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Parrocchia Mater Dei.
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Autore: Flavio Peloso

La diocesi di Cassano all’Ionio (Cosenza) ha organizzato un convegno su “Esempi di santità e costruttori di pace nella Diocesi di Cassano all’Ionio” nei giorni 6-7 maggio 2009. Riportiamo la conferenza del superiore generale Don Flavio Peloso su San Luigi Orione e del servo di Dio Padre Ricardo Gil Barcelòn, entrambi protagonisti della vita di Cassano Ionio.

Don Orione e Padre Ricardo Gil Barcelón
a Cassano all'Ionio

 


di Flavio Peloso, FDP

 

FUORI PORTA SANT'ANNA AL VATICANO

Aurora del 4 febbraio 1910. Un umile sacerdote esce dalla piccola canonica della chiesa di Sant'Anna dei Palafrenieri al Vaticano per iniziare una delle sue giornate, piene di inesausta fatica intrecciata ad incessante preghiera.

Le chiese sono ancora chiuse, le vie deserte; l'aria frizzante scuote dal residuo torpore della notte. Di buon passo, s'incammina verso la stazione e giunge, mentre il chiarore del giorno va diffondendosi, al Corso Vittorio Emanuele, presso la fontana a navicella, al lato della via. Quel prete del Nord mira d'intorno, mai sazio, affascinato della grandezza cristiana di Roma, motivo di sentimenti e preghiere sincere.

Davanti alla Chiesa Nuova, china il capo, effondendo una invocazione al suo caro San Filippo Neri, “Pippo bono” , come anche lui è solito chiamarlo. L'occhio si porta alto a contemplare sfuggevole la magnifica facciata ideata dal Rughesi. Ginocchioni e quasi ricurvo sul gradino, davanti all'uscio ancor chiuso, c'è una massa nera, sta immobile. Una figura in atteggiamento assorto e quasi rapito.

Don Orione – era lui quel prete – si sente spinto ad accostarsi; ha l'impressione sia un sacerdote: le mani giunte ed una profonda pietà lo fanno credere… E' di statura superiore alla media; l'abito e il cappello sono puliti, ma poverissimi e stinti. Eppure c'è qualche cosa in lui che dice candore e fermezza di volontà nel bene.

“Chi siete?” , domanda Don Orione.

“Sono un figlio della Divina Provvidenza!”, risponde il sacerdote.

“Anch'io lo sono! Allora mi appartenete un poco, sorride Don Orione. Io ho una Congregazione i cui membri si chiamano Figli della Divina Provvidenza”.

Lo sconosciuto si leva. I due sacerdoti si guardano negli occhi: il sorriso di Don Orione trae, come esca, il sorriso dell'altro. L'amicizia è fatta.

Si accompagnano tranquillamente nella via ancora silenziosa, attratti da immediata reciproca simpatia. Accelerano il passo perché è tardi per Don Orione, che non può permettersi di perdere il treno: tante cose lo attendono. Mentre parlano, una superiore attrazione getta nel cuore dello sconosciuto tanta sicurezza e fiducia. Si scioglie in confidenza.

E' spagnolo, sacerdote. E' venuto a piedi da Valencia, in pellegrinaggio di penitenza, per implorare da Dio che gli mostri la strada che deve seguire: ha bisogno di tanta luce interiore… Sino ad oggi non ha fatto che vagare, inseguendo un suo grande sogno d'amore, di evangelizzazione, di santità.

“Vai alla Chiesa di Sant'Anna, presentati a nome mio, e aspettami”, conclude Don Orione. Iddio ci ispirerà, e la Santa Madonna ci condurrà per mano!”

Così il Padre Riccardo Gil entrò nell'orbita di Don Orione; e, attuando poi quanto aveva scherzosamente e profeticamente affermato nella fredda mattina di quel febbraio, diventò un Figlio della Divina Provvidenza.

La storia di due protagonisti della storia di Cassano Ionio, San Luigi Orione (1) e il Servo di Dio Ricardo Gil Barcelón, (2) inizia così, alle porte del Vaticano.

 

DON ORIONE A CASSANO IONIO

La città di Cassano Ionio fu cara a Don Orione ed è legata alla storia e alla geografia della Piccola Opera della Divina Provvidenza a motivo di una pagina di vita che si aperse esattamente 100 anni fa, nel 1909.

Dal 1906 Mons. La Fontaine era Vescovo di Cassano Ionio, ove desiderava da tempo aprire una colonia agricola, per avviarvi in modo razionale e secondo i più recenti sistemi al lavoro agricolo i fanciulli destinati al lavoro della campagna.

