pontecurone.
Per l'arrivo a Tortona era stato predisposto un programma ben dettagliato, predisposto dall'Abate Caronti e dalle autorità locali: ingresso in città in forma privata, esposizione della salma nella chiesa di S. Michele, il dì seguente trasporto da S. Michele al duomo, funerale dal duomo alla Guardia in corteo solenne. Senonché, giunti a Porta Voghera; si incontrava tale moltitudine di popolo con le autorità, che bisognava mutare programma. La salma veniva tolta dal furgone e portata a braccia per tutta la Via Emilia fino a S. Michele, ciò anche per disposizione del Colonnello dei Carabinieri, che lo ritenne necessario per ragioni di ordine pubblico, dato che l'immensa popolazione schierata lungo tutta la via principale della città attendeva ed esigeva che la salma passasse alla vista di tutti e non in un furgone. La città di Tortona non dimenticherà mai l'arrivo della salma di Don Orione in quella domenica delle Palme. « Non voglio morire fra le palme di S. Remo », aveva detto ; e la città del suo amore e del suo pianto lo accoglieva in trionfo proprio il giorno delle Palme.
Al solenne funerale in cattedrale, celebrato da S. E. Mons. Vescovo Egisto Melchiori , di Tortona, che disse anche l'elogio funebre, con larga rappresentanza di autorità civili, militari e politiche della città, della provincia, assistettero le loro Ecc.ze Mons. Albera , Vescovo di Mileto, Felice Cribellati , di Tropea, e Vianello , di Fidenza. Erano pure larghe rappresentanze di Ordini e Congregazioni religiose e c'era, si può dire; il clero di tutta la diocesi oltre quello numerosissimo della Congregazione. Il corteo, dal duomo al Santuario della Guardia, percorrendo le vie principali della città tra una vera fiumana di popolo, fu solennissimo.
Fin dal mattino, per ragioni di ordine pubblico, vennero bloccate diverse vie della città, poiché data l'affluenza che da tutte le parti si versava a Tortona, l'Autorità tutoria temeva potessero nascere disordini ed inconvenienti. A dirigere l'ordine pubblico e a disciplinare la ressa popolare, era venuto da Alessandria personalmente il Questore e con lui il Colonnello dei Carabinieri.
Così il popolo di Tortona con i molti di fuori convenuti testimoniava una volta ancora la sua devozione profonda per l'Uomo, che per tanti anni aveva prodigato i tesori della :sua carità sacerdotale. Al Santuario della Guardia diceva poche, sentitissime, scultoree parole il Podestà Avv. Moccagatta . Era in esse come un canto di venerazione, di riconoscenza; di amore della città di' Tortona per il suo grande figlio.
La salma del Servo di Dio Luigi Orione venne sepolta nella cripta del Santuario della Madonna della Guardia a S. Bernardino, alle porte di Tortona, in una tomba di marmo convenientemente preparata. Sulla tomba è la scritta, dettata dall'Abate Emanuele Caronti, Benedettino, Visitatore Apostolico della Congregazione: '« Sac. Aloysius Orione - Te Christus in pace ». Prima della deposizione, i religiosi della Divina Provvidenza, raccolti intorno alla salma, cantavano il cantico della carità fraterna, che si usa cantare in tutte le riunioni dei confratelli prima di dividersi: « Ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum ».
Dalla testimonianza al Processo di beatificazione di Don Orione, Summarium 59-61
* Mons. Felice Cribellati era originario di Staghiglione (Pavia), ove nacque il 28 maggio 1885, e morì a Tropea (Catanzaro) il 1° febbraio 1952, a 67 anni di età, 45 di Professione, 44 di Sacerdozio e 30 di Episcopato. Entrò nell'orbita di Don Orione a Mornico Losana (Pavia), come convittore, il 1 settembre (1896) ed ebbe per assistente Don Sterpi che gli fu largo di particolari attenzioni. Il 24 Giugno 1897 vestì l'abito chiericale per mano di Don Orione. Mentre studiava Filosofia e Teologia nel Seminario di Tortona, prestò l'opera sua come assistente dei giovani di Santa Chiara e del Paterno. Il 21 settembre 1907, Mons. Ambrogio gli conferì a Sanremo l'ordinazione sacerdotale. Dopo tre anni di attività a Cuneo egli fu d'urgenza chiamato a dirigere un' altra Casa di nuova fondazione a Reggio Calabria. Sempre sulla breccia, infaticabile, tenace, fu l'esempio vivo della prontezza nell'esecuzione dei comandi che gli vengono dai superiori. Fu poi destinato a Sanremo come direttore del Convitto San Romolo, successivamente a Messina come Rettore della chiesa della Consolata. All'aprirsi dell'anno scolastico 1918-19 egli torna a dirigere l'Istituto San Prospero di Reggio. Nel 1920 affiancò Don Roberto Risi nella cura della nuova e popolosa parrocchia di Ognissanti. La fiducia del Santo Padre Benedetto XV, a seguito delle informazioni assunte presso le autorità religiose della Calabria e di Roma, si posò su questo giovane sacerdote e lo volle innalzato alla dignità episcopale. Il 29 Giugno 1921, nella Chiesa parrocchiale di Ognissanti veniva consacrato Vescovo (aveva 35 anni) dall'Ecc.mo Sig. Cardinal Vicario Basilio Pompili. Il giorno 8 settembre successivo, al mattino faceva l'ingresso a Nicotera e nel pomeriggio a Tropea. La nota dominante nella tessitura armoniosa della sua vita è 1' apostolato della predicazione, che divenne un' arma poderosa nelle sue mani, tanto da richiamare l'immagine di S. Paolo.I buoni calabresi lo chiamavano 'u vescoviddu famigliarmente circondandolo di benevolenza e stima. Morì il 1° febbraio 1952. Fu sepolto di fianco all'altare del SS. Sacramento nella Cattedrale.