Pubblicato come "Introduzione" di Lo spirito di Don Orione, vol. 6, La speranza, Ed. Don Orione, Roma, p.69-72.
La virtù della SPERANZA
"Beato chi trova in Te, Signore, la sua forza e decide nel suo cuore il
santo viaggio" (Salmo 83); è il canto del credente in pellegrinaggio verso
Gerusalemme; è l'anelito di chi comprende che la vita è un itinerario
rischiarato dalla Parola di Dio e e reso possibile dalla sua Provvidenza. La
meta è la vita eterna, Dio.
La virtù teologale della speranza è una disposizione interiore che Dio,
per il dono dello Spirito Santo, ha messo nel nostro cuore e che coinvolge
soprattutto la volontà; per essa confidiamo con certezza di arrivare alla vita
eterna e di avere i mezzi necessari per giungervi, con l'aiuto divino. La
speranza apre il cristiano, naturalmente inclinato e fin ricurvo sulle cose
della terra, ad attendere con fiducioso desiderio la resurrezione, l'incontro
col Signore Gesù, la visione beatificante di Dio, la pienezza della vita
eterna.
La speranza porta anche alla confidenza di ottenere dal Padre tutti
quegli aiuti necessari per compiere il bene in questo mondo, per vivere
responsabilmente, e così meritare di raggiungere il destino eterno.
Secondo il giudizio della Chiesa, emesso al termine del processo di
canonizzazione, Don Orione ha praticato la virtù della speranza in modo
"eroico". Egli è un modello e un maestro della speranza.
Negli scritti, Don Orione "parla" della speranza, "insegna" la speranza, "esorta" alla speranza: sono però solo dei riflessi, luminosi e preziosi, della sua vita; infatti, egli ha soprattutto "vissuto" la
speranza. La lettura di qualche biografia permetterà di conoscere più in
profondità come Don Orione sia modello di speranza.
Don Orione ci aiuta a comprendere come la speranza cristiana sia la
fede in movimento verso la conquista del suo oggetto: Dio e, in Dio, la vita
eterna. Inoltre, Don Orione intreccia spontaneamente la speranza con la fede ed
anche con la carità, e così, ci fà capire che il movimento della speranza è
dato dalla carità.
Per Don Orione credere significa attesa certa, fiduciosa, di ciò che non
è ancora e che sarà, a motivo della promessa e della bontà di Dio. "Don Orione
aveva fisso dinanzi agli occhi la salvezza eterna, e adoperava tutti i mezzi per
conseguire quei beni";[ Testimonianza del Servo di Dio Frate Ave Maria. Ex processu, p.10.] Egli scriveva: "Noi dobbiamo essere fissati unicamente
in quello che riguarda l'amore e la gloria di Dio..." (n.1, 2).
Condizione e conseguenza del suo profondo atteggiamento di speranza era
il distacco da tutto, era la capacità di relativizzare i beni ed anche i mali
di questo mondo, vedendo "al di là" degli uni e degli altri l'unico, vero, sommo
ed eterno Bene (n.3, 4).
Don Orione indica quattro principali sorgenti della speranza: la Croce
di Cristo (n.5, 6, 7), esperienza della misericordia e del perdono vittorioso
di Dio; l'
Eucarestia, "annuncio e pegno della gloria futura" e "pane dei
viatori" (n.8); la illimitata fiducia nella Divina Provvidenza che ha nelle sue
mani l'avvenire dei suoi figli (n.9, 10, 11, 12), della Chiesa e della società
(n.13, 14); ed infine la materna assistenza di Maria, che conduce per mano, che
intercede, aiuta, incoraggia, rassicura nel viaggio della vita verso 'il
sospirato lido' (n.15, 16, 17).
Dalla speranza soprannaturale si sviluppava l'energia interiore di altri
atteggiamenti spirituali da Don Orione sempre vissuti e insegnati con calore e
profonda convinzione: l'audacia, l'intraprendenza di chi "tutto può in Colui che
mi da forza" (n.18, 19); il disinteresse dai beni, dai successi e anche dagli
insuccessi provvisori (n.20, 21); la forza di sacrificio, il dinamismo. Il
pensiero continuo del Paradiso lo portava a tutto valorizzare pur di far del
bene, di salvare le Anime, di contribuire ad "instaurare omnia in Christo"; di
conseguenza non un briciolo di tempo, non un dettaglio della vita quotidiana
era da lui ritenuto trascurabile (n.22, 23, 24).