Ne aveva scritto nella prima metà del dicembre 1908 a Don Orione, offrendogli un Santuario mariano, la Madonna della Catena, in Cassano, ricco di locali e terreni sufficienti allo scopo. Don Orione aveva trattenuto la lettera incerto della risposta. Aveva già in Sicilia (Noto di Siracusa) una colonia agricola intitolata all'Immacolata, della quale era assai soddisfatto, e volentieri ne avrebbe aperta una nuova in Cassano: ma non aveva disponibilità di personale. Ma come rispondere un “no” a Mons. La Fontaine! Attese, pregando: forse la Provvidenza avrebbe mandato nuovi operai per quella messe…

Ed ecco giungere terribile la notizia del tragico terremoto calabro siculo (28.12.1908): chissà quanti poveretti bisognosi di soccorso! Chissà quanti orfani! Don Orione telegrafò a Mons. La Fontaine che accettava, purché la Colonia fosse aperta agli orfani del recentissimo terremoto. Avuta risposta affermativa, partì senza indugio, ed iniziò quella mirabile attività apostolica a Reggio Calabria e ancor più a Messina, ove rimase per più di tre anni (1909-1912), per portare soccorso alle popolazioni disastrate (98.000 morti) e per aiutare la ricostruzione civile ed ecclesiale di quelle città. Fu vice presidente del Patronato “Regina Elena” – una specie di protezione civile laica – e nominato Vicario della diocesi di Messina e coordinatore degli aiuti vaticani. (3)

Don Orione partì da Tortona il 4 gennaio, fu a Roma il 5 e il 6 a Cassano Ionio a incontrare il vescovo La Fontaine. Il giorno 7 scrive a don Sterpi: “Stabilita, ieri, apertura Colonia agricola con mgr. La Fontaine” .(4) Poi prosegue per Reggio e Messina ove si occupa di salvare soprattutto ragazzi e orfani. E li manda a Cassano Ionio.

Telegrafa il 2.2.09: “Oggi apertasi Colonia; orfanelli 18” .(5) Fu commosso dell'amicizia e generosità del Vescovo: “Mgr La Fontaine non solo diede Santuario e Casa, ma aperse il suo stesso palazzo vescovile. Vasti saloni furono tosto trasformati in dormitorio, e, sotto il baldacchino della sala del trono, ebbero il loro lettino due poveri orfanelli” .(6)

Don Orione fu presente molte volte alla Madonna della Catena. Qui egli volle fare la sua professione perpetua: « Mi fermerò qui fino al 19 sera (marzo 1912) perché desidero, nella festa di San Giuseppe, fare, ai piedi della SS.ma Vergine della Catena, i santi voti perpetui della Congregazione sperando così che la Madonna Santissima e San Giuseppe, non guardando ai miei demeriti, mi vorranno incatenare il cuore per sempre al Signore e alla Santa Chiesa” .(7)

Don Orione seguì con particolare predilezione quel piccolo Istituto per Orfani, memore delle sofferenze dei ragazzi e sue patite dopo il terremoto.

Il Santuario prese nuova vita tanto che il 10.5.20 Don Orione scrive: “Ieri, festa della Madonna della Catena, ci furono almeno 10.000 pellegrini, ma poche Comunioni. Nessun disordine; grande processione anche al di là del torrente” .(8)

Furono iniziati corsi di arti e mestieri, fu costitutita la banda degli orfanelli, la gente circondava l'opera di tanta benevolenza. Vi operarono Confratelli illustri: Don Contardi, Don Curetti, Don Alvigini, Don Manca, Fra Gaetano Cremaschi, Padre Riccardo Gil.

 

PADRE RICARDO GIL BARCELÓN

Padre Ricardo Gil Barcelón era nato a Manzanera, in Spagna, il 27 ottobre 1873, da una famiglia nobile e modestamente agiata. Brillante negli studi come nella musica, godeva della vita brillante: cavalli, intrattenimenti, liete brigate, miti giovanili. Tornò alla casa paterna malcontento di sé, stanco di un mondo del quale aveva appena intravisto la superficialità e assaggiato la vanità.

Prese quasi come un atto liberatorio la chiamata al servizio militare nell'artiglieria dell'esercito spagnolo impegnato nelle Filippine nella lotta sia contro i ribelli di Mindanao e sia contro l'avanzata dell'impero statunitense. In un momento di grave rischio, pregò la Madonna; l'inspiegabile scampato pericolo gli fece pensare al Cielo. Nel circolo dei militari, per divertire, si mise a suonare la chitarra e a cantare; non vollero più che le sue mani maneggiassero armi, ma solo strumenti musicali. Lui, inquieto, cominciò a congiungerle in preghiera.

Entrò dai Domenicani, frequentò la Pontificia Università di Manila suscitando ammirazione. Divenne sacerdote nel 1904, con l'avvenire assicurato: vice-bibliotecario dell'università e cappellano della cattedrale. Mancava però sempre qualcosa alla sua pace. E tornò in Spagna. Di lì, mosse verso l'Italia, a piedi, elemosinando, aiutando i poveri e visitando i più venerati luoghi di santi e di santuari.

La Divina Provvidenza gli aveva dato appuntamento, quel mattino del 4 febbraio 1910, con Don Orione. Fu per qualche tempo nella comunità degli Orionini che officiavano a Sant'Anna dei Palafrenieri in Vaticano; incontrò Pio X. Aveva capito la fonte della sua inquietudine: la santità e la carità.

Fu con Don Orione a Messina, al tempo della ricostruzione della città dopo il disastroso terremoto, e poi, per 10 anni, a Cassano Ionio, in Calabria, ove il vescovo Pietro La Fontaine gli aveva messo a disposizione il santuario della Madonna della Catena e l'edificio attiguo per ospitare un gruppetto di orfanelli.

Padre Gil giunse a Cassano Ionio nel settembre 1910. Vi trovò una casa e un santuario molto poveri. Vi erano accolti dei bambini orfani, scampati al devastante terremoto che lasciò decine di migliaia di morti a Reggio Calabria e Messina.(9)

Padre Gil iniziò la sua attività tra i ragazzi. Era quasi una sfida per lui. Molto colto e di modi molto austeri, questa attività gli richiese di farsi piccolo con i piccoli. Vi si inserì con fervore e vi resterà per una decina di anni. Oltre a svolgere il ministero in santuario, insegnava latino e francese, suonava in chiesa e insegnava canto.(10)

Poi, dal 1923 al 1927, passò a Roma, nella popolosa parrocchia di Ognissanti, fuori Porta San Giovanni. Ritornò ancora a Cassano Ionio nel 1928 e dovette assaggiare il calice amaro di una terribile calunnia cui fece seguito un mese di carcere.

 

1928: UNA PROVA DOLOROSA PER PADRE RICCARDO

“Il 2 gennaio 1928 – ricorda Don Orione - fu mandato ancora a Cassano Ionio, custode del Santuario della Madonna della Catena”.(11)

Don Orione aveva molte perplessità sulla convenienza di continuare le attività del santuario e della casa di Cassano Ionio: passate le tre ondate di orfani – del terremoto di Reggio e Messina (28.12.1908), di quello della Marsica nel 1915 (13.1.1915), della guerra mondiale (1915-1918), ormai orfani non ve n'erano più. Il luogo era isolato con poche risorse e attività.

Per l'insistenza del vescovo Mons. Occhiuto Don Orione decise di continuare la cura del santuario. Don Orione accetta e scrive al Vescovo: “ E questo con l'intendimento di non abbandonare sola la Madonna della Catena… Il Sacerdote di cui parlo dovrebbe limitarsi per ora a tenere aperto il Santuario. Egli è forse conosciuto già da V. E.: è certo don Riccardo Gil, spagnolo. Non sarebbe altro, quindi, che un custode, perché il Santuario non rimanga abbandonato. Però Ella, Eccellenza, veda un po' in Domino se la cosa può andare o no… ”.(12) Il Vescovo si affrettò a rispondere: “ben contento che venga padre Gil per tenere aperto il Santuario, però non sarebbe bene che venisse da solo, ma con qualcuno”.(13) Fu così che padre Gil, in compagnia dell'eremita Fra Gaetano Cremaschi, il 3 gennaio 1928, fece ritorno al santuario della Madonna della Catena.(14)

Scrivendo subito a Don Orione, egli riferì della calorosa accoglienza ricevuta tanto dal clero che dalla gente presso la quale era conosciuto. Condividendo le perplessità di Don Orione, circa l'attività di quel santuario, aggiunge: “Devo però confessare che trovo questa casa molto fredda, senza gente: mi sembra un eremiterio della Tebaide. Che differenza tra oggi e il passato. Deus providebit et fiat voluntas eius!”. (15)

“Venni rinviato al Santuario di Cassano quale Rettore, dove mi sono fermato sino al giorno del mio arresto” – scrisse padre Gil nelle sue Note autobiografiche .