La tensione al Regno di Dio era ordinaria in Don Orione tanto che un
testimone formulò questa osservazione: "stava con i piedi sulla terra, ma la sua
conversazione era continuamente in cielo".[ Testimonianza del Dott. R.Moretti. Ex processu, p.304] Don Orione parlava spesso del
Paradiso, con famigliarità, quasi da "esperto" (n. 25, 26, 27). Una suora
ricorda: "Ci parlava e ci faceva confidare nella misericordia del Signore che
ci avrebbe dato il suo Paradiso, e se anche talora ci incuteva un poco di
timore, ci lasciava poi sempre con la speranza del Paradiso e ci ripeteva la
frase di San Filippo: 'Un'ora di paradiso ci ripaga di tutto'".[ Testomonianza di Suor M. Stanislaa Bertolotti. Ex processu, p.267]
Anche il mistero della morte, con il turbamento per l'incertezza e per
il dolore che spesso l'accompagnano, è rischiarato dalla speranza cristiana
(n.28). Talora Don Orione traeva occasione dalla morte di qualche confratello
per esortare alla speranza e per spronare sulla via del bene (n.29).
La speranza cristiana, confidente e filiale sempre, è autentica quando è
accompagnata dalla responsabilità personale: Don Orione rifiutava sia le
dottrine "troppo severe" e sia quelle "troppo larghe" al riguardo del giudizio
di Dio e della salvezza finale dell'uomo, perché, in diverso modo, conducono
alla tiepidezza, al lassismo o alla disperazione, atteggiamenti contrari alla
speranza (n.30).
Le luci date dalla fede cristiana sulle realtà dell'inferno e del
purgatorio sono espressioni del grande mistero della grazia di Dio offerta alla
libertà dell'uomo. La realtà del purgatorio è un oggetto tipico della della fede
e della speranza cristiana: nel purgatorio le "anime vanno a farsi belle"
(Dante); il Signore misericordioso ha disposto che il fedele che arriva alla
morte non ancora puro nell'amore, possa riordinare il suoi pensieri, rettificare
i suoi affetti, ed essere riformato dalla luce della divina carità.
Quest'opera di purificazione richiede sofferenza e "le anime sante del
purgatorio" possono essere aiutate dalle preghiere di suffragio dei fedeli e
specialmente dalla celebrazione del Sacrificio eucaristico (n.31).
La grande devozione di Don Orione per le "anime del purgatorio" e per i
"nostri cari morti" era radicata nel dogma della "comunione dei santi": "la
morte non rompe ogni relazione tra noi e i trapassati. Noi con i nostri
suffragi possiamo visitare e consolare le anime loro, ed essi con le loro
preghiere possono intercedere per noi" (n.32).
La raccolta di testi sulla speranza si conclude con una lettera scritta
da Don Orione il mattino del 12 marzo 1940, giorno della sua morte; la sua
ultima lezione ad un'anima è stata proprio per animare alla speranza e alla
gioia nel seguire le vie di Dio (n.33).
I numeri tra parentesi tonde rimandano ai brani del libro del quale riportiamo l’INDICE.
INDICE
I. Fissati in Dio
II. Nel mare burrascoso della vita
III. Sperare con fede
IV. Speranza che fa vedere
V. Ave, Crux, spes unica!
VI. Gesù viene, l'avvenire è suo
VII. Cristo sempre risuscita
VIII. L'eucarestia "pignus futurae gloriae"
IX. Confidenza nel Signore, e avanti!
X. Tranquilli e contenti in Domino
XI. Spera tutto da Dio: egli ti ama
XII. Fiducia!
XIII. "Non siamo di quei catastrofici..."
XIV. Il caos sarà vinto dalla carità
XV. La Madonna ci condurrà per mano
XVI. Ave, maris stella!
XVII. Solchiamo il mare infido
XVIII. Cristiani di alte speranze
XIX. Intraprendenti e magnanimi
XX. Senza voltarsi indietro
XXI. Cercare Dio con cuore libero
XXII. Lavorare, faticare verso il Paradiso
XXIII. La speranza anima della missione
XXIV. Perché la vita non sia uno sbadiglio
XXV. Presto verrà il Paradiso
XXVI. La comunione dei Santi
XXVII. Il Paradiso... e il canto
XXVIII. Di fronte al mistero della morte
XXIX. Il "dies natalis" di un Confratello
XXX. Speranza e responsabilità della propria salvezza
XXXI. Pregare per le Anime del Purgatorio
XXXII. Quante grazie ci otterranno i cari morti!
XXXIII. Esortazione alla speranza e alla gioia
Vedi anche
la virtù della FEDE e
la virtù della CARITA'