Di quale arresto si tratta? È una vicenda dolorosa, una prova terribile che mise in luce la virtù e la fede di padre Riccardo.

Il 13 maggio del 1928, giorno in cui si celebrava la festa della Madonna della Catena con grande afflusso di gente, si verificò presso il Santuario (situato, con l'annesso convento, su una collina isolata e lungi dall'abitato circa 3 chilometri) un criminoso avvenimento. Una bambina di cinque anni scomparve e poi venne ritrovata sepolta in un terreno limitrofo al Santuario.

Indagini affrettate portarono all'arresto di tre zingare, prima, e poi, il 5 giugno, del padre Gil e del confratello eremita Fra Gaetano. Fu un arresto del tutto arbitrario e fazioso. Quel giorno infatti erano presenti al Santuario il Vescovo e alcuni Prelati, il Maresciallo dei Carabinieri coi suoi militi, e il padre Gil era rimasto con loro per tutto il tempo. Non poteva in alcun modo essere sospettato del delitto. Eppure, lui e il confratello dovettero affrontare l'infamia del sospetto – ingigantita dalla stampa avida di simili notizie –(16) e l'umiliazione del carcere.

Padre Gil, in questa circostanza, manifestò grande fortezza e serenità. “La maggior pace, di cui godo attualmente – scrive nella sua relazione al Giudice istruttore -, grazie a Dio onnipotente e misericordioso, Autore d'ogni bene, mi permette di vedere con intera chiarezza le occupazioni che ebbi il giorno 13 del corrente mese, domenica e festa della Madonna, in cui si considera sparita la bambina e commesso l'enorme e ineffabile delitto, ch'io più di qualunque altro abominio detesto, Deo gratias, e che ingiustissimamente viene a me imputato”. (17)

Don Orione sofferse molto per questa vicenda e ricorse a valenti avvocati per togliere i suoi due religiosi dall'umiliante situazione. “ Mi sento in dovere di dichiarare che il Sac.te Riccardo Gil, nei diciotto anni circa, che è presso i miei istituti, non ha mai dato il minimo motivo di dubitare della sua condotta e onorabilità ” - leggiamo in una dichiarazione scritta di Don Orione -. “ Sono così tranquillo di lui e così sicuro della sua innocenza che sarei pronto, per così esprimermi, a camminare sui carboni accesi dal Piemonte alla Calabria per difenderlo ”.(18)

Dopo circa due mesi, tutto si concluse con la scarcerazione e il proscioglimento dall'accusa “per inesistenza di indizi e infondatezza dei sospetti”.(19)

Appena uscito dal carcere, il 15 luglio, padre Gil scrive a Don Orione. “Il mio Calvario per ora, Deo gratias, è finito. Come sa Lei, sono uscito dal carcere, la maggior tribolazione che il Signore finora mi ha mandato. Monsignor Vescovo personalmente (poveretto!), che ha lavorato immensamente per la mia scarcerazione e per la difesa del mio onore sacerdotale così calpestato, accompagnato dagli avvocati della mia difesa, che pure si sono diportati ottimamente, accompagnato pure da molti sacerdoti, si presentò nel carcere il giorno 12 e dopo brevissimo tempo uscimmo tutti dal carcere ed andammo in Chiesa a ringraziare brevemente il Signore colla recita del Te Deum laudamus e preci particolari. Di lì passammo al Convitto vescovile, dove attualmente ci troviamo aspettando le sue disposizioni”. (20)

Don Francesco Donadio ricorda: “Io frequentavo assiduamente la Parrocchia della SS. Trinità in Castrovillari, retta dall'arciprete Mons. Giuseppe Angeloni. Qui noi ragazzi venimmo a conoscenza di quanto era accaduto nella festa della Madonna della Catena, a Cassano, col coinvolgimento dei religiosi e, poiché io abitavo tra il Convitto e il vicino Carcere, fui incaricato dall'Arciprete di portare all'ora di pranzo, con discrezione e prudenza, il cibo che preparavano in Convitto per loro. Quando furono scarcerati vennero accolti nello stesso Convitto anche se per breve tempo, lasciandovi però un tale Fra Gaetano, ammalato e che io assistetti fino alla sua morte avvenuta sotto i miei occhi nello stesso Convitto di Castrovillari. Intanto per me, forse anche per essere stato partecipe di quei tristi avvenimenti, Iddio fece maturare la vocazione al Sacerdozio”.(21)

Vedendone la tempra del pioniere, nel 1930, Don Orione inviò Padre Riccardo Gil in Spagna con il mandato di aprirvi un avamposto della sua giovane Congregazione. Incominciò in estrema povertà, all'orionina: vangelo, opere di carità e tanta fiducia nella Divina Provvidenza.

Per la Spagna erano gli anni cupi dei terribili disordini sociali e della persecuzione religiosa. Quando, nel luglio 1936, la bufera anarchica e comunista squassò quelle regioni portandovi desolazione e morte, Padre Gil fu rispettato fino all'ultimo perché si occupava dei poveracci. Due volte, i miliziani andarono alla sua casa per eliminarlo come tanti altri. Due volte si interpose la gente del vicinato, dicendo: “E' buono, aiuta i poveri, i nostri figli mangiano perché c'è lui!” . La terza volta, il 3 agosto, chiusero l'argomento: “ Sono proprio quelli buoni che cerchiamo noi!”.

Un giovane aspirante, Antonio Arrué Peiró, ritornando in casa vide il camion su cui stavano facendo salire il Padre. Non esitò un attimo, gli corse incontro e volle rimanere con lui. Furono portati insieme al Saler di Valencia. Fucilarono il Padre Gil, il quale alla proposta blasfema di gridare “Viva l'Anarchia” preferì professare “Viva Cristo Re” . Antonio – secondo il racconto di una guardia – al vedere cadere il Padre, gli balzò accanto per sorreggerlo. Le guardie comuniste gli fracassarono il cranio con il calcio del fucile.

Assieme a qualche centinaio di preti, suore e laici, rappresentanti di ben più grande schiera, questi due testimoni sono incamminati verso gli onori degli altari. Il giudizio della causa si concluderà nei primi mesi del 2010.

 

AUGURIO

Sono qui, a Cassano all'Ionio, per rinnovare, nel nome di Don Orione e di Padre Riccardo Gil, non solo la memoria di un ricordo storico, ma un atto di devozione e affetto verso il Vescovo attuale, il caro Mons. Vincenzo Bertolone, e verso tutta la gente di questa Diocesi che in anni lontani vide, amò e aiutò Don Orione, Padre Riccardo, gli Orionini che si susseguirono e, soprattutto, gli orfanelli venuti dalle macerie del terremoto e che qui trovarono casa, cuore, educazione, futuro.

Il nome di Cassano Ionio è ben noto e caro nel nostro mondo orionino. Auguro che San Luigi Orione e Padre Riccardo Gil, esempi di santità e costruttori di pace nella Diocesi di Cassano all'Ionio, continuino ad essere considerati vostri concittadini e patroni della vostra Diocesi.

 

N O T E __________________________

1. Per una prima conoscenza di Don Orione segnalo due biografie: Sparpaglione Domenico, San Luigi Orione , X ed., San Paolo , Cinisello Balsamo, 2004, pp.376; Papasogli Giorgio, Vita di Don Orione , V ed., Gribaudi, Milano 2004, pp. 566; tra le pubblicazioni di scritti di Don Orione: Nel nome della Divina Provvidenza. Le più belle pagine , (IV ed.), Piemme, Casale Monferrato, 2004, pp. 160; Don Orione. Intervista verità , a cura di Flavio Peloso, II ed., Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo, 2004, pp.142; Meditazioni sul Vangelo. Dagli scritti e dalla parola , a cura di Flavio Peloso, Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo, 2004, pp.280; tra gli studi: Aa. Vv. La figura e l'opera di Don Luigi Orione (1872-1940), Vita e Pensiero, Milano 1994; M. Busi, R. De Mattei, A. Lanza, F. Peloso, Don Orione negli anni del Modernismo , Jaka Book, Milano 2002; Aa.Vv., Don Orione e il Novecento , Rubbettino, Soveria Mannelli, 2003; Aa. Vv. San Luigi Orione. Da Tortona al mondo: 1903-2003 , Ed. Vita e Pensiero, Milano, 2004.

2. Peloso Flavio, Anche voi berrete il mio calice. Padre Riccardo Gil Barcelón e Antonio Arrué Peiró martiri orionini in Spagna , Ed.Borla, Roma, 2002.

3. Notizie e documenti in Aa.Vv., Don Orione e la Piccola Opera della Divina Provvidenza (citato con sigla DOPO) , Roma , il vol. V dedicato al terremoto calabro-siculo e il vol. VI dedicato al terremoto della Marsica. Cfr. G. Papasogli , p.180-228; I. Terzi, Don Luigi Orione e l'opera svolta a Reggio dopo il terremoto del 1908 , Rivista Storica Calabrese, 15(1994), 25-38; P. Borzomati, L'esperienza calabro-sicula e il terremoto del 1908 in AA.VV. La figura e l'opera di Don Luigi Orione (1872-1940). Atti dell'incontro di studio tenuto a Milano il 22-24 novembre 1990 , Vita e Pensiero, Milano 1994 , p.169-180; G. Caruso, La costellazione “Orione” a Reggio. 1908-1996: un viaggio nella storia , Jason editrice, Reggio Calabria, 1996.

4. Scritti 10, 210.

5. Scritti 76, 18.

6. Scritti 49, 132.

7. Scritti 11, 158.

8. Scritti 34, 80.

9. Cfr. G. Papasogli, Vita di Don Orione , o.c., p.180-228; Ignazio Terzi, Don Luigi Orione e l'opera svolta a Reggio dopo il terremoto del 1908 , Rivista Storica Calabrese, 15(1994), 25-38; Pietro Borzomati, L'esperienza calabro-sicula e il terremoto del 1908 in AA.VV. La figura e l'opera di Don Luigi Orione (1872-1940), o.c., p. 169-180.

10. Don Orione scrive a don Contardi: “Continuate ad imparare il francese con don Gil; e fate che i fanciulli abbiano scuola tutti”, Scritti 25, 107.

11. Il 30 dicembre ( Scritti 16,199) Don Orione scrive a don Sterpi: “Vedete se don Risi può lasciare andare don Gil a Cassano, così la Madonna non resta sola…”. Riscrive il giorno seguente, il 31 dicembre: “Dite a don Gil che parta per Cassano subito”; Scritti 16, 200 .

12. Lettera del 22.1.21927, APO.

13. Da lettera di don Antonio Melomo, nativo di Cassano Ionio, del 26.12.1927, APO.

14. Ritornando in Calabria, padre Riccardo si lasciò crescere ancora la barba, che Don Orione gli aveva chiesto di tagliarsi nel 1926 quando era a Roma, per presentarsi alla popolazione di Cassano come era stato conosciuto precedentemente.

15. Lettera del 5.1.1928, APO.

16. Se ne occupò, a difesa dei due religiosi, anche L'Osservatore Romano con vari articoli del 23 giugno, 14, 15, 16 e 21 luglio . Al termine della vicenda, il 24.7.1928, padre Gil volle manifestare la propria riconoscenza al Direttore de L'Osservatore Romano : “Io ringrazio Lei, Signor Direttore vivissimamente – scrisse padre Gil -, e con tutto il mio cuore per quel che ha fatto in favore della verità, in onore della classe sacerdotale e di questo povero sacerdote, che Gli sarà sempre riconoscentissimo” .

17. Relazione al Giudice istruttore di Castrovillari del 18.6.1928; in Scritti 74, 235, 185-187; 84, 253.

18. Scritti Orione 74, 186. Don Orione in altra circostanza scrisse: “Sono tanto sicuro innanzi a Dio dell'innocenza di padre Gil nei misfatti che gli si vogliono addebitare, quanto posso essere certo di non averli commessi io stesso”; Scritti 74, 236.

19. Summarium, doc. 20c, p.82. L'Osservatore Romano del 15 luglio denunciò duramente le responsabilità che avevano portato a montare “la sanguinosa offesa recata ad un innocente, ad un pio sacerdote”. “Responsabilità per chi operò con incoscienza incredibile l'arresto e ne lasciò propalare le fantastiche e pur orribili ragioni – scrive l'autorevole quotidiano della Santa Sede -; responsabilità per chi con leggerezza altrettanto inqualificabile, specialmente per aver obliato troppo presto il monito divulgò la notizia senza risparmiare né nome, né aggravanti, né tutto che suole, nella cronaca nera, abbondare per renderla più curiosa e impressionante; responsabilità per chi, contro tassative disposizioni superiori, contro, ripetiamo, l'esperienza già fatta circa le rettifiche cui costringe la precipitata pubblicità di certe notizie, ha permesso che esse si divulgassero. (…) Lo dimostra oggi la dichiarazione del magistrato: nemmeno gli indizi vi erano! Solo delle invenzioni!”.

20. Lettera del 15 luglio 1928, APO.

21. Don Francesco Donadio studiò con Don Orione al “ Paterno ” di Tortona e divenne sacerdote diocesano.

 

